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Raccontare, raccontarsi L'incontro Words4Link dedicato al CLM

Scritto da Segreteria il 03 Dicembre 2021

Giovedì 2 dicembre si è svolto online l’incontro dedicato al Concorso Lingua Madre Raccontare, raccontarsi. L’Italia delle giovani autrici di origine straniera nell’ambito del ciclo di eventi organizzato da Words4Link – scritture migranti per l’integrazione, una rassegna che vuole mettere al centro la voce degli autori e delle autrici con background migratorio in Italia, per valorizzarne la capacità di rinnovare il dibattito sulle migrazioni e contribuire così, allo stesso tempo, a riconoscerne a pieno il rilievo letterario e culturale. Hanno partecipato le autrici CLM Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, Natalia Marraffini e Luisa Zhou. A moderare Isabella Peretti, curatrice della collana sessismoerazzismo per Futura e parte della Casa Internazionale delle Donne.

Presente all’evento anche Maria Paola Nanni, del Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico, che ha illustrato il progetto Words4Link: «Si basa sull’idea di promuovere a tutto tondo quello che abbiamo definito il ruolo cardine di autrici e autori con background migratorio, intesi come facilitatori dei processi di confronto, interazione scambio, voci che, proprio a partire dalla specificità delle proprie esperienze, sono capaci di offrire un contributo di analisi non solo originale ma fondamentale per la comprensione della contemporaneità. Su quest’idea si sono avviate tante attività e collaborazioni come quella, molto preziosa, con il Concorso Lingua Madre, che poi sono confluite nei tre volumi della collana tematica».

Isabella Peretti è quindi entrata nel merito dell’incontro presentando le autrici CLM presenti, «donne con un forte desiderio di scrivere, in prima persona, e non farsi descrivere da qualcun’altra/o», invitandole ad approfondire temi quali l’identità, la condizione di donna migrante, la diversità, la scrittura, l’istruzione e la cittadinanza italiana.

La parola è quindi passata a Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez che ha esordito: «La mia identità è frammentata, a pezzi, ma senza connotazione negativa, è sentirsi completa e incompleta e questi pezzi si collegano in modi diversi, sia nel contesto italiano sia in quello straniero. Mille e una luna sono io, sono molte cose diverse, a volte mi perdo, mi confondo, è un infinito identitario che ho cercato di descrivere nel mio racconto e con cui cerco di convivere». Ha inoltre aggiunto l’autrice: «L’immagine del ponte mi affascina, collega due luoghi e per me questi simboleggiano la me del passato, che non sapeva come gestire questa doppia identità, e la me del presente. Per me percorrere questo ponte è stata una strada in salita, difficile, ma sento che ora sono andata oltre: adesso sono riuscita a realizzare che quello che sono e ciò che ho vissuto, con tutta la sofferenza e la fatica provate, mi ha dato una preziosa lezione di vita, senza tutto questo non sarei chi sono adesso, forse non sarei arrivata alla scrittura. Questa consapevolezza non sarebbe arrivata senza quell’ardua salita. Spero, una volta raggiunta la fine di questo ponte, di poter raccontare e diffondere non solo la mia storia, ma quella di mia nonna, delle donne della mia famiglia e di un Perù che deve essere visto nella sua interezza».

«Ho voluto proporre il tema dell’identità sia dal punto di vista di migrante sia da quello esistenziale, io sono riuscita ad avere coscienza del mio essere straniera anche grazie al confronto con i miei e le mie studenti adolescenti, che si trovavano in un momento della loro vita in cui erano stranieri a sé stessi e sé stesse» ha spiegato Natalia Marraffini, proseguendo: «In La straniera segreta volevo dare un doppio taglio, da un percorso di ricerca come donna migrante a un percorso che ci accomuna tutte e tutti come esseri umani. Credo di aver condensato in questo racconto i momenti salienti del mio percorso di donna migrante, un’identità che mi è sempre stata negata: in casa avevo una cultura che non mi veniva riconosciuta all’esterno. Un bagaglio culturale può diventare tale solo nel momento in cui ne prendiamo consapevolezza e questo è ciò che ha fatto per me il Concorso Lingua Madre. Un’altra consapevolezza che ho acquisito è legata al mio essere donna: secondo me c’è una sorta di maschilismo interiorizzato, inconsapevole, anche nelle donne che ci porta a metterci da parte. Bisogna uscire da quei ruoli, anche stereotipati, che sono stati imposti al femminile ma che oggi stiamo finalmente sdoganando».

«Negli anni ho capito di essere un ibrido. Non voglio limitarmi ad una sola definizione, voglio cercare di vedere le diverse sfumature nella mia stessa identità: stiamo creando una realtà nuova che prima non esisteva, e far emergere una sola possibilità a sfavore di un’altra è una grande perdita» è poi intervenuta Luisa Zhou, approfondendo «molto è cambiato dal 2015, anno in cui ho scritto (S)corri nelle mie vene. Sottopelle, ma il mio percorso di sicuro non è finito. Credo poi che il concetto stesso di linguaggio inclusivo non sia più sufficiente, che debba evolversi in qualcosa di più ampio, accettando le differenze in coesistenza. Sul passaporto ho ancora la cittadinanza cinese. Questo è un dettaglio che per me apre grandi domande esistenziali: a livello simbolico è difficile rinunciarci, sopratutto ipotizzando nel futuro un ritorno in Cina della mia famiglia, allo stesso tempo mi rendo conto quanti sia limitante avere una cittadinanza diversa da quella italiana in questo Paese».

Un dibattito vivace ed edificante che ha coinvolto anche il numeroso pubblico collegato da casa, che ha offerto molti e ulteriori spunti di riflessione e approfondimento grazie a domande e commenti.

È possibile rivedere la diretta sulle pagine Facebook del Concorso Lingua Madre e di Words4Link.