Le autrici di Lingua Madre

Lettera aperta di Elvira Dones al Presidente del Consiglio

Scritto da Segreteria il 02 Marzo 2010

Pubblichiamo, senza modifiche o aggiunte, la lettera aperta di Eliva Dones, scrittrice albanese, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in merito alla battuta del Cavaliere sulle  “belle  ragazze albanesi”. In  visita a Tirana, durante l´incontro con Berisha, il premier ha attaccato  gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all’Albania.
Poi  ha aggiunto: “Faremo eccezioni solo per chi porta  belle ragazze”.

Leggi inoltre l’incipit del racconto Fratello Sole, Sorella Luna di Alketa Kosova, vincitrice del primo premio della IV edizione del Concorso Lingua Madre che, come molti altri racconti che arrivano al Concorso, affronta proprio il tema della tratta e della prostituzione.

“Egregio  Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei  non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì  il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: “le  belle ragazze albanesi”. Mentre il premier del mio paese  d´origine, Sali Berisha, confermava l´impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti,  lei ha puntualizzato che “per chi porta belle ragazze possiamo fare  un´eccezione.”   Io quelle “belle ragazze” le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro  magnaccia, le ho seguite da   Garbagnate Milanese fino in Sicilia.
Mi  hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate,  strozzate, devastate.
A “Stella” i suoi padroni avevano  inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza  con un difetto:
rapita in Albania e trasportata in Italia, si  rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un  mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò  piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e  chissà quanti altri. E´ solo allora-   tre anni più tardi – che le incisero la  sua professione sulla pancia: così,
per gioco o per sfizio.
Ai  tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà  mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha  cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell´uomo, il  massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l´utero.

Sulle “belle ragazze” scrissi un  romanzo, pubblicato in Italia con il titolo “Sole bruciato” .  Anni più tardi  girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di  un´altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in  lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno  fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia  morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia.
Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E´una storia lunga, Presidente… Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l´avviso,  signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent´anni di difficile transizione l´Albania s’è inflitta molte sofferenze e molte  ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L´Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per  battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.”