Gruppo di studio CLM

Donne e cibo fra ecofemminismo e arte "Generi alimentari" presentato a Feminism4

Scritto da Segreteria il 18 Giugno 2021

Giovedì 17 giugno il volume Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari (Iacobellieditore) è stato presentato online a Feminism, la fiera dell’editoria delle donne di Roma, giunta alla sua quarta edizione.

Nato dal lavoro del Gruppo di studio del Concorso Lingua Madre – composto da docenti italiane e straniere per approfondire i temi legati alla migrazione femminile, Generi alimentari costituisce un excursus sulla cucina narrativa delle donne, che evidenzia nuovi percorsi e rappresentazioni. Una serie di “as-saggi” tematici: dalla letteratura all’arte, alle serie televisive, ai racconti di donne migranti che scrivono in italiano del Concorso Lingua Madre.

Sono intervenute all’incontro le curatrici del volume Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, e Luisa Ricaldone, saggista e parte della Società Italiana delle Letterate, insieme alle autrici Cristina Giudice, docente di Storia dell’arte all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Società Italiana delle Letterate e parte del Gruppo di studio CLM, e Claudiléia Lemes Dias, scrittrice, blogger, mediatrice culturale, vincitrice del Primo Premio III edizione CLM. A presentare l’incontro Maria Palazzesi, della Casa Internazionale delle Donne di Roma.

Daniela Finocchi e Luisa Ricaldone hanno aperto l’incontro presentando il Concorso Lingua Madre e il lavoro del Gruppo di studio CLM, che ha portato alla realizzazione del volume e approfondendone l’approccio, studiato per evidenziare nuovi percorsi e rappresentazioni, per disegnare una mappa significativa delle trasformazioni della soggettività e del pensiero delle donne nella nostra contemporaneità.

La parola è quindi passata a Claudiléia Lemes Dias che si è soffermata su Mille soli sopra la mia testa, racconto originale composto per il volume, che prende l’avvio da una peculiare esperienza personale. «La possibilità di partecipare a questo volume mi ha aperto un mondo. Mi ha spinto a confrontarmi con il mio vissuto legato al cibo, che per me è legato più alla natura, ad alberi come il mango o la guava, piuttosto che ad un’idea di cucina familiare, amorevole: nella mia infanzia ci nutrivamo di ciò che trovavamo. I miei ricordi dell’epoca, in un Brasile sull’orlo del precipizio, più che al cibo sono legati alla fame», ha spiegato l’autrice, per poi proseguire: «La memoria di una cucina preparata con amore mi viene da mia nonna, che ci cucinava le cose più disparate, come la carne di coccodrillo. Bisogna sfatare il mito che i brasiliani mangiano tanto manzo: lo producono, lo lavorano, ma è un tipo di carne che viene esportato, riservato ai ricchi. Il mio racconto prende l’avvio invece proprio dal mango, che da noi veniva disprezzato perché molto comune: ora rimpiango questo frutto della mia infanzia, le cui varietà si sono drasticamente ridotte, estinguendosi».

La parola è quindi passata a Cristina Giudice che ha invece approfondito il suo saggio The Dinner Party: intersezioni nutrienti tra femminismi, veganismo e gioia di stare al mondo, partendo dal presupposto che il mangiare è un atto di assoluta sovranità sul cibo, un atto distruttivo, partendo dalla constatazione che in una società patriarcale e carnivora lo stato di soggetto è negato sia alle donne sia agli animali. «Sono partita dal testo di Carol Adams Carne da macello (Vanda edizioni), che rifletteva già nel 1989 sulla intersezione fra femminismo e veganesimo, rendendosi conto che la lotta contro la violenza sui corpi si deve necessariamente applicare anche all’ambiente, alla natura, agli animali – ha esordito Cristina Giudice – Il nostro consumo di carne non è legato a un corpo vivo e questo ha sempre aiutato a giustificare la violenza contro gli animali. Il cosiddetto concetto di “referente assente”. E questo è lo stesso meccanismo che viene applicato nei confronti delle donne. In riferimento a questo testo si sono organizzate negli anni tantissime esposizioni di artiste che hanno prodotto opere, fotografie, installazioni a commento del tema, come ad esempio l’elaborazione di Judy Chicago, monumentale opera che dà il titolo al saggio.»

Un evento ricco si spunti di riflessione, arricchito anche dalle domande conclusive del pubblico: un’ulteriore occasione per approfondire il vasto tema trattato.

È possibile rivedere l’incontro qui.