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  • Il gabbiano e la tartaruga Sole

    18Set
    Categoria: Le autrici di Lingua Madre, Le autrici raccontano, Le donne scrivono Commenti disabilitati su Il gabbiano e la tartaruga Sole

    Il gabbiano e la tartaruga Sole
    di Vilma Morillo Leòn, autrice del Concorso Lingua Madre

    Il gabbiano guardava con curiosità e sorpresa questa strana creatura. Non credeva a suoi occhi nel vedere che dal quel nido abbandonato non ci fosse uno della sua specie, un piccolo gabbiano, ma una piccola tartaruga di colore giallo e arancio.
    – Tu che razza di tartaruga sei?! Da dove vieni?!
    – I miei genitori sono di un Paese lontano ed io non so come sono arrivata fin qui. Dove sono? Tu chi sei?
    – Sei in una spiaggia della Liguria, in Italia. Io sono un vecchio gabbiano… Sai che sei una tartaruga che mi fa ricordare il sole dell’alba?
    – Allora io sarò come il sole per te!
    – Ahahahah sei graziosa e anche un po’ presuntuosa… Un tempo scrivevo tanta poesia sai… Ma ho smesso tanto tempo fa…vuoi sentire una mia poesia?
    – Sì, con piacere

    Il gabbiano recitò la sua poesia favorita e la tartaruga lo ascoltò con molta attenzione sentendo nel suo cuore il bisogno di chiedergli qualcosa.

    – Ti piace la mia poesia?
    – Si moltissimo.  La tua vita travagliata da gabbiano, ti ha inspirato a scrivere questa poesia sul faro, un rifugio sicuro e pieno di luce, un luogo d’amare perché è forte, che sfida le forze della natura nel buio della notte o della vita.
    – Ma che brava! Vuoi sentire un’altra della mie poesie?
    – Si, con piacere!

    Il gabbiano recitò un’altra poesia ma questa volta con tremore guardando l’orizzonte.

    – Sai questa poesia è molto triste. Credo che queste due poesie siano belle e dicano molto di te.
    – Vedo che sei una tartaruga che ascolta con il cuore!
    – Credo di si…sai che anch’io ho scritto una poesia? Breve ma simile alla tua
    – Non ci credo! Tu una piccola tartaruga di terra! e poi quando l’hai scritta?
    – Non sono una tartaruga di terra! Sono una tartaruga marina e l’ho scritta nel tempo che ero nell’uovo
    – Molto interessante! Mia bella tartarughina marina
    – MIA tartarughina?!… Quanta confidenza… cos’è? vorresti adottarmi? Se lo fai, mi dovrai dare riparo nel tuo faro e aiutarmi nel momento del bisogno sai? Ho un miscuglio di sensazioni dentro di me… penso che sarai tu il mio faro, la mia luce e penso anche che io sarò il tuo faro e la tua luce…Ma dimmi caro poeta: cosa il dolce vento ti sussurra mentre sei in volo?
    – OH! Sei strana ma anche una poetessa curiosa e intelligente! Vorrei che tu fossi al mio fianco e ascoltassi le mie vecchie poesie.
    – Ahahahah sì volentieri, ma sarei anche felice di vederti scrivere poesie nuove.
    – Perché?!
    – Perché le poesie nuove per me sono come i germogli di foglie e fiori che nascono e io adoro la rinascita e anche la primavera ma non l’autunno.
    – Mia tartarughina ma tu sei la primavera… però io sono autunno. Siamo differenti in molte cose.
    – Direi che sono l’estate… siamo differenti ma allo stesso siamo simili. Siamo due animali marini. Tu voli sopra il mare ed io nuoto dentro,  entrambi amiamo tanto il mare e la poesia.  Caro poeta, posso dirti che già ti voglio bene e se ti va, possiamo condividere tanti momenti insieme. Anzi se mi è possibile, sarò al tuo fianco nei momenti migliori e i momenti peggiori… come vorrei che facessi tu nei miei confronti.

    Per un lungo periodo il gabbiano e la tartaruga Sole si trovarono frequentemente, crescendo in cultura e poesia dentro i loro fari. Finché un giorno, il gabbiano volle fare un’avventura ricordando quando era giovane, e volò lontano dal mare, verso la città.  Ma un lungo temporale e una forte bufera caddero sul gabbiano poeta e finì purtroppo per battere contro un campanile. Una suora trovò il gabbiano, triste e con un’ala rotta. Lei si ricordò che il suo dovere non era solo di aiutare le persone ma anche gli animali. Lo curò con cura, ingessando la sua ala.
    Una sera il gabbiano riuscì finalmente ad inviare una lettera alla sua tartaruga Sole che però la rese molto triste, dicendole di non cercarlo e che era felice nel suo nuovo rifugio del convento.
    Passarono un paio di mesi e il vento amico portò un messaggio alla tartaruga Sole:
    << il gabbiano ogni tanto va alla finestra e mi parla e si lamenta che ti sei dimenticata di lui soprattutto nel periodo della convalescenza>>.
    – Oh mio dolce vento, digli che quando lui era nel momento peggiore, quando era al campanile con l’ala rotta, io ho fatto tutto il possibile per raggiungerlo. Non riuscendoci, ho parlato con il gatto del prete dicendogli di andare al convento e fare in modo di stargli vicino nel momento di depressione del poeta gabbiano e di non fargli commettere un atto tragico.
    In più quando riuscivo a vedere il gatto, gli chiedevo sempre sue notizie sentendomi dire che lui stava  migliorando e che era sempre accompagnato dalla suora per via della sua ala rotta, si sentiva bene e al sicuro nel convento… ma purtroppo non nel faro perché era lontano…

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