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Lingue senza freni. L'italiano e i suoi sconfinamenti SalTo22

Scritto da Segreteria il 22 Maggio 2022

Lingue senza freni. L’italiano e i suoi sconfinamenti è il titolo dell’appuntamento che ha aperto, venerdì 20 maggio in Arena Piemonte, il ciclo di incontri curati dal Concorso Lingua Madre nell’ambito del XXXIV Salone Internazionale del Libro di Torino. Relatrici/tori dell’evento sono state/i le scrittrici e autrici CLM Claudiléia Lemes Dias e Natalia Marraffini, Valentina Porcellana, docente di antropologia del welfare, Università della Valle d’Aosta, e Federico Tulli, giornalista. A condurre l’incontro Luisa Giacoma, linguista e lessicografa. L’evento è stato seguito anche da Alessia Iafrate, interprete LIS.

Linguaggi, migrazioni, nuovi percorsi e rappresentazioni. Questo e molto altro si agita nel pensiero delle donne – straniere o native – alle prese con una società liquida, relazioni fluide, lavoro precario, nuovi e vecchi fanatismi. Decidere di raccontare la complessità del mondo che le circonda in una lingua altra opera un’ulteriore trasformazione e risveglia le coscienze. Su questi temi si sono interrogate/i relatrici e relatori nel corso dell’incontro, i cui interventi sono stati introdotti da Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, che ha aperto l’evento presentando il Concorso e i suoi 17 anni di lavoro con la donne migranti in Italia e le loro storie, ricordando come in questi anni l’attività abbia dato vita a un vero e proprio patrimonio della letteratura migrante femminile, fatto di ricordi, testimonianze, vissuti. Un patrimonio che dimostra, inequivocabilmente, la necessità di uno sguardo sessuato alla migrazione contemporanea perché le donne ne sono protagoniste, e anche migrando cambiano il mondo.

Luisa Giacoma ha quindi presentato le e gli ospiti, dando il via all’incontro. Docente presso le università di Torino e della Valle d’Aosta, Luisa Giacoma è anche ambasciatrice per l’Italia dell’università tedesca di eccellenza Technische Universität di Dresda. Con la pubblicazione di oltre venti libri e dizionari è la più nota lessicografa italiana, molto conosciuta e amata anche all’estero dove si adopera in favore della lingua italiana nel mondo, tenendo regolarmente seminari e conferenze nelle principali università e istituzioni europee. Ha ricevuto moltissimi riconoscimenti in Italia e all’estero. Fa parte da anni del gruppo di studio del Concorso Lingua Madre ed è l’ideatrice degli incontri L’italiano e i suoi sconfinamenti, organizzati dal 2013 nell’ambito del programma del Concorso letterario nazionale Lingua Madre al Salone Internazionale del Libro di Torino.

“I temi che vogliamo approntare oggi sono portanti nei racconti che costituiscono il podcast da me curato. Ciò che ho cercato di fare in questi scritti è stato di creare nuovi percorsi e rappresentazioni del femminile”, è intervenuta Natalia Marraffini, scrittrice e autrice CLM, creatrice del podcast Confessioni di una millennial. Ha poi continuato l’autrice: “Oggi il femminismo è percepito dai più come distruttivo, un attacco ai valori che sono propri della maggioranza. Nei miei racconti propongo una visione costruttiva, alternativa e intima del vissuto femminile. Descrivo immaginari che si affiancano a quelli già esistenti e che scalfiscono la superficie degli stereotipi. Anche La straniera segreta, il racconto con il quale ho vinto la XVI edizione del Concorso Lingua Madre, è diventato un episodio del podcast perché la nostra è una società multiculturale anche se troppo spesso lo ignoriamo, non ci facciamo caso o non vogliamo vederlo. Avere un background migratorio segna lo sviluppo personale e anche questo merita di essere narrato perché è parte integrante del mondo sociale che viviamo ogni giorno”.

La parola è quindi passata a Claudiléia Lemes Dias che ha esordito: “Vorrei ricollegarmi all’intervento di Natalia, tenendo conto della sua giovane età e del suo lavoro, per sottolineare che secondo la banca dati del Tribunale Superiore Elettorale brasiliano è proprio la sua generazione a sostenere maggiormente, dall’interno e alle urne, i partiti creati da donne con programmi volti alla diffusione dell’ecofemminismo, lo sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale degli indigeni, dei poveri e della popolazione LGBT+”. Claudileia ha poi spiegato: “Nel mio nuovo libro Le catene del Brasile: un Paese ostaggio delle religioni (L’Asino d’Oro) spiego come il Brasile in questo momento possa essere considerato una teocrazia neo-pentecostale. Si predica la teologia della prosperità che comporta tantissimi sacrifici da parte dei suoi seguaci. Bisogna fare attenzione: nei momenti di crisi queste sette prosperano. In Brasile ci sono infatti interi villaggi che si sono convertiti. E in questo preciso momento storico sono proprio le donne che stanno cercando di togliere il Brasile da questo limbo. Sono i piccoli partiti fondati da donne – anche e soprattutto indigene – che portano avanti la battaglia per uno stato laico. E, come dicevo all’inizio, sono i giovani che le stanno votando: capiscono che la politica vecchio stampo ha fatto il suo corso e perso di significato”.

Proprio su questo è intervenuto anche Federico Tulli, giornalista di Left che ha curato la prefazione a Le catene del Brasile: “Ho curato questa prefazione sia come giornalista sia come cittadino del mondo. Ritengo che l’inchiesta di Claudiléia sia Giornalismo, con la G maiuscola, non solo per il minuzioso lavoro di ricerca e scrittura che ha portato avanti, ma anche per il coraggio e il rigore che vi ha infuso. Per ogni fatto, per ogni dettaglio sono disponibili fonti e approfondimenti, un aspetto che è stato particolarmente curato per questo libro: ogni informazione riportata è ampiamente documentata. Per questo è un libro che permette a lettrici e lettori di avere una visione d’insieme di un paese come il Brasile, un paese vasto, vario e complicato di cui forse non si parla abbastanza. Leggendolo sono rimasto colpito dal genocidio, perchè di genocidio si tratta, degli indigeni che salvaguardano la Foresta Amazzonica e su questo ho voluto basare la mia prefazione. Questi guardiani sono i principali, e forse unici, oppositori alle politiche di sfruttamento dell’Amazzonia da parte di Bolsonaro, e per questo stanno pagando un prezzo altissimo”.

“I miei sconfinamenti da antropologa si sono arricchiti molto oggi” ha poi spiegato Valentina Porcellana, antropologa e docente dell’Università della Valle d’Aosta: “Gli interessanti interventi che ho ascoltato finora mi hanno fatto pensare al grande valore della memoria, molto spesso custodita dalle generazioni più anziane. Con il lavoro che da tempo svolgo sui territori di montagna, così peculiari, ho davvero interiorizzato quanto sia importante valorizzare la memoria, grazie alla quale saremmo maggiormente in grado di affrontare la nostra contemporaneità, giovando allo stesso tempo di uno sguardo diverso, arricchito dalla sapienza e saggezza di chi ci ha preceduto. Il problema della nostra società odierna è che dimentichiamo troppo velocemente. È anche per questo che ho deciso di lasciare la grande città in favore di un centro più piccolo, per poter, anche grazie agli strumenti di cui l’università dispone, dare a questa memoria nuova vita, per poterla salvaguardare”.

“Sono stati tanti gli insegnamenti di questo incontro, sviluppatosi a partire da interventi molto vari che, tuttavia, si sono organicamente raccolti intorno all’importanza degli sconfinamenti, che permettono di sondare l’inesplorato, in una lingua, l’italiano, che permette di liberarsi ” ha concluso Luisa Giacoma, fra gli applausi del folto pubblico presente, che ha seguito con attenzione e partecipazione l’incontro.

Ecco tutte le foto a cura di Ludovico Giacobbe e Michela Marocco.