Le biografie delle vincitrici XVI edizione del Concorso Lingua Madre
Scritto da Segreteria il 09 Aprile 2021
BIOGRAFIE E MOTIVAZIONI PREMI VINCITRICI
XVI CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE LINGUA MADRE
Natalia Marraffini è nata a Vimercate nel 1991 da madre argentina e padre di origini italiane. Dopo il liceo socio-psicopedagogico ha conseguito la laurea in Scienze Filosofiche presso l’Università degli Studi di Milano. Dal 2019 insegna alle scuole superiori e nel 2020 ha esordito con il libro Off-line. Zona Rossa per Porto Seguro Editore. Ha pubblicato racconti su diverse riviste letterarie e dal 2021 produce il suo podcast Confessioni di una millennial. Nei suoi scritti mette al centro il femminile, l’emancipazione, temi importanti quali violenze e abusi, senza dimenticare esperienze vissute in prima persona.
Con La straniera segreta, ha vinto il Primo Premio della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «Per lo sguardo positivo e attento sull’estraneità, la marginalità, la non appartenenza, il muoversi sui confini che segna un’esperienza autentica del mondo di oggi. Un racconto evocativo, a tratti analitico, che riesce a trasmettere il senso di smarrimento che può provare la figlia o il figlio di genitori migranti. Un racconto denso di consapevolezze, di sé in quanto donna e dunque dei propri desideri. Molto significativa la centralità della scuola, sia in quanto studente sia in quanto docente; la scoperta di essere “straniera segreta”, non diversamente dai ragazzi e dalle ragazze alle quali impartisce le lezioni l’io narrante, attribuisce all’istituzione quel valore e quella centralità la cui mancanza, in questi tempi di pandemia, è motivo di afflizione per tutte le giovani e i giovani. Perché la scuola non è solo luogo di apprendimento: è dagli sguardi delle e degli altri che proviene la conoscenza di sé, ed è dal rispecchiamento reciproco che impariamo il rispetto e l’autodeterminazione».
Lala Hu milanese di origini cinesi, è docente e ricercatrice di marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove insegna corsi di marketing a livello triennale, magistrale e master. È autrice del libro International Digital Marketing in China. Regional Characteristics and Global Challenges (Palgrave Macmillan) e ha contribuito al volume La Venezia che vorrei. Parole e pratiche per una città felice (Helvetia Editrice 2018) e Frattempi moderni (Il Margine 2021). Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro di narrativa, Semi di tè (People).
Con In cerca di una Heimat, ha vinto il Secondo Premio della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «Per il modo delicato di indagare uno dei temi più dolorosi dell’esperienza migratoria, la ricerca del proprio luogo di appartenenza. La casa segue le persone ovunque vadano, ma non può essere un luogo pienamente felice se resta solitario. Soltanto i legami veri, profondi, i sentimenti e le relazioni positive e ricche danno fondamenta, muri solidi e un tetto sull’esistenza. Il riscatto sociale ed emotivo dell’io narrante rivela un cambiamento, lento ma irreversibile. L’istruzione e la scuola sono valorizzate come luogo di pari opportunità in cui la protagonista ha potuto dare realizzazione al suo sogno di diventare insegnante e scrittrice. Il parallelismo del distanziamento che ha creato la pandemia da Covid-19 con l’esperienza migrante fanno del racconto una lettura attuale di sradicamento e lontananza dai propri cari».
Noreen Nasir nasce a Faisalabad, in Pakistan, nel 2002. Trascorre l’infanzia tra il Pakistan e l’Italia e solo nel 2011 si stabilisce definitivamente a Prato con il padre e le due sorelle. Attualmente frequenta il liceo classico e fa volontariato presso la Comunità di Sant’Egidio. La sua aspirazione più grande è di poter lavorare in campo giuridico, per contribuire a garantire gli stessi diritti e una vita dignitosa a tutte e tutti.
Con Questo è il tuo compito e posto ha vinto il Terzo Premio della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «Per la consapevolezza e il coraggio con cui traccia il percorso di emancipazione attraverso generazioni e culture diverse. Dimostrare che essere donna non è un limite è l’obiettivo esistenziale e civile in cui l’io narrante si impegna per sé e per le altre bambine e donne cui viene impedito di studiare e di realizzare le proprie aspirazioni. Il Pakistan (e la mentalità maschilista e patriarcale) viene raccontato sia come luogo geografico di origine sia come luogo culturale di immigrazione in Italia. Significativo che del desiderio di chi non c’è più – ma la cui forza di donna ancora agisce nel mondo dei suoi cari – si sia fatto tesoro e che questo porti verso la luce dell’istruzione, che è apertura della mente e permette uno svolgimento e un finale positivo».
Lorena Carbonara nasce in Puglia nel 1981. Oggi vive tra gli ulivi sulle colline della Bassa Murgia e lavora come ricercatrice all’Università della Calabria (Dipartimento di Studi Umanistici). Si occupa di culture di confine e migrazione ed è componente del gruppo di ricerca “S-Murare il Mediterraneo”. Appassionata di musica e di fotografia, è la voce del programma radiofonico VoxFem Italy, costola del progetto internazionale con base negli Stati Uniti VoxFem. Unearthing the female voice.
Con Ferma zitella, ha vinto il Premio Speciale Sezione Donne Italiane della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «Per la rappresentazione del pregiudizio, dell’ignoranza, della violenza contro le donne. Una storia che sa costruire un mondo con pochi tratti precisi, dove le immagini della campagna prendono forma con nitidezza e colori vivi. Una storia carica, drammatica, piena di un’umanità nascosta che rende vive molte piccole realtà italiane con uno stile senza tempo. Il profilo delle due protagoniste si delinea poco a poco, saldando un’amicizia femminile profonda tra soggettività profughe per motivi differenti. Racconto evocativo e significativo di una relazione fra donne che porta alla migliore comprensione del mondo ma non alla possibilità di cambiarlo. Man mano che ci si addentra nella vicenda, con un ritmo incalzante da taranta, ci si trova nello spazio familiare del dramma femminile di ogni tempo e di ogni luogo. Un racconto amaro ma anche di speranza. La speranza che la forza delle donne possa portare tutte e tutti ad essere trattati in modo dignitoso e umano».
Manijeh Moshtagh Khorasani nasce a Mashhad, in Iran, nel 1965 e vive in Italia da più di 25 anni. Fin da bambina ama scrivere brevi racconti e poesie. Arriva in Italia con il visto di studio per la Facoltà di Medicina e Chirurgia ma poi decide di fare della scrittura e della narrazione il suo principale impiego. Ora scrive sceneggiature per il cinema e la TV. Il suo racconto Lo sguardo oltre è stato selezionato per la pubblicazione nell’antologia Lingua Madre Duemilaventuno. Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27).
La sua fotografia, La donna e il campanile, ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, con la seguente motivazione: «Una fotografia evocativa che riassume la potenza del proprio messaggio in uno spazio sconfinato che pare aprirsi subito oltre l’obiettivo. Lo scatto sembra contenere un invito alla speranza nonostante tutto. In un momento come quello attuale che tutte e tutti stiamo vivendo con grande fatica e difficoltà, la fotografia invita a guardare oltre, a far viaggiare l’immaginazione per uscire, almeno per un attimo, dal confinamento cui siamo tutti e tutte costrette».
Elizabeta Miteva nasce nel 1980 a Vinica, in Macedonia. La scrittura è un interesse che coltiva fin dall’infanzia quando, bambina, adorava scrivere poesie. Oggi vive in provincia di Asti e si dedica ad un’altra sua passione, la cucina, che coltiva con entusiasmo e creatività. Il suo sogno, però, rimane quello di scrivere e riuscire a pubblicare un libro autobiografico.
Con La felicità è casa ha vinto il Premio Speciale Slow Food – Terra Madre della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «L’autrice ha saputo raccontare il dramma che vivono tante donne in seguito al ricongiungimento familiare. Non sempre si riesce a capire lo shock che si vive lasciando il proprio Paese per trovarsi in un altro, senza parlare bene la lingua e senza orientarsi tra i vari servizi. È un vuoto. Ci si perde. Come tante altre donne, anche l’autrice riesce a trovare una rinascita grazie alla sua determinazione e volontà di sentirsi parte della comunità. È proprio quel senso di comunità che dà valore alla sua esistenza. Tutto ciò avviene in un ambiente strettamente legato al cibo, un agriturismo dove, grazie alla relazione con un’altra donna, cambieranno le prospettive. “Ho iniziato ad amare l’Italia con lo stomaco” scrive l’autrice, condividendo la sua storia con semplicità ed emozione».
Rajae El Jamaoui nasce a Kelâat Es-Sraghna, in Marocco, nel 1993 e all’età di dodici anni si trasferisce a Torino dove vive tutt’ora. Lavora come mediatrice culturale e coltiva la passione per la traduzione cui vorrebbe dedicarsi in futuro. Laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa presso l’Università degli Studi di Torino, al momento segue un Master in Global Marketing e Comunicazione. Le piace leggere, scrivere, viaggiare e praticare hiking. Solo grazie alla scrittura riesce a esprimere le sue emozioni più profonde e arrivare alla consapevolezza di se stessa.
Con Aspettando la primavera ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: «Il racconto che meglio incarna la potenzialità di una trasposizione cinematografica, grazie ad una prosa accurata ed efficace nel descrivere drammaticamente la complessità emotiva della realtà attraverso i suoni e le visioni della vita quotidiana, costretta fra quattro mura. L’unica possibilità di relazione in tempo di pandemia è rappresentata da una finestra aperta da dove entrano compagne e compagni di viaggio, sorrisi, inquietudini, la primavera».
Vera Lúcia de Oliveira nasce nel 1958 in Brasile. Si laurea in Lettere all’Universidade Estadual Paulista, Brasile, e in Lingue e Letterature Straniere Moderne a Perugia. Dal 2008 è professoressa associata di Letteratura Portoghese e Brasiliana all’Università degli Studi di Perugia. Ha presto dato corpo e voce alla sua passione per la scrittura, pubblicando diversi volumi di poesia e saggistica in Italia e in Brasile. È traduttrice di poeti brasiliani e portoghesi, di cui ha anche curato volumi dedicati. Con La lettera ha vinto il Premio Speciale Giuria Popolare della XVI edizione del Concorso letterario nazionale “Lingua Madre” con la seguente motivazione: La lettera è un racconto di straordinaria capacità evocativa, ricco di sensibilità e delicatezza. Narra di sentimenti universali, facendosi carico di dubbi, nostalgia, distanza, elementi di vita e collanti fra generazioni distanti, per tempo e per spazio. Una madre scrive al figlio lontano: è la scrittura a colmare il vuoto e il silenzio di telefonate senza risposta, mentre piove dal tetto e le papaie maturano cadendo a terra. Tutto è minimo, sfumato, poetico nella rappresentazione di un amore materno per sottrazione. Il soggetto non è nuovo, ma – proprio come la lettera – eternamente ricomincia e non è mai concluso una volta per tutte.