Le autrici di Lingua Madre

Donne che cucinano la vita La sceneggiatura dello spettacolo teatrale tratto dai racconti CLM

Scritto da Segreteria il 12 Novembre 2012

In occasione della presentazione del volume Lingua Madre Duemiladodici, è stata consegnata a Cristina Perrot – Presidente dello Zonta Club Torino II – dalla regista Laura Malaterra, la sceneggiatura del nuovo spettacolo teatrale tratto dai racconti del Concorso e realizzata grazie al contributo del Club torinese. Ecco a voi un “assaggio” di Donne che cucinano la vita.

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DONNE CHE CUCINANO LA VITA

 SPETTACOLO TEATRALE LIBERAMENTE TRATTO DAI RACCONTI DEL CONCORSO LINGUA MADRE

 
SCHEDA

Tre donne s’incontrano ed iniziano a raccontare ognuna la propria storia, contemporaneamente.
Un bisbiglìo di parole e lingue diverse si intreccia, riempiendo il silenzio del teatro.
Poi, lentamente, si trasforma in una canzone che una donna intona, si affievoliscono le parole e il canto coinvolge tutte.
I racconti si amalgamano con la farina per impastare il pane e il profumo del caffè bollente… “Vsjò o kòfe?” chiede Tetyana interrompendo la sua narrazione…
Sarà un’auto sgangherata o lo sferragliare di un tram a fare da sottofondo al dialogo tra donne, il viaggio sarà breve ma quell’incontro le unirà, forse, per sempre.
Così lo spirito dei racconti del Concorso letterario nazionale Lingua Madre – si riversa, con le sue mille sfaccettature, nello spettacolo teatrale.
Daniela Finocchi e Laura Malaterra, nella stesura del testo e nella sua sceneggiatura, hanno distillato il cammino, difficile e appassionante, da un passato che era e che sempre riaffiora ad un futuro che talvolta è già raggiunto ma spesso è ancora da inventare.

Tralasciando gli aspetti drammatici dell’immigrazione, lo spettacolo intende presentare gli aspetti più emotivi, teneri e, a volte, anche divertenti delle storie di donne migranti.

Le attrici in scena – loro stesse straniere ed italiane – danno vita ad una vicenda che lega grandi e piccoli episodi di antiche memorie a una esistenza tutta da scoprire. Lo spettacolo è pensato per mostrare – senza dimenticare le difficoltà – le gioie e le speranze di un cammino che oggi vediamo in Italia, ma che ha riguardato, riguarda o riguarderà ogni Paese del mondo. Ogni posto può essere punto di partenza o di arrivo.

La rinascita ad una nuova vita passa per molteplici esperienze quotidiane, che possono sembrare scontate a chi in un Paese vive da sempre, ma che sono stravaganti e magari anche surreali per chi viene da una storia molto lontana e diversa. Sogni e insicurezze accompagnano un percorso nuovo e affascinante verso una vita che pian piano si rivela normale e familiare, ma anche strana, imprevista e imprevedibile; con le sue singolarità divertenti, le difficoltà inaspettate, le magnifiche insperate novità, le delusioni che fanno rimpiangere il passato.

Canti, danze, movenze, gesti, immagini e profumi costruiscono le storie che si fondono l’una con l’altra trasformando i pensieri di ogni donna in una narrazione coinvolgente ed emozionante, che avvicina  mondi e culture diverse in un cammino a volte doloroso ma non estraneo alla felicità e alla speranza.  Per scoprire che le donne da qualsiasi Paese provengano, a qualsiasi cultura appartengano hanno un modo assai simile di affrontare la vita e di viverne gli eventi.
Per questo le attrici in scena si scambiano vestiti e gioielli: le storie di ognuna, le gioie, i disagi, i rancori, ma soprattutto l’amore, la condivisione e la speranza sono racchiusi nell’animo dell’altra. Uguali dal Marocco al Brasile, dall’Ucraina all’Egitto, dall’Italia alla Cambogia.

L’importante è fermarsi a riflettere su ciò che queste donne ci hanno raccontato; capirle e ripensare le loro esperienze, cogliere il ricordo delle madri, vedere un’ipotesi per le nostre figlie e per i nostri figli, elaborare nuove immagini di convivenza che considerino veri valori la relazione, la cura, la dipendenza fra esseri umani.

Perché, come conclude Soledad, “sarebbe bello pensare a tutto il mondo come a un ambiente domestico di cui prendersi cura”.

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