Sguardi differenti Il CLM al festival Conversazioni sul futuro
Scritto da Segreteria il 22 Ottobre 2024
Cinque giorni, novanta appuntamenti, duecento ospiti: da mercoledì 16 a domenica 20 ottobre a Lecce si è tenuto Conversazioni sul futuro dove si è rinnovato l’ormai tradizionale appuntamento con il CLM e le vincitrici 2024.
Quest’anno la manifestazione è stata l’occasione non solo per anticipare l’antologia Lingua Madre Duemilaventiquattro, Edizioni SEB27, insieme alle autrici Maral Shams (primo premio con il racconto Capolinea – Iran) e Sayaka Miyamoto (Premio Speciale Slow Food – Terra Madre con il racconto La forza degli udon – Giappone), ma anche per presentare il volume Con forza e intelligenza. Aida Ribero (1935-2017), Il Poligrafo.
Il festival, promosso dal 2013 dall’associazione Diffondiamo idee di valore, con il coordinamento di Gabriella Morelli, in collaborazione con numerose realtà pubbliche e private – tra le quali anche il CLM, partner consolidato – racconta il contemporaneo nelle sue innumerevoli sfaccettature, offrendo occasioni di confronto con pluralità di argomenti, linguaggi e punti di vista.
L’XI edizione ha così offerto un articolato programma di presentazioni di libri, monologhi, spettacoli e concerti, proiezioni, attività dedicate alle scuole e alle famiglie per discutere di attivismo, clima, femminismo, economia e moltissimi altri temi di attualità. In particolare, quest’anno è stato privilegiato lo sguardo femminile al mondo, in cui ben si inserivano gli appuntamenti CLM.
Domenica 20 ottobre 2024 alle ore 12 ci si è ritrovati presso le Officine culturali Ergot in piazzetta Ignazio Falconieri per presentare il saggio dedicato alla figura di Aida Ribero, curato da Michela Marocco e Daniela Finocchi. Proprio quest’ultima, ideatrice e responsabile del CLM, è intervenuta in dialogo con Katia Lotteria, presidente della Casa delle Donne di Lecce. Un confronto ricco di spunti e appassionato che ha visto non solo esporre e commentare i contenuti del volume, ma anche soffermarsi sul significato del femminismo, le nuove proposte e istanze delle giovani, l’alterità che abita le donne.
«Il femminismo non è un partito politico – ha sottolineato Daniela Finocchi – al suo interno sono sempre convissute posizioni diverse fra loro e l’intersezionalità è sempre stata praticata. Non a caso Piera Zumaglino intitolò il suo libro Femminismi a Torino, proprio per sottolineare questa pluralità di posizioni. Nonostante questo, ha sempre prevalso la politica delle relazioni, dell’interdipendenza, dell’accettazione dell’altra da sé. Inasprire il confronto su posizioni contrapposte e rigide che non possono dialogare fra loro non appartiene alla politica delle donne ma a quella dei maschi». L’incontro è quindi continuato con gli approfondimenti di Katia Lotteria, a rappresentare una Casa delle Donne, com’è quella di Lecce, straordinariamente attiva e ricca della presenza di tante giovani, molte della quali erano presenti e hanno partecipato alla discussione. Purtroppo, il femminismo non è stato recepito nell’ambito dell’istruzione scolastica e la voce delle donne – che avrebbe offerto ai e alle giovani visioni e prospettive altre – continua a latitare nei programmi di studio, hanno commentato.
Non è facile – ha concluso Finocchi, riprendendo i testi di Aida Ribero – destrutturare il sistema patriarcale, nonostante la crisi da cui è colpito ormai da tempo, e contemporaneamente scardinare l’impianto concettuale della politica dei diritti e della rappresentanza su cui si fondano le democrazie occidentali, figlie dirette della Rivoluzione francese. Esse sono nate politicamente sull’eguaglianza dei diritti, quindi sull’inesistenza della differenza e delle differenze, che rappresentano al contrario una ricchezza. Il femminismo invece non è solo portatore di un’istanza di uguaglianza fra uomini e donne (di diritti, di opportunità, e così via) ma anche e soprattutto un’affermazione di differenza femminile dai valori maschili dominanti, nel privato e nel pubblico, e «richiede quindi una reinvenzione del patto sociale. Qui sta la matrice sovversiva che si tenta continuamente di ridurre. La spinta rivoluzionaria del femminismo che va tenuta viva, forse riscoperta».
Sempre domenica, alle ore 17, ci si è quindi incontrate con il pubblico nell’incantevole sede della Biblioteca civica Ognibene, in viale Michele di Pietro 17, per il secondo appuntamento dal titolo Lo sguardo differente. Racconti di donne non più straniere in Italia. Il dialogo si è snodato, in un significativo ed articolato percorso, insieme alle vincitrici del XIX CLM Maral Shams e Sayaka Miyamoto, a Daniela Finocchi e alla giornalista Giorgia Salicandro, che ha moderato l’incontro. Sono state affrontate le tematiche dei racconti delle autrici che si permettono di essere provvisorie, decidendo di stare nell’oggi senza troppi proclami e propositi. La forza motrice – è stato sottolineato – può essere rappresentata da un incontro, dalla lingua, ma anche dall’uso dell’ironia o dal cibo. Un dialogo vivace che ha coinvolto il pubblico, tra letture dei brani tratti dai rispettivi racconti delle autrici presenti, commenti, approfondimenti.
Quale possa essere il significato, il valore dell’identità, il senso della ricerca di equilibrio lo ha approfondito con intelligenza – e non senza ironia – Maral Shams. «Quando mi chiedevano se mi sentissi più iraniana o più italiana non sapevo cosa rispondere e la domanda mi interrogava e infastidiva – ha detto – adesso ho smesso di chiedermelo. Ciò che rimane nella mia mente non è la domanda “da dove vieni?” ma quella che mi fece chi diventò poi una grande amica e cioè “quanto rimani?”. Un cambio di prospettiva. “Dove va questo treno?” non può più essere la mia domanda. Come ho scritto nel mio racconto, ho avuto bisogno di prendere il mio posto, trovare la mia mappa, definire una nuova geografia. Ho voluto prendermi per mano e trovare una vita da abitare».
Non meno intenso l’intervento di Sayaka Miyamoto, che non ha esitato nello scherzare sul fatto di aver deciso di rimanere in Italia per via delle pesche gialle. «Non ho detto a molte persone che sono finita a vivere qui a causa di questa frutta, perché potrebbero pensare che sono un’idiota. Certo c’erano molte altre ragioni, ma anche quel motivo ha contato parecchio. La frutta e le verdure fresche mi hanno incoraggiata a restare, stagione dopo stagione». Ha quindi spiegato la sua passione nei confronti della cultura gastronomica che l’aveva condotta nella penisola e poi lo studio e l’approfondimento che l’ha portata a diventare un’apprezzata chef. Ma non solo. I suoi interventi hanno confermato come, per quanto riguarda le donne, nei sentieri tortuosi dei percorsi migratori si inneschino quelle “strategie di libertà” che portano poi al cambiamento. «Nonostante ci sia ancora molto da fare per arrivare alla liberazione della donna, e per arrivare anche solo alla vera parità – ha sottolineato – vivere in Italia mi ha resa consapevole della mia identità, autenticità e forza. E mi ha reso una donna libera. Il Giappone, infatti, riconosciuto patria di un’economia avanzata e volta al progresso, è in realtà uno stato profondamente sessista, le donne subiscono forti discriminazioni sul lavoro, nella vita pubblica e in quella privata. Basti pensare che continuano a chiamare ancora il proprio marito “padrone”!».
La presentazione ha suscitato grande interesse e domande da parte del pubblico, che si è intrattenuto poi con le autrici ben oltre il termine dell’incontro e il firmacopie, animando il giardino della biblioteca sino a sera inoltrata.
Alcune foto del primo incontro.
Di seguito gli scatti del fotografo Marco De Luca.
Queste le foto del secondo appuntamento.
Ecco invece gli scatti del fotografo Raffaello Sgrò.