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Viaggio in Marocco Quante storie!

Scritto da Segreteria il 29 Settembre 2020

Dai racconti delle autrici CLM più fiabeschi e fantastici, una serie di letture pensate per le/i giovani lettrici/lettori.

Khadija Rkakbi [Marocco]

VIAGGIO IN MAROCCO

Una famiglia parte in vacanza.
Destinazione: Marocco, il loro paese d’origine.
Durata del viaggio: tre giorni.
Un solo autista: il padre.
La madre è una casalinga, il padre lavora nelle vigne. Non hanno molti soldi, ma lavorano tutto l’anno per potersi concedere un mese di vacanza in cui poter rivedere i parenti.
È la fine di luglio, ultima notte a casa. Troppa emozione, domani si va al paese.
I genitori hanno deciso di partire verso l’una del mattino, così incontreranno meno traffico sulla strada e potranno viaggiare meglio. La macchina è stata caricata. Si prepara un buon tè alla menta con dei biscotti e del succo d’arancia che sapranno fornire la giusta dose d’energia.
Ultimo giro al bagno per tutti.
Finalmente sono tutti in macchina, la madre verifica che ci siano tutti i documenti: passaporto, permesso di soggiorno… poi il padre parte.
Il viaggio può durare da tre a quattro giorni, dipende da quanto si fermerà l’autista. Con tre bambini il viaggio è faticosissimo.
Si parte da Torino e si passa dal Monginevro, in Francia. Questa strada è stretta e si alza su un colle, ha tante curve, è un po’ pericolosa, soprattutto piena di tir. Al primo tornante una bambina urla così forte da far sobbalzare la madre che risponde, ancora più forte:
“Cosa ti succede, siamo appena partiti?!”
Niente di grave, la bambina ha ricevuto in testa una serie di padelle che i genitori hanno stipato sulla sommità del bagagliaio. Ma l’auto è caricata a norma? Cos’è una norma di sicurezza?
Proseguiamo nel viaggio e vediamo cosa succede.
Fine della Francia, inizia la Spagna. “Olè!” Dicono tutti in coro.
I bambini non ce la fanno più, appena svegli hanno fame
“Cosa si mangia mamma?”
“Adesso ci fermiamo in qualche posto e mangiamo”
I bambini pensano a cosa gli farebbe piacere mangiare: una bella pastasciutta per il più piccolo, un risotto per la media e una milanese per la più grande. E invece? La macchina si ferma in un luogo deserto, niente ristorante, niente trattoria, niente bar, niente toilette, solo alberi di mandorle e loro che, fermi al lato della strada, mangiano pane, formaggio e mela, per chi desidera un dessert. Acqua calda per tutti. Fanno pipì nascosti dietro la macchina e si parte di nuovo.
Zaragoza, un caldo spaventoso e niente aria condizionata (la macchina è troppo vecchia per averne).
La bambina di mezzo piange in preda a dolori lancinanti. La madre si preoccupa. La colite! Il padre furioso la prega di aspettare e smettere di piangere
“Siamo a metà strada, dai: un giorno e mezzo e siamo dalla nonna”
Il calore non dà tregua. Non ce la fanno più. Una frenata improvvisa. Accidenti, sono finiti contro una macchina che era ferma davanti!
La grande si è presa un colpo sulle ginocchia perché sotto i piedi c’era uno scatolone pieno di piatti da portare in regalo alla famiglia in Marocco.
La macchina è rotta.
Il padre, sempre più furioso, chiama l’assistenza. Perdono una giornata per aspettare l’auto di cortesia.
Al momento di fare il cambio macchina, si rendono conto che la nuova non riesce a contenere tutti i bagagli.
Che fare?

Decidono di abbandonare lo scatolone con i piatti (quello che ha fatto prendere la botta alla bambina) in mezzo alla strada.
Tutti stretti e stipati più che mai riprendono il viaggio.
La nave è un evento magico per il più piccolo. E’ arrivato il momento di traversare lo stretto di Gibilterra per giungere a Tangeri. Si imbarca la macchina sulla nave.
“Mamma, guarda che bello, che grande!”
L’unico momento del viaggio in cui ci si può un po’ rilassare, camminare, correre. Però dura poco. Due ore e sono già a Tangeri. I bambini sentono i canti della moschea. La lingua non è più la stessa dell’italiano, del francese, dello spagnolo. Ci va un po’ di tempo per abituarsi a questa nuova lingua.
Arrivano dai nonni, stanchi ma vivi.
Adesso arriva il momento più difficile: ci va mezza giornata solo per salutare.
Arrivano anche zii, zie, vicini di casa, curiosi che vengono a festeggiare l’arrivo. Un abbraccio di là, bacini di qua. Senza pausa.
I genitori guardano i bambini di tanto in tanto per fargli capire che bisogna salutare e baciare tutti quanti.
Nel frattempo la nonna è scappata in cucina. Dopo mezz’ora torna nel salone con il tè. Poi un altro giro e porta ghreif (un genere di pane piatto col miele), marmellata, olive nere, a scelta. Mangiano tutti insieme, poi è troppo tardi per i bambini: non ce la fanno più. Non vogliono nemmeno cenare, questa merenda ricca gli basta.
I grandi parlano a voce bassa, si raccontano le cose che sono successe durante tutto l’anno.
La storia è lunga, la racconterò la prossima volta.
Il bello per questi bambini non è di viaggiare con l’aereo come una famiglia italiana o in una macchina ben caricata o fermarsi da un medico quando non si sentono bene o avere una madre che li ascolta quando prendono dei colpi a causa dei bagagli caricati male. Il bello per questi bambini è quando giocano con gli altri bambini marocchini e raccontano l’Italia vista dai loro occhi.
Certo qui si mangia benissimo, è un po’ come stare in Sicilia o in Calabria. Anche là ci sono famiglie numerose che si ritrovano una volta l’anno.
Quindici giorni dopo i bambini sono nervosi.
Gli manca qualcosa: l’Italia!
Era bello quando si parlava italiano o piemontese, quando era finita la scuola e si poteva giocare fuori con i compagni nel giardino. La pizza profumata alla mozzarella di bufala o pomodori e basilico. Le passeggiate col padre al parco giochi…. Gli manca l’Italia, davvero. Dopo quindici giorni chiedono sempre ai genitori di tornare a Torino.
Il ritorno. La stessa fatica. Però il caricamento della macchina è diverso. Ci sono tanti regali per non dimenticare il paese tutto l’anno, cibo fatto in casa, anche cipolle rosse che somigliano a palloni di palla a volo, scatole di olive nere all’aglio, al peperoncino, al pomodoro fresco, biscotti di tutti i tipi.
La nonna cucina la sera per preparare il pc-nic da consumare lungo la strada.
Questa volta si portano anche dei farmaci per il mal di pancia.
Di nuovo si saluta tutta la famiglia e gli abitanti del quartiere.
I bambini vanno a dormire presto per essere svegliati alle due del mattino.
Tre giorni di strada verso l’Italia.
Che bello arrivare a casa!
Fra un po’ si ricomincia la scuola, c’è tanto da raccontare agli amici.
Soprattutto non c’è tanta differenza fra l’Italia e il Marocco.

 

L’illustrazione che accompagna il racconto è contenuta nel volume “Due infanzie per Nambena e altri racconti” realizzato a seguito del laboratorio artistico MIRAcconto illustrando condotto dalle illustratrici Annalisa Sanmartino e Giulia Torelli dell’Associazione BUM Ill&Art e promosso in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi ed il contributo della Youth Bank Mirafiori.