Appuntamenti

Cibo, donne e nuovi immaginari L'incontro CLM a Terra Madre 2021

Scritto da Segreteria il 21 Aprile 2021

Di cibo, di donne e soprattutto dell’immaginario artistico e letterario che esplora questo profondo e variegato legame si è parlato martedì 20 aprile 2021 nell’ambito di Terra Madre – Salone del Gusto con l’incontro Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari, a cura del Concorso Lingua Madre.

L’evento ha preso l’avvio dal volume omonimo, pubblicato da Iacobellieditore, frutto del lavoro del Gruppo di studio CLM, composto da docenti italiane e straniere per approfondire i temi legati alla migrazione femminile, un excursus sulla cucina narrativa delle donne, che evidenzia nuovi percorsi e rappresentazioni. Nel corso dell’incontro le relatrici hanno proposto “as-saggi” tematici: dalla letteratura all’arte, alle serie televisive, ai racconti di donne migranti che scrivono in italiano del Concorso Lingua Madre.

Sono intervenute Corina Ardelean, Premio Speciale Slow Food – Terra Madre al Concorso letterario nazionale Lingua Madre 2020, e Valeria Gennero, docente di Letteratura angloamericana all’Università di Bergamo, Betina Lilián Prenz, scrittrice, docente a contratto in varie università italiane, traduttrice multimediale per i Festival del Cinema, entrambe parte del Gruppo di Studio CLM. A moderare l’incontro Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, e Luisa Ricaldone, saggista e parte della Società Italiana delle Letterate, anche curatrici del volume Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari.

Abderrahmane Amajou, coordinatore tema migranti Slow Food, ha introdotto l’evento, accogliendo le e  i partecipanti nella casa virtuale di questa edizione di Terra Madre, unica nel suo genere: «Terra Madre è da sempre un evento straordinario che riesce a mettere in contatto persone di etnie, culture, religioni diverse. Questo anche attraverso la preziosa collaborazione con il Concorso Lingua Madre, perché della rete migranti sono parte fondamentale le donne, che lavorano, che contribuiscono al sistema paese. Attraverso le loro parole raccontano storie emozionanti, di migrazioni e immigrazioni. È un onore per noi premiare ogni anno il racconto maggiormente ispirato ai temi del cibo e della sua produzione».

«Quando si tratta di soggettività femminile il confine tra umano e animale, tra razionale e naturale, tra corpo e spirito, è assai labile. La dominazione della donna e della natura è collegata in molti sensi, storicamente, materialmente, culturalmente, e nella scrittura emergono modalità alternative che le donne adottano per vivere il e nel mondo, alla luce della gentilezza, come tracciato dall’etica femminista, auspicando al tempo stesso una nuova era, quella del Gynecene, teorizzato dalle artiste romene Alexandra Pirici e Raluca Voinea» ha esordito Daniela Finocchi, che ha presentato il Concorso Lingua Madre e i suoi sedici anni di lavoro sulla letteratura migrante femminile, un’attività che è andata a costituire, negli anni, un vero e proprio patrimonio di storie, testimonianze, emozioni. «La conoscenza della natura, delle pratiche di cura e nutrimento, appartiene alle donne e ha aiutato il genere umano a sostenersi. Attraverso il cibo passano non solo gli elementi nutritivi necessari alla sopravvivenza ma anche ricordi, dissidi, emozioni. Il cibo è un linguaggio e può essere più potente di ogni parola mai proferita».

Facendo seguito a queste suggestioni, la parola è passata a Corina Ardelean, autrice CLM che nel suo racconto L’altra forma dell’amore – vincitore del Premio Speciale Slow Food – Terra Madre 2020 – racconta uno spaccato di vita quotidiana, fatto di odori, immagini e sensazioni, in cui le dettagliate descrizioni dei piatti, così come della loro preparazione, rievocano l’intimità della cucina e delle relazioni familiari che da essa derivano. «Mi sono resa conto che il cibo, anche in maniera inconscia, è sempre presente in ciò che scrivo. È un aspetto che scandisce e caratterizza ogni parte della mia vita, come credo quella di tutti, basti pensare al rapporto con la mamma e al suo “hai fame?”. Il cibo è davvero una forma di comunicazione molto più profonda di quanto non pensiamo, un promemoria di quando ci accade, che si attiva attraverso i profumi e i sapori ed è capace di riportarci indietro nel tempo, sulla scia del ricordo».

È quindi intervenuta Luisa Ricaldone, che ha introdotto il libro Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari e le autrici Valeria Gennero e Betina Lilián Prenz, i contributi delle quali sono contenuti nel volume. «La storia, la sociologia, l’etnologia hanno sinora giocato un ruolo chiave nel descrivere il rapporto tra le donne e il cibo, trascurando, o mettendo in secondo piano, l’immaginario artistico e letterario», ha spiegato Luisa Ricaldone, proseguendo «In questo volume viene quindi presentata la novità di un approccio che evidenzia nuovi percorsi e nuove rappresentazioni, disegnando una mappa significativa delle trasformazioni della soggettività e del pensiero delle donne nella nostra contemporaneità. Dall’ambiente domestico all’ecologia, nelle scritture delle donne il cibo assume, infatti, una valenza che è segnale di qualcosa di nuovo. I saggi e i racconti contenuti in questo libro e provenienti da diversi discipline esplorano questo cambiamento, che segna il passaggio da una visione sostanzialmente patriarcale della cosiddetta vocazione delle donne per la cucina a una modalità che imprime la traccia di un ordine simbolico altro».

Valeria Gennero ha quindi approfondito gli argomenti e i temi contenuti nel suo saggio, dal titolo Cibo e identità nella serie tv Orange is the new black. «La serie tv, andata in onda dal 2013 al 2019 tocca con grande abilità alcuni fra i temi più controversi e delicati legati al sistema carcerario negli Stati Uniti. Nel mettere in scena la vita delle carcerate, viene data particolare rilevanza al rapporto di queste ultime con il cibo e soprattutto con lo spazio della cucina, un luogo nevralgico per le attività , lecite e illecite, del penitenziario in cui vengono in luce le dinamiche identitarie che si possono definire neotribali, inserite in un contesto multietnico e multilinguistico».

«Per la scrittura del mio saggio-racconto è stata fondamentale l’attività di traduttrice multimediale che svolgo per diversi festival cinematografici» – ha specificato Betina Lilián Prenz – «Un lavoro che mi ha dato accesso a tantissime pellicole diverse, provenienti da tutto il mondo. In questi film mi sono presto resa conto della centralità del cibo e della cucina, anche quando questi non erano i temi principali della storia. In questi film c’è sempre l’idea che il cibo crei una relazione fra le persone, legame che è cura per l’altra/o, e al centro di tutto questo c’è la figura della donna come portatrice di nutrimento e quindi di questa cura. Il mio contributo si intitola Filles du feu, figlie del fuoco, ed è tratto da una di queste pellicole: volevo riportare l’attenzione non solo sul legame femminile con il fuoco della cucina ma anche riportare le donne “in prima linea” (il fuoco del titolo è infatti quello della guerra) nella narrazione sul cibo».

L’incontro è stato ampiamente seguito, non solo nella diretta Zoom ma anche attraverso il live streaming su YouTube. Le numerose domande, che hanno affollato la chat a conclusione dell’evento, hanno dato un’ulteriore occasione per approfondire alcuni aspetti dei temi trattati, instaurando un dialogo vivace e costruttivo, nonostante la distanza virtuale fra relatrici e partecipanti.

Qui è possibile rivedere l’incontro:

 

Qui la photogallery dell’evento: