O cão e o curumim - Miti, leggende, lingue, tradizioni indigene SaloneOFF19
Scritto da Segreteria il 10 Maggio 2019
Oggi si è svolto il secondo appuntamento inserito nel programma del Salone OFF proposto dal Concorso Lingua Madre in collaborazione con la Biblioteca civica “Natalia Ginzburg”. L’autore brasiliano Cristino Wapichana, appartenente al movimento degli scrittori indigeni, ha presentato il suo nuovo libro, O cão e o curumim (Melhoramentos). I suoi testi “leggono” la natura ed è in questo modo differente di guardare l’esistenza che risiede la qualità della letteratura indigena. Un linguaggio proprio e originale, che fa uso sistematico del plurale per parlare di diversità etniche, di esseri solidali che condividono ciò che posseggono, di uomini che rispettano l’habitat. Sono intervenute all’incontro Adriana Ansaldi, formatrice e insegnante, e Loretta Emiri, indigenista e autrice del Concorso. All’incontro ha assistito anche una classe della Scuola Secondaria di I grado Alessandro Manzoni.
Ha aperto la presentazione Adriana Ansaldi, che ha introdotto l’autore e il territorio particolare da cui proviene, l’Amazzonia, ponendo l’attenzione sull’estensione geografica di questo spazio e sul suo attraversare diversi paesi.
La parola è passata a Loretta Emiri, che ha raccontato la sua permanenza di diciotto anni presso il popolo indigeno Yanomami. La sua vicinanza alla questione indigena ha inizio allora, con il lavoro di mediazione tra la comunità di maestri indigeni e le autorità locali brasiliane interessate alla questione. Loretta Emiri ha poi proseguito raccontando del suo incontro con Cristino Wapichana e chiude il suo intervento ribadendo il ruolo fondamentale del movimento degli scrittori indigeni. “La vera identità brasiliana è nelle mani delle popolazioni indigene.”
È quindi intervenuto Cristino Wapichana, autore di libri per ragazzi, vincitore nel 2018 del prestigioso premio Jabuti in Brasile e del premio Peter Pan dell’International Board on Books for Young People in Svezia con A Boca da Noite (Zit Editora). Wapichana ha raccontato il movimento degli scrittori indigeni brasiliani, iniziato negli anni Novanta per contrastare la marginalizzazione cui erano stati costretti gli indios dall’imposizione della cultura “dell’uomo bianco”. Il governo brasiliano impedisce alle popolazioni indigene di crescere e contribuisce a rafforzare gli stereotipi contro di loro. L’autore ha posto l’attenzione infatti sulla necessità di uscire dagli stereotipi, discutendo l’idea stessa di minoranza. Nel territorio dell’Amazzonia sono parlate 274 lingue diverse e vi risiedono 305 popolazioni indigene (il cui numero superava i mille prima delle invasioni portoghesi), tra i più alti numeri al mondo. Un altro fondamentale punto di partenza per l’abbattimento dei luoghi comuni è il corretto uso del linguaggio:“La parola “indios” non significa niente. Il mio popolo, gli Wapichana, esiste dal oltre 1300 anni. Noi non diciamo tribù, ma popolo. Con tutta la forza che questa parola possiede.”
L’autore ha quindi parlato del ruolo fondamentale delle storie nella sopravvivenza dei popoli: “I popoli sono fatti dalle storie. Niente esiste senza esse. Giustificano quello che esiste nel mondo, informano, emozionano. Non sono vere o false, ogni popolo ne ha una ed è ciò che lo mantiene vivo. Le storie non sono né vere né false, servono per farci esseri umani.”
Le storie, ha raccontato poi Wapichana, sono elemento chiave nella crescita del Movimento degli scrittori indigeni. Moltissimi autori aderiscono al Movimento ogni giorno, e lo strumento che gli scrittori indigeni hanno trovato per avvicinarsi alla società sono proprio i miti e le leggende della loro tradizione. L’autore ha chiuso il suo intervento raccontando alcune storie indigene, con una vera e propria improvvisazione mimica di uno dei miti della creazione dell’uomo, che ha coinvolto tutto l’auditorio.
Più di un racconto viene messo in scena, a grande richiesta delle e degli studenti presenti.
Immagini dell’evento sono disponibili sulla pagina Facebook e Instagram del CLM.