Le autrici di Lingua Madre

Gli incipit dei racconti vincitori XV edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 09 Aprile 2020

GLI INCIPIT DEI RACCONTI VINCITORI
XV CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE LINGUA MADRE

Ogni volta che guardo la luna mi vengono in mente le parole di mia nonna Adela. Quando ero piccola mi prendeva in braccio, indicava il cielo stellato e mi diceva: «Lulubell guardala quando ti sentirai sola, anche se saremo lontane, ricordati che guarderemo la stessa luna e io sarò lì con te». Solo lei mi chiama così, Lulubell, forse per via della sua tendenza a rendere ogni cosa sua, unica.
«Lilibell ho sentito dire alla nonna che presto rivedrai tua mamma» mi bisbigliò con entusiasmo mia cugina Stefanie mentre finivo di sbocconcellare il mio panino con l’avocado. Era arrivato il momento di partire, di lasciare il mio paese, il Perù, per scoprire un mondo nuovo, l’Italia, e riabbracciare mia madre. Il giorno in cui lei emigrò il cielo di Lima sembrava più grigio del solito. Io avevo quattro anni e ricordo come se fosse ieri che lei, dopo avermi salutata con un lungo abbraccio, si avviò con sua sorella verso l’aeroporto. Trattenni le lacrime per rassicurarla e darle la forza necessaria per partire. Dalla finestra di casa, io e mia cugina le seguivamo con lo sguardo; mentre io osservavo mia madre allontanarsi con il suo zaino in spalla, Stefanie piangeva a dirotto perché convinta che anche sua mamma sarebbe partita. Mia zia, però, aveva deciso di rimanere. Con il tempo avrei compreso la scelta di mia madre e le ragioni che la spinsero a partire.
MILLE E UNA LUNA
Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez
Perù
PRIMO PREMIO

Un lettino in legno, un comodino con sopra uno specchio rotondo.
Un armadio con i cassetti aperti e i vestiti alla rinfusa.
Il letto è sfatto e quando si alza il sipario, la protagonista entra vestita soltanto con un pigiama leggero e si siede a terra ai piedi del letto. Ad accompagnare l’entrata sono le note della canzone “Çîyayê me”.
Ci hanno portati via la mattina presto, mancavano poche ore allo spettacolo.
Ho aperto gli occhi prima che arrivasse la mamma a svegliarmi, mi succede spesso quando aspetto qualcosa con impazienza. Attorno a me c’erano quattro persone, indossavano una divisa che aveva tutta l’aria di non essere un costume di scena, almeno non per uno spettacolo a lieto fine. Prendevano i miei vestiti e li gettavano in degli enormi sacchi neri. Una signora si è avvicinata a me, mi parlava in una lingua che non conoscevo. Vivevo in Olanda, sapevo soltanto il curdo e l’olandese. Forse era in turco che mi chiedeva di andare con lei, senza manette, uno dei privilegi riservati ai bambini.
«No» – gridavo – «Vi supplico, non oggi. Devo andare a scuola, c’è lo spettacolo. Domani, domani vengo».
I REGNI DI BERIVAN
Berivan Görmez
Alessandra Nucci
Turchia e Italia
SECONDO PREMIO – PREMIO CONSULTA FEMMINILE REGIONALE DEL PIEMONTE

La vita è davvero una cosa strana.
La gente si domanda: che cos’è la vita? I poeti, gli scrittori, i filosofi hanno riflettuto molto sulla sua definizione; quante parole hanno usato e inventato per descriverla. Ma le loro valutazioni non ne hanno mai trovato il senso recondito, quello vero.
Il cielo è nuvoloso, sembra che stia per piovere. Forse la pioggia che tra poco scenderà andrà a bagnare il mondo intero. Il tempo così grigio mi dice che oggi vorrei proprio fare la pigra, starmene sotto le coperte e dormire tutto il giorno. Ma non posso, l’orologio mi dice: devi andare al lavoro, è ora, alzati! Anche se non ne ho voglia, devo prepararmi per uscire.
Arrivo in ufficio. Prima di entrare, vedo una lunga fila di gente fuori. Anzi, sono due file. In una stanno i migranti che sono venuti in Italia con la famiglia, con il visto per il ricongiungimento familiare, e gli studenti. Nell’altra ci sono i richiedenti asilo, che domandano la protezione internazionale.
VULNERABILE
Tahmina Akter
Alice Franceschini
Bangladesh e Italia
TERZO PREMIO

Amparo in lingua spagnola significa “rifugio” ed è un nome di donna. Lei mi racconta la sua storia mentre beviamo un caffè in un tavolino appartato di un bar del centro. L’aroma dei chicchi centroamericani in una tazzina bianca, bevuta d’un sorso: sul fondo il colore marrone chiaro della sua pelle. E i suoi grandi occhi color cacao della sua terra mi scrutano da dietro il vasetto di fiori al centro tavola.
«Mi ha detto che mi avrebbe rimandato al mio paese in un sacco nero di plastica».
Mi si blocca il fiato mentre l’ascolto.
«Non potevo credere che l’uomo che avevo tanto amato, con cui avevo fatto una figlia e che pochi anni prima avevo sposato, fosse arrivato al punto di dirmi quello».
Avverto il bisogno di ordinare qualcosa di più forte. Da troppi anni non ci vediamo, sento di avere parecchie storie dolorose in sospeso. Sento la colpa di non averle chiesto prima questo incontro, lei lo legge nei miei occhi.
LA PIETRA DI SISIFO
Silvia Favaretto
Italia
PREMIO SEZIONE SPECIALE DONNE ITALIANE

«Mangi?»
Apro la bocca per brontolare, poi scuoto solamente la testa e faccio il cenno del “dopo”. Non sento più le sue parole, si perdono per le scale, dietro la porta chiusa in fretta. Non è la prima volta che i piatti della mamma si raffreddano sul tavolo insieme ai suoi rimproveri non espressi. Con me non si lamenta mai. Apparecchia qualche ora dopo e mi chiede di nuovo «Mangi?».
La mamma non mi ha mai detto ti voglio bene”. Tra di noi non ci sono stati abbracci, baci e nessun tipo di effusioni e quando nelle situazioni di circostanza, tipo compleanni o festività, ci siamo salutate con un bacio frettoloso e tiepido sulla guancia, mi sono sentita imbarazzata e penso lo sia stata anche lei. È così difficile creare un contatto fisico quando non si è abituati. Quella mancanza di affettività lei l’ha sempre colmata con la generosità culinaria, le parole d’amore hanno profumi e sapori, sono semplicemente il cibo.
L’ALTRA FORMA DELL’AMORE
Corina Ardelean
Romania
PREMIO SPECIALE SLOW FOOD-TERRA MADRE

L’arma più potente e universale con effetto duraturo e immediato utilizzata dagli aguzzini è la paura. La paura si insedia silenziosa nell’animo delle vittime e pianta radici molto profonde; tanto profonde che, anche quando il reale pericolo svanisce, il solo pensiero di parlarne intimorisce le vittime. Il racconto senza filtri delle crudeltà subite (poiché la vita reale non applica filtri) è l’unico modo per distruggere quest’arma.
Era nuda, affamata e ancora stordita dalle droghe quando le gettarono addosso acqua gelida per lavarla; le asciugarono i lunghi capelli biondi e le misero addosso unicamente un corto abito rosso con una profonda scollatura e un paio di scarpe nere col tacco. Olga le mise il rossetto rosso sulle labbra e le diede due schiaffetti sulla guancia: «Svegliati. Il padrone vuole conoscere il suo nuovo acquisto».
L’USIGNOLO NEL FRUTTETO DI CILIEGIE NON CINGUETTA PIÙ
Narcissa V. Ewans
Polonia
PREMIO SPECIALE TORINO FILM FESTIVAL

Avevo paura di salire sull’aereo, ma presi il rischio di uscire dall’ombra nella quale mi ero nascosta, per vestirmi di coraggio e lasciarmi guidare dal vento che mi avrebbe portato lontano, trasformando i miei giorni in un nuovo domani.
Il viaggio mi portò davanti ad un grande portone invecchiato, a Corsico. Entrai nel cortile. Non c’era l’ascensore e, con la valigia in mano, cominciai a salire le dieci rampe di scale. A dirmi il primo “ciao” fu una bambina dai lunghi capelli ondulati e occhi marroni chiaro, la figlia della padrona di casa.
L’alloggio era ordinato e profumato di pulito.
Incuriosita dalla luce, guardai l’orologio e segnava le venti e cinquanta, nonostante il sole brillasse ancora intensamente, come di primo mattino; restai stupita da questa pioggia luminosa, inusuale per i miei occhi. Fu la prima novità che segnò il mio incontro con questo paese col nome e il profumo di donna: l’Italia.
UN PAESE COL NOME DI DONNA
Maria Felicita Castillo Castillo
Ecuador
PREMIO SPECIALE GIURIA POPOLARE