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Piccole autobiografie portatili Il Concorso Lingua Madre a SalTo 2018

Scritto da Segreteria il 11 Maggio 2018

Il progetto Piccole autobiografie portatili è nato come una sorta di inventario di cose semplici ma indispensabili, ideato per raccontare il viaggio e il percorso che le studenti straniere iscritte all’Accademia Albertina di Torino, 42 in totale, hanno compiuto per arrivare in Italia e il paese da cui sono partite, ma anche i loro desideri, le aspirazioni, i progetti di vita e artistici. Su questi oggetti – hanno spiegato le due curatrici Eleonora Sottili e Laura Valle – intervenute oggi nell’ambito del secondo appuntamento del Concorso Lingua Madre al XXXI Salone Internazionale del Libro di Torino – è stato condotto un lavoro di scrittura accurato con l’intento di sintetizzare la complessità della vita e dell’esperienza di migrazione in poche righe. Insieme a loro, sul palco, Sabina Darova, autrice del Concorso Lingua Madre e mediatrice culturale, per la presentazione del progetto Caffelatte che coinvolge le/gli studenti dell’IPSIA “Alberto Castigliano” di Asti. E ancora, Valentina Gallo (progect menager) e Violeta Donici (cantante) del collettivo musicale ASB-Artisti senza Barriere, nato a Torino e composto da rapper, dj, beatmaker, videomaker, uniti/e dall’obiettivo di abbattere i confini dell’intolleranza attraverso l’espressione artistica.

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Tra il pubblico erano presenti anche una rappresentanza delle allieve dell’Accademia Albertina e Soukaina Mziouid, studente coinvolta nel progetto Caffelatte e protagonista di un video che ha commosso il pubblico dell’Arena Piemonte, nel quale racconta il suo percorso di “emancipazione dal velo” e dalle imposizioni culturali e identitarie che tradizionalmente coinvolgono le donne dei paesi arabi e, più in generale, tutte le donne. La sua non è stata una rinuncia al velo islamico, ha affermato dopo aver preso parola sul palco, ma una presa di coscienza e un atto simbolico di rifiuto verso l’oppressione femminile. Grazie a questa scelta è cresciuta, ha potuto ampliare il proprio sguardo a 360° sul mondo e ha potuto conoscere se stessa. Lo raccontano bene le sue parole: “C’è una donna che si nasconde in ciascuna di noi, che spesso viene soffocata dall’ipocrisia, dei pregiudizi e degli stereotipi di tutte le società. Il velo non è un simbolo islamico per me ma indica la rete che ci avvolge e che ci toglie la libertà di essere. (….) La scuola mi ha permesso di aprire la mente. In me ci sono due donne apparentemente diverse ma con valori e aspirazioni che possono perfettamente convivere, una figura di donna alla quale sto arrivando attraverso un processo non sempre facile ma che mi fortifica. E questo percorso interiore, che mi ha portato a essere quello che sono, lo devo ai miei genitori che hanno intrapreso un viaggio alla ricerca di nuovi orizzonti”. E, con un chiaro messaggio di speranza, ha chiuso il suo intervento: “Rivendichiamo amiche italiane e straniere il valore della diversità, non come muro, ma come un ponte che abbracciando ci unisce e oltre quale possiamo sognare la società di domani”.
Sabina Darova ha così presentato il progetto Caffelatte, nato quattro anni fa all’interno di una scuola frequentata da molti studenti stranieri e dall’esigenza di questi studenti di dare risposte agli attentati terroristici di Parigi, attraverso l’incontro e il confronto reciproco, la conoscenza e la condivisione con le/gli altre/i del proprio percorso, valorizzando la ricchezza delle differenze e il dialogo. Da qui sono nati altri progetti, tra cui uno spettacolo-dibattito da diffondere dentro e fuori la scuola, e un laboratorio di sartoria con le donne profughe, attraverso il corso di moda che l’Istituto scolastico offre.
Anche per gli ASB-Artisti senza Barriere l’arte è strumento per abbattere i confini dell’intolleranza. Lo ha spiegato Valentina Gallo presentando il collettivo musicale, composto da artisti provenienti da diverse parti del mondo, nato dal basso e dalle questioni inerenti allo Ius Soli. L’idea di fondo è stata quella di utilizzare un genere che tradizionalmente non affronta tematiche sociali o morali, ad esempio il rap o la trap, per veicolare messaggi universalmente importanti per i/le giovani – indipendentemente dal loro essere o meno straniere/i – come l’importanza della salvaguardia ambientale o la pericolosità dell’abuso di stupefacenti. Alle sue parole, si è unita Violeta Donici, cantate del collettivo di origine moldava che ha tenuto a sottolineare quanto sia importante lavorare su stereotipi e pregiudizi e sulla retorica che spesso vi è nella narrazione e nel confronto con i/le migranti.
La parola è poi passata alle allieve dell’Accademia Albertina presenti al dibattito, alternatesi sul palco per dare una testimonianza diretta del loro percorso di migrazione e crescita personale e creativa.
L’incontro, dedicato all’arte come antidoto all’estraneità, si è concluso con una delle 5 domande – rivolta a tutte le relatrici ospiti – che in questi giorni stanno viaggiando da uno stand all’altro del Lingotto Fiere, e non solo: Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? Ognuna ha espresso il proprio personale punto di vista su questa questione, ma tutte hanno concordato sulla complementarietà e l’interdipendenza tra libertà e rivoluzione nell’espressione creativa.

Vi aspettiamo domani per un nuovo giorno di SalTO18!