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Quando la vita è scrittura: Primum Vivere Ricordando Pinuccia Corrias al “Pine Hope Festival”

Scritto da Segreteria il 17 Settembre 2025

All’interno del Pine Hope Festival di Pinerolo martedì 16 settembre si è tenuto l’incontro Pinuccia Corrias. Quando la vita è scrittura: Primum Vivere per ricordare la figura della docente, autrice e parte del Gruppo di Studio CLM, che non ha mai smesso di illuminare con il suo pensiero la politica delle donne.
Ad organizzare l’evento amiche appartenenti a diversi gruppi in relazione politica e spirituale, in rappresentanza dei quali sono intervenute Doranna Lupi, Daniela Coccolo e Monica Bernardoni. Ospite Daniela Finocchi.

Nella Sala del pensiero Anna e Elvio Fassone all’Oratorio di San Domenico, ecco quindi che si sono alternati gli interventi delle ospiti con diverse letture tratte dai testi dell’autrice. Sandra Morero ha curato Amen, Inshallah, Shalom pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemilaquattordici. Racconti di donne straniere in Italia (SEB27) e ‘Epilogo’ da Abbardente (Neos), mentre Carla Galetto – che ha anche moderato l’incontro – ha letto La bambina di Gaza con il vestitino rosa tratto da Pagine di pace. Pensieri, scritti, pratiche di donne (iacobellieditore), volume realizzato dal Gruppo di Studio CLM. Luisa Bruno si è invece fatta tramite del ricordo di Alessandra Deperini che non ha potuto partecipare. Ad arricchire e impreziosire la serata l’accompagnamento musicale di Alessia Civalleri, fisarmonicista e allieva di Pinuccia Corrias.

Emozioni, sorrisi, commozione hanno pervaso la sala dall’inizio alla fine, con presenti parenti e amici tra il pubblico. Dal racconto dei percorsi rivoluzionari nell’ambito della riscoperta e affermazione femminista nella religione con il Gruppo di donne per la ricerca teologica a quello nell’ambito scolastico dove fu docente amatissima, come hanno testimoniato le tante ex allieve presenti e riconoscenti.

«Una visionaria spinta dalla necessità di coinvolgere altre donne in un viaggio interiore verso nuovi orizzonti di libertà ed espressione di sé – ha ricordato Doranna Lupi – che cercava continuamente contesti relazionali, relazioni personali o gruppi di donne in cui ci fossero le condizioni materiali perché questo accadesse pur nella complessità e nell’imperfezione delle relazioni umane». Un ricordo vivo che ha lasciato “energia di legame”, la stessa energia che alcune hanno ritrovato nel condividere l’esperienza della Comunità di storia vivente in faccia al Monviso. Rileggere la Bibbia con sguardo sessuato, in quanto donne, affrontare figure quali le mistiche del XIII secolo Guglielma (i cui devoti credevano incarnazione dello Spirito Santo) e Maifreda (sua erede spirituale, definita “Papessa”, che predicava in suo nome, celebrava messa e officiava i sacramenti) – la cui eresia sosteneva la necessità del sesso femminile per la salvezza dell’umanità – era un’intuizione potente, ha sottolineato Lupi. «Era andare oltre la tradizione e l’ortodossia dei padri della Chiesa. Non in contrapposizione, ma “oltre”. Era possibile quindi avere come riferimenti madri simboliche, mistiche e maestre, e immaginare rappresentazioni simboliche del divino femminile».

Daniela Finocchi ha quindi letto il ricordo di Luisa Ricaldone che non ha potuto intervenire di persona all’incontro. Un testo che non ha mancato di sottolineare – tra le altre memorie – la capacità di Corrias di far emergere la verità storica attraverso la differenza sessuale: «Conoscevo Pinuccia per averla incontrata in alcune occasioni alla Società italiana delle Letterate a Roma o in altre città, dove la Società organizzava seminari; Pinuccia non la frequentò assiduamente, ma ogni volta devo dire che lasciava la sua impronta, forte, decisa, competente, sicura di sé e insieme aperta e generosa. Poi Torino, dove ci si incontrava a casa di Daniela in occasione delle riunioni del Gruppo di Studio di Lingua Madre, di cui anch’io ho fatto e faccio parte, sia a casa mia, per ragionare su modi alternativi (che definimmo “situati”) di leggere alcuni romanzi del Novecento molto noti e sui quali esisteva una critica ampia e sperimentata. A condurre il gruppetto che si riconosceva nel pensiero della differenza c’era un’altra donna di grande personalità e spessore, voglio dire Aida Ribero. Sono rammaricata di non avere registrato quei pomeriggi, la ricchezza e qualità di idee che via via ne scaturivano e che il volume Il simbolico in gioco. Letture situate di scrittrici del Novecento (Il Poligrafo) testimonia restituendone i risultati. Pinuccia lesse e interpretò La madre di Grazia Deledda e L’Agnese va a morire di Renata Viganò. Un’interpretazione che apre nuove prospettive e attiva il pensiero in direzioni fino ad allora non frequentate nell’ambito dell’analisi e della lettura critica di romanzi. Un libro che ogni appassionata di letteratura, ogni insegnante e studente dovrebbe conoscere, mi permetto di dire!».

È stato poi ricordato il premio che le fu assegnato come vincitrice della Sezione donne italiane della IX edizione CLM proprio col racconto Amen, Inshallah, Shalom e la sua partecipazione al Gruppo di Studio del progetto, cui aderì subito con generosità. Insieme a lei e alle altre partecipanti si ideò e realizzò il volume L’alterità che ci abita. Donne migranti e percorsi di cambiamento (SEB27) pubblicato in occasione dei dieci anni CLM. Lei – come richiamato da Daniela Finocchi – scrisse un testo che è pietra miliare nell’affrontare il tema della migrazione femminile in modo differente: Itinerari d’esilio, ancora attualissimo e davvero tuttora innovativo, esaminando i racconti delle autrici raccolti negli anni dimostrava come “i flussi migratori non esistono” ma esistono le persone «la “migranza” è altra cosa dall’immagine virtuale e falsa che ci restituiscono i media e la politica: una corona, un diadema, vita e luce ma anche abbandono e riposo. Un’analisi la sua che evidenziò in quei testi l’ordine simbolico della madre, l’importanza e il significato della relazione madre/figlia, la relazione, ma anche il linguaggio metonimico. Un testo davvero esplosivo».

Allo stesso modo partecipò nel corso degli anni agli incontri, alle riunioni anche se online, e alla realizzazione del volume dedicato ad Aida Ribero (nel frattempo mancata) Con forza e intelligenza (Il Poligrafo) dove visionò l’indice e la struttura e scrisse poi un bellissimo testo di ricordo che apre l’ultimo capitolo del libro.

Così negli anni, fino alla realizzazione del recente Pagine di pace. Pensieri, scritti, pratiche di donne dove partecipò con la solita verve, prima nell’ideare e costruire con il gruppo il cammino che si voleva percorrere, e quindi scrivendo il suo bellissimo testo La bambina di Gaza col vestitino rosa: uno scritto poetico e profondo, quasi un monologo teatrale. Che conclude con questa nota:

Lo so non è un testo accettabile, privo com’è di bibliografia di date di riferimenti oggettivi… è un’opera tarda direbbe Agamben; quando il tempo diventa Kairos e il presente e il passato e il futuro è solo un’occasione per stare con se stessi essendo però già molto oltre.

A Daniela Coccolo è andato, invece, il compito di ricordarla in qualità di insegnante, nel suo rapporto con le e gli allievi e con la scuola, senza dimenticare la sua “fama” di docente illuminata ma esigente che la precedeva all’ingresso in classe. Così Monica Bernardoni che ha spaziato dal brillio dell’esperienza di Pensieri in piazza al pensiero incarnato: «La carne viva che si fa parola bella. Primum vivere deinde scribere (ovvero della politica delle donne)». Perché con lei è stato possibile per tutte fare esperienza concreta dell’uso della figura di madre simbolica, una figura, come la stessa Corrias ha detto,

di scambio, utilizzata da donne tra le quali c’è una relazione che rende fruttuosa la disparità lasciando intatto il riconoscimento del di più dell’altra, senza che venga intaccata la libertà di chi fa questo riconoscimento, che a sua volta non avanza pretese sull’altra e si esprimerà nell’onorare quel di più.

Nella sua scrittura c’è vita, pensiero, testimonianza. L’attenzione e «la sua cura per il mondo, la casa, la scuola, la città, l’universo e – vista la sua fede – i cieli e la terra, è manifesta ed è testimoniata dal suo quotidiano» ha continuato Monica Bernardoni.
Pensatrice, attivista, femminista dalla scrittura coinvolgente che «chiama ad una presa di posizione attiva, perché la scrittura non è terapia, ma convoca la vita e non può prescinderne».

Nella sua ultima biografia scrisse di sé:

Ottanta anni e sono insegnante. Sì, ne ho avuto la conferma da poco. Una mia ex-alunna ha denunciato il marito che l’aveva minacciata con una pistola; al giudice che le chiedeva dove avesse trovato il coraggio, ha risposto: «Io ho avuto una docente che mi ha insegnato che una donna non deve mai accettare che qualcuno le manchi di rispetto». Mi pare che non serva scrivere “ex”.