Le autrici di Lingua Madre

Le biografie delle vincitrici XVII edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 04 Aprile 2022

BIOGRAFIE E MOTIVAZIONI PREMI VINCITRICI
XVII CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE LINGUA MADRE

Diana Paola Agámez Pájaro nasce in Venezuela nel 1979. È laureata alla facoltà di Linguistica e Letteratura dell’Università di Cartagena de Indias (Colombia), con un Master in Educazione interculturale presso l’UNED (Spagna). Partecipa a diversi festival con pubblicazioni letterarie in Colombia e Venezuela. Nel 2016 pubblica la raccolta di poesie El tiempo me deslíe como un caramelo e nel 2021 pubblica presso Anagrama la traduzione in spagnolo di Quello che stavamo cercando di Alessandro Baricco. Vive a Roma dal 2009 dove lavora come mediatrice interculturale e insegnante di spagnolo e italiano (L2). Dal 2017 partecipa come docente al corso di spagnolo dell’associazione Fe y alegría nel carcere di Rebibbia. Attualmente lavora alla stesura della sua seconda raccolta di poesie.
Con Il mio corpo: un posto felice ha vinto il Primo Premio della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «per aver ritratto il rapporto tra nonna e nipote attraverso il riconoscimento di una fisicità spontanea e senza tabù. La centralità dei corpi nudi su cui è costruito – quello cadente di una quasi centenaria e quello dell’autrice, giovane e sodo – impregna le brevi pagine di un flash della memoria. La presenza dominante di una fisicità decrepita, amata e coccolata, diventa protagonista. Emoziona l’immagine, così viva e sensibile, di un corpo vitale che fiorisce e custodisce tutto, come un abito benedetto. E allora l’accettazione radicale della metamorfosi fisica diventa trasgressione, significa andare incontro alla morte da vive».

Adelina Zărnescu nasce in Romania nel 1994, a quindici anni emigra in Italia per raggiungere parte della famiglia. Consegue la laurea in Mediazione interlinguistica all’Università di Genova. Dopo varie esperienze lavorative in Europa, attualmente studia per la laurea magistrale in Traduzione presso l’Università Babeș-Bolyai di Cluj-Napoca, viaggiando tra Romania e Italia e lavorando nell’ambito della traduzione. Nel 2020 ha partecipato al workshop di scrittura di Words4Link.
Con Un altro racconto di migrazione che la gente non avrà troppa voglia di leggere ha vinto il Secondo Premio della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «l’autrice, con acuta intelligenza, rinuncia a qualunque sentimentalismo per onorare i fatti con ironia, grazie a una scrittura che diventa potere di autodeterminarsi. Ben congegnato il gioco dei rinvii di pensiero fra lei, la madre e la nonna, come anche ben inserito e non banale il valore simbolico attribuito al cibo. Sotterraneo ma determinante il disagio di non trovarsi a casa propria da nessuna parte, motivo profondo e per lo più incancellabile che ogni migrante porta con sé».

Chiamaka Sandra Madu nasce in Nigeria nel 1997 e giunge in Italia bambina, insieme alla famiglia. Si laurea nel 2019 presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo in Lingue e Letterature Straniere con una tesi che indaga l’identità dinamica dei migranti. Vive a Milano dove studia presso l’Università Statale e svolge attività di mediatrice interculturale e traduttrice. Tra le esperienze lavorative, la collaborazione con uffici istituzionali e agenzie ONU. Coltiva da sempre la passione per la poesia, vincendo premi prestigiosi. Nel 2021 pubblica la sua prima raccolta Nidi vuoti (deComporre Edizioni), premio Un Ponte di Parole. Nel 2020, il suo racconto intitolato It-aliena, identità in bilico è stato selezionato e pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemilaventi. Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27).
Con Lame in libri ha vinto il Terzo Premio della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «per l’approccio, originale e diretto, al tema delle mutilazioni genitali. L’autrice usa una prosa efficace e spunti critici – lo studio può emancipare le donne e renderle forti – su un’Europa che non solo non sa accogliere, ma consente il perpetrarsi di usanze di violenza contro le donne. La difficoltà della tematica è affrontata con capacità allusiva in un dialogo realistico fra giovani donne. Esiste un altro modo di diventare donna, e partorire sogni trasformando lame in libri».

Barbara Pennisi nasce a Catania nel 1991. Nella sua esperienza cerca da sempre di andare oltre i confini culturali del proprio mondo. La laurea in Lingue e Culture europee è ancora oggi uno dei mezzi e dei percorsi da lei intrapresi e da cui prendono vita i suoi racconti. Fa parte del Centro di ricerca interuniversitario Polyphonie (Università di Catania e Università di Genova), tra i partner consolidati del Concorso “Lingua Madre” grazie alla collaborazione con la docente Beate Baumann (Università di Catania), fra le responsabili del progetto.
Con Noi ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «perché sfuma le differenze e mette in discussione i limiti della diversità stessa con il resoconto di un’amicizia tra donne di Paesi diversi che passa attraverso la condivisione del cibo e della comune esperienza di un’appartenenza molteplice. Il racconto illustra la fusione di un “noi” in cui è proprio nei gesti più banali di amicizia e affetto, nelle attenzioni delle nonne, nelle speranze delle mamme per figlie e figli, che non c’è distinzione culturale, che si annullano le differenze. Concetti impersonati da interessanti personagge caratterizzate da tratti somatici che le pongono sul confine, creando quel cortocircuito del pregiudizio basato solo sull’apparenza fisica».

Margarida De Oliveira Freitas nasce in Brasile nel 1968 dove vive fino al 1999, anno in cui si trasferisce in Italia, prima a Firenze, poi a Genova e Torino. In Italia si sposa e ha una bambina. Coltiva da sempre le sue passioni: la cucina, la fotografia e la scrittura. L’orgoglio delle sue origini mineire-brasiliane si mescola al presente italiano, arricchendo un patrimonio personale e interiore di culture e tradizioni differenti.
La sua fotografia Proiettarsi nel futuro con la propria esistenza ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «Il titolo di questa fotografia è di per sé un manifesto, e l’immagine ne è fedele riscontro iconografico: un grattacielo e un albero che svettano irrequieti, emblema di un futuro cui non possiamo sottrarci. Un futuro che è già presente, nel quale, suggerisce l’autrice, bisogna proiettarsi facendolo proprio. Viverlo fino in fondo, senza timori né paure, magari con la giusta presunzione di appartenergli, di esserne protagonista».

Mahnaz Hassanlou nasce a Tehran nel 1988. Suo padre lavora in campo edile e la passione che le trasmette la porta a laurearsi in Architettura. Nel 2015 si iscrive al Politecnico di Torino, dove consegue la laurea magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile. Attualmente collabora con uno studio di Architettura e Ingegneria di Torino, occupandosi di sicurezza in cantiere. Nei suoi racconti prende spunto dalle proprie esperienze personali e lavorative vissute, in particolare, nel laboratorio di pasticceria gestito dalla famiglia del suo compagno, per lei importante punto di riferimento nel corso di questi anni in Italia.
Con AlìGhiero, ha vinto il Premio Speciale Slow Food – Terra Madre della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «Il racconto porta dentro una storia di migrazione molto coinvolgente. Quando una persona lascia la propria terra, ha sempre quel sentimento di nostalgia e di mancanza verso alcuni usi, alcuni gusti, che si fonde con la mancanza dei propri cari. L’autrice è tuttavia riuscita a trovare casa e accoglienza nella cucina. Il racconto non solo parla dello spostamento di persone da un Paese ad un altro, ma fa riflettere anche sulle migrazioni interne. È bello constatare come il cibo sia stato l’elemento che ha portato al primo contatto tra due soggetti altrimenti lontani, cristallizzando un’amicizia che, in un gioco fra parole e arte, dà vita ad AlìGhiero, un nuovo dolce, unione di mondi ed esperienze gastronomiche».

Sofia Spennacchio nasce nel 2002 e abita a Torino con le sue sorelle, il padre italiano e la madre francese. Frequenta l’IIS Russell – Moro – Guarini di Torino. Nella sua famiglia vive tra le tradizioni di due culture diverse, appassionandosi così a tutto ciò che è esotico e lontano. Da sempre ama leggere e scrivere per dare forma ai suoi pensieri, per sognare nuove prospettive. Partecipa al suo primo concorso letterario alle scuole medie ottenendo il primo premio e decide di partecipare al Concorso “Lingua Madre” per dare voce a una delle tante vittime silenziose della nostra epoca.
Con Amsonie blu ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «Una storia che sa trasmettere urgenza e nostalgia, raccontando di una guerra subdola che colpisce i e le giovani e disperde i loro sogni. L’autrice si immedesima in ricordi e vissuti, porgendoli allo spettatore come i fiori preziosi del titolo e lo fa con l’armonia di parole efficaci, che suggeriscono immagini belle e crudeli al tempo stesso».

Sara Ben Brahim, nasce in Tunisia nel 1989 e all’età di cinque anni si trasferisce in Italia, in Puglia, dove vive tutt’ora. Dopo la maturità scientifica consegue la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere e la magistrale in Scienze dell’informazione editoriale pubblica e sociale presso l’Università degli Studi di Bari. Nel 2021 vince il Premio di narrativa Cittadini senza Confini. Lavora come addetta alla comunicazione istituzionale e interculturale di vari enti e organismi, è mediatrice interculturale e aspirante giornalista. Collabora con diverse testate, tra le quali il Daily Muslim, attualmente unico giornale dei musulmani d’Italia.
Con Fiorire al mondo ha vinto il Premio Speciale Giuria Popolare della XVII edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «Un racconto evocativo e intimistico che propone spunti critici a proposito della paura del diverso e di credenze errate. Un percorso a partire da un vissuto concreto, in cui nostalgia, tempo, relazioni prendono forma grazie a pochi tratti capaci di dare valore all’esperienza. Emerge il progetto morale di costruire ponti e di abbattere muri, facendo della migrazione un dato di consapevolezza e di forza propositiva, soggettiva e sociale».