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Il segreto nel nome Intervista alla vincitrice CLM Amal Oursana

Scritto da Segreteria il 09 Ottobre 2024

A maggio 2023 il racconto Fatna e Rahhal è stato il più votato dal pubblico e ha vinto così il Premio Speciale Giuria Popolare del XVIII CLM. A un anno di distanza l’autrice Amal Oursana ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, che sviluppa proprio la traccia del testo premiato e approfondisce la riflessione sulla famiglia dei protagonisti.

Il segreto nel nome è edito da Capovolte edizioni nella collana La Po’ Ra – anagramma di “parola” – che, come spiega la casa editrice, rappresenta «lo spazio in cui il nostro pensiero si distende e si fa cura, confronto e condivisione per chi ci legge. Come tre note di un pensiero musicale che si tramanda, che vive nel tempo e nello spazio di chi entra in armonia, camuffato in sillabe iniziali di tre assi: LAtitudini delle storie che si intrecciano, “la POesia non è un lusso” e RAccontarsi come pratica di autodeterminazione».

È proprio ciò che avviene anche al romanzo di Amal Oursana: perché, «scritto con una prosa asciutta e melodiosa, Il segreto nel nome è una storia sulla scoperta di sé e delle proprie genealogie culturali e familiari, sulla difficoltà di crescere a cavallo tra due mondi e sulla bellezza di riscoprire la propria eredità senza rinunciare a ciò che ci si è conquistate».

Ecco come l’autrice spiega il collegamento tra il romanzo e il racconto, che si può rileggere sul sito del Concorso e nell’antologia Lingua Madre Duemilaventitré. Racconti di donne non più straniere in Italia (Edizioni Seb27).

Il racconto Fatna e Rahhal con cui ha vinto il premio speciale della scorsa edizione conteneva già in nuce il romanzo? Come è nato questo passaggio?

In realtà è nato prima il romanzo da cui ho estrapolato il racconto. Volevo parlare dei miei genitori, in quanto persone straniere e della difficoltà dei figli, delle loro crisi di identità.

Qual è la differenza di atteggiamento e sentire tra il e la protagonista nella loro scelta migratoria?

Se ci riferiamo ai protagonisti del racconto, Fatna ha un atteggiamento più fatalistico con la vita e con le persone che incontra, mentre Rahhal è molto mentale e rimugina per buona parte della sua vita sulle scelte di famiglia.

Che ruolo ha il cognome, e più in generale la genealogia, nella storia di una famiglia islamica e non solo?

Nelle famiglie islamiche i cognomi hanno la stessa valenza in tutto il mondo, ma presso gli arabi c’era e ancora persiste l’usanza di chiamare la persona dicendo di chi è figlio, così resta viva la presenza degli antenati.

Come si può oggi continuare a scoprire o reinterpretare la propria spiritualità anche all’interno della società occidentale?

Oggi nella società occidentale è molto difficile coltivare la propria spiritualità. Il mio suggerimento è cercare di ascoltare dei maestri di qualunque corrente religiosa o spirituale. Continuare a farsi le domande esistenziali, essere curiosi.

Perché ha scelto di raccontare una storia che si interseca con la sua vicenda personale?

Perché solamente partendo da me potevo essere più vera. Questo romanzo nasce dopo la mia percezione di un vuoto nell’ambito della letteratura italiana contemporanea di una rappresentazione, di un racconto realistico di una famiglia che vive tra due culture o che almeno ci prova.

Qui la scheda completa del libro.