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Vite sospese. I flussi migratori non esistono SalTo22

Scritto da Segreteria il 22 Maggio 2022

Sabato 21 maggio 2022, si è svolto in Arena Piemonte l’incontro Vite sospese. I flussi migratori non esistono, organizzato nell’ambito del XXXIV Salone Internazionale del Libro di Torino a cura del Concorso Lingua Madre con la collaborazione della Fondazione Vera Nocentini. A dare il titolo all’evento il libro Vite sospese. Profughi, rifugiati e richiedenti asilo da Novecento a oggi, edito da Franco Angeli e primo volume della collana editoriale Le impronte curata della Fondazione Nocentini, volume che ospita anche il saggio Migranti: femminile plurale dedicato al CLM. Sono intervenute/i Marcella Filippa, Direttora della Fondazione Nocentini, Enrico Miletto, docente di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Torino, e Stefano Tallia, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. A condurre l’evento Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM.

Proprio Daniela Finocchi ha quindi aperto l’incontro, presentando il Concorso e la sua lunga attività sulla letteratura femminile di migrazione, sottolineando l’importanza di approfondimenti su questi temi soprattutto in un periodo storico come quello contemporaneo. “In Italia il 52% dei migranti è femmina, le donne di origine straniera sono, infatti, oltre 2 milioni e 600 mila e sempre di più migrano da sole e come capofamiglia” ha infatti spiegato Daniela Finocchi, proseguendo: “Una realtà questa che necessita di una lettura diversa da quella tradizionale, diversa da quella dell’analisi storica accademica classica, che possa mettere in luce quelle strategie di libertà, di cui scrive Cristina Borderias, che conducono al cambiamento, rovesciando l’ordine patriarcale”.

“La nuova collana da noi curata è stata chiamata Le impronte, perché sono queste sono leggere e allo stesso tempo lasciano il segno. Questo è già che vogliamo fare grazie a volumi che possano essere rappresentativi di un nuovo modo con cui guardare al Novecento” ha quindi spiegato Marcella Filippa, sottolineando poi come questi sguardi possano essere un punto di partenza per approfondire temi pregnanti come quelli dei rifugiati e delle loro “vite sospese”, sguardi che possono al contempo richiamare e far riflettere anche sulla drammatica situazione attuale che l’Europa sta attraversando, con il grande esodo del popolo ucraino. “La storia è un pozzo avvelenato, da cui però filtra anche l’acqua più limpida”, ha poi concluso Marcella Filippa, aggiungendo come “ogni percorso di migrazione porta con se una doppiezza: anche i percorsi di migrazione forzata possono infatti portare a grandi percorsi di affermazione e consapevolezza di se”.

È intervenuto poi Stefano Tallia, curatore del volume insieme a Enrico Miletto, che ha sottolineato come il volume si riproponga da un lato di “sfatare i tanti luoghi comuni che spesso raccontano la migrazione, mettendo anche in discussione la stessa narrazione giornalistica circa ciò che succede nel Mediterraneo ma anche nell’attuale trattazione della guerra in Ucraina. Spesso infatti la visuale con i fatti vengono raccontati risulta essere troppo limitata al proprio spazio geografico di riferimento”. Non solo, come ha spiegato sempre Stefano Tallia: “Il volume si propone di sondare le ragioni stesse della migrazione, partendo ad esempio dal racconto delle molteplici forme in cui questa possa manifestarsi, ragioni che possono essere economiche o ambientali, spesso interne al paese di partenza. Motivazioni che trovano poco spazio nella copertura giornalistica, troppo spesso più incentrata sul un tipo di migrazione emergenziale, una tipologia, tra l’altro, di difficile definizione”. Sempre Stefano Tallia ha poi individuato come sia importante, all’interno del racconto sulle migrazioni, raccontare storie felici di integrazione, storie di chi sia riuscito o riuscita a trovare un nuovo equilibrio attraverso, ad esempio, lo sport, veicolo importante di accoglienza, senza lingua, capace di abbattere le differenze.

Lo storico Enrico Miletto è poi intervenuto approfondendo come il Novecento sia stato il secolo delle migrazioni. “Profughi e rifugiati sono presenze che attraversano in maniera costante il nostro tempo e non solo. Il volume, diviso in quattro parti, si ripropone di indagare la storia delle migrazioni del Novecento e di riflettere anche sulla crescita proporzionale delle organizzazioni umanitarie che offrono accoglienza ai rifugiati non soltanto attraverso politiche assistenziali, ma con un’attenzione rivolta soprattutto all’istruzione, alla formazione e alla ricollocazione professionale”. Enrico Miletto ha ripercorso quindi le tante esperienze sussistenziali attive per i flussi migratori, occasioni preziose e necessarie per i tanti rifugiati a cui è necessario trasmettere come prima cosa un profondo rispetto del passato da loro vissuto e della memoria, aspetti che vengono accompagnati molto spesso da ferite psicologiche profonde, assecondando i desideri rispettivamente di ritorno o di rifiuto della terra che dolorosamente hanno dovuto lasciare.

Il numeroso pubblico presente, che ha seguito con partecipazione e vivo interesse gli interventi di relatrici e relatori, ha accompagnato con calorosi applausi la conclusione dell’evento.

Ecco tutte le foto dell’incontro, a cura di Ludovico Giacobbe e Michela Marocco.