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Banale storia di un immigrato diventato razzista

Scritto da Segreteria il 10 Maggio 2010

Continuiamo a pubblicare i racconti delle ragazze e dei ragazzi del Liceo Gobetti che hanno partecipato insieme alle loro insegnanti Cristina Bracchi e Patrizia Moretti ai laboratori  di narrazione e scrittura organizzati dal Concorso Lingua Madre.

Ecco il sesto racconto:

Banale storia di un immigrato diventato razzista
Di Edoardo Gentile
(Classe III C)

Lunga, stretta, grigia, fredda è la strada di Giacomo. La percorreva tutti i giorni per andare sul posto di lavoro. L’aveva percorsa tutta la vita per sfuggire dal Sud, per sfuggire dalla fame. Aveva lasciato tutto e tutti, parenti, amici e fidanzata. Aveva dimenticato tutto il 4 settembre, quando, sceso dalla sua Uno rossa del ‘68, con il fanalino rotto dal ‘72, capì di aver appena iniziato la salita. Le ruote erano un po’ sgonfie, il telaio graffiato, i raggi distrutti, il manubrio perfetto dava forza a tutto il meccanismo e la luce dinamo illuminava la salita, doveva però continuare a pedalare, altrimenti la luce si sarebbe spenta e Giacomo, caduto per il buio, avrebbe rotto anche il manubrio, smarrendo per sempre la diritta via.
Sceso dalla sua vecchia auto, chiamò il benzinaio che, dopo numerosi tentativi, capì lo strano linguaggio del meridionale. Così, con modi poco cordiali, come merita un meridionale, il benzinaio riempì la Fiat di oro nero. Giacomo aveva capito di essere diverso. Si era allontanato dalle sue radici per cambiare. La piantina era cresciuta, era diventata albero, ora l’albero era stato abbattuto, portato in segheria e pronto per diventare qualcos’altro. Come il mare sbatte sugli scogli e per superarli deve aspettare l’alta marea, così il diverso sbatte contro il nuovo e solo con il tempo potrà adattarsi, ricordandosi però, che il mare non può superare le montagne.
Il tempo era passato, molte volte l’inverno aveva lasciato spazio alla primavera. Giacomo non aveva fatto carriera, adesso serviva in una pompa di benzina.
Il 4 settembre, anniversario del suo arrivo al Nord, arrivò su una Skoda verdaccia un ragazzo sulla ventina che, con un italiano stentato, chiese a Giacomino il pieno. Era romeno. Il benzinaio, con modi assai sgarbati servì lo straniero, dimenticando di essere stato a sua volta cliente.
Giacomo era cambiato, era uno di loro, ci era riuscito. Era arrivato povero e ignorante; era diventato povero, ignorante, razzista.

Edoardo Gentile
Classe III C
Liceo Scientifico Gobetti