Appuntamenti

Raccontarsi: laboratorio di narrazione alla Biblioteca Italo Calvino

Scritto da Segreteria il 09 Aprile 2009

Lunedì 7 aprile si è svolto il terzo appuntamento del ciclo di laboratori “Raccontarsi”, alla Biblioteca Italo Calvino di Torino.
Tema dell’incontro:
Le donne che curano
Laboratorio di analisi sul ruolo della badante, come ruolo sempre più centrale nella nostra società, attraverso i racconti giunti al Concorso Lingua Madre.

“Ogni mattina mi sveglio all’alba, attraverso Torino per recarmi a conquistare quel sentimento che mia madre mi ha negato da sempre e che ora, dopo anni, sperpera  a cuore pieno, riversandolo unicamente sulla sua badante.

Oana, arriva da un paesino della Romania che si porta dipinto negli occhi. Un paese della Bucovina, fatto di consonanti infilate una dietro l’altra, che io non so nemmeno pronunciare.
E’ un villaggio sperduto tra boschi e vallate verdi come i suoi occhi,  costellato di conventi e monasteri, quieto e tranquillo proprio come il suo sguardo.
In quel mistico paese ci ha lasciato mamma, papà, fratelli, sorelle e un pezzo del suo cuore. Ma Oana, il cuore, lo deve avere grande, immenso come il sole, perchè è riuscita, giorno dopo giorno, a smantellare quella fortezza d’orgoglio e alterigia che è mia madre.
Mamma non è mai stata così bene. Ha riacquistato  il piacere di vestirsi  e uscire, il gusto di cucinare, la curiosità di leggere, la meraviglia, nonostante l’età, di vivere: dovrei essere felice. Invece in me c’è qualcosa che rode, e che costantemente mi consuma. Si chiama gelosia!”
[Rosa Storto Gaggini, Italia, Un linguaggio universale, Lingua Madre Duemilasette]

Nelle due ore di laboratorio, grazie a volontarie delle associazioni ASAI e ALMAMATER, da sempre impegnate nel dare aiuto e supporto alle immigrate che svolgono questo mestiere, scopriamo che il termine “badante” è offensivo e riduttivo di quello che è invece un compito importante e impegnativo; che molte donne, soprattutto filippine, mandano a casa i figli appena nati perché non hanno tempo per occuparsene; che spesso nasce un legame profondo e bellissimo fra la datrice di lavoro, i parenti e la donna che cura.

“Il suo sorriso fulgido e felice rischiara la penombra della stanza e mentre turbate e commosse  ci stringiamo in un abbraccio che riscatta anni di incomprensioni, silenzi ed amarezze, io stringo forte anche la mano di Oana.
So che capisce, questo è un linguaggio universale. La lingua madre che accomuna tutti i popoli e che non necessita di studi approfonditi né di scuole e vocabolari.
Oana, questa stretta vuol dire: “Grazie, o come dite voi “multumesc ”. Grazie per la comprensione, per il rispetto, per l’allegria e l’amore che dal tuo piccolo paese, hai portato fino a qui.”