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Una scuola in Algeria Quante storie!

Scritto da Segreteria il 17 Marzo 2021

Dai racconti delle autrici CLM più fiabeschi e fantastici, una serie di letture pensate per le/i giovani lettrici/lettori.

Yasmina Merdjane e le allieve dell’I.C. Alighieri – Kennedy di Torino* [Varie nazionalità]

UNA SCUOLA IN ALGERIA

Capita che la nostra Scuola viva momenti fuori dallo spazio e dal tempo. Capita quando qualcuno viene a trovarci e ci racconta di un’infanzia vissuta nel mondo. È già successo, un anno fa, con Nambena/Jaqueline arrivata un giorno per parlarci della sua infanzia nel Madagascar, vissuta due volte. Questa magia si è ripetuta ancora, nel nostro incontro con Yasmina Merdjane e la sua infanzia ad Algeri, vissuta agli inizi degli anni Ottanta del secolo appena passato.
Tra le bambine di oggi, dieci alunne di una classe quarta di un quartiere di Torino, e quella di ieri, la Yasmina bambina che frequenta la scuola femminile Mohamed Hajras nel quartiere Belfor El Harrache di Algeri, nasce un dialogo…

Nel 1981, quando è arrivato il giorno di andare a scuola per la prima volta, avevo cinque anni e mezzo. Mi ha accompagnato mia cugina Dalila, che era una maestra elementare.
Per me tutto è cominciato il 9 settembre 2016. Da una parte ero nervosa, ma dall’altra ero sicura che sarei stata una buona amica per tutti.
Mi ricordo bene quel giorno. Non era proprio il primo giorno di scuola ma qualche giorno dopo perché avevo meno di sei anni. Io sono nata nel mese di gennaio. Siamo passati dal secondo portone, riservato all’ingresso delle maestre e dei visitatori. Appena entrate ho visto la stanza del preside della scuola. Era una donna, non ricordo il suo viso, solo che mi ha salutato e mi ha accompagnato lei nella mia classe.

La nostra aula della classe prima: due lavagne attaccate, una cattedra rivolta a sinistra, uno scaffale in fondo con i nostri giochi. I muri di colore azzurro, che a me piaceva molto perché mi ricordava il mare e la calma. C’era la linea dei numeri sopra la lavagna, e una piccola rana di nome Cra-Cra.
Una grande aula piena di banchi e bambine. Una scuola per sole femmine. Siamo quarantotto alunne tutte con il grembiule. E la maestra indossa anche lei il grembiule. Mi ha portato al mio posto. Per fortuna fra le mie compagne alcune sono anche le mie vicine di casa.
Ti svelo un segreto. Il mio primo giorno di scuola è avvenuto in un’altra città, quando ancora abitavo in comunità. Quando sono entrata a scuola è arrivata la mia maestra e mi ha portato in classe. Ho salutato i miei fratelli, l’educatore e sono entrata.
A scuola si entra alle otto e si esce alle undici. Si mangia a casa. Poi si rientra alle tredici fino alle quindici. A metà mattinata la campanella suona. È un momento bello e magico. Tutte fuori verso il cortile per fare la merenda. Il momento dell’intervallo! Giochiamo a la marelle, il gioco della campana, disegnando il percorso con il gesso.
Nell’intervallo abbiamo tanti giochi e possiamo usare la dama, i regoli, i fogli per disegnare e quando non fa freddo e ci comportiamo bene andiamo in giardino all’aria aperta.

All’inizio avevo solo un’amica con cui avevo trascorso la scuola materna, ma poi a metà prima è arrivata una compagna nuova e dopo un po’ siamo diventate amiche per la pelle. Facciamo tanti giochi tutti insieme, nessuno deve escludere l’altro.
Non ho capito perché, ma in terza elementare alcune bambine dicevano che in prima erano gelose di me.
Io sono timida nei confronti degli adulti. Ma con le mie amiche è diverso. Mi sento a mio agio, faccio sempre il capo del gruppo. Ci divertiamo tanto insieme. Giochiamo, cantiamo, costruiamo i nostri giocattoli, andiamo a scuola insieme.
A scuola i giochi sono da condividere e per me questo non è un problema. Per il resto la mia giornata scolastica alcune volte è ottima, splendente, e alcune volte è terribile, disastrosa e imbarazzante.
A scuola all’inizio non ero tanto brava ma con gli anni sono migliorata moltissimo e cerco di essere sempre tra le prime.

È sabato il primo giorno della settimana. Lunedì e giovedì c’è lezione solo al mattino. Venerdì è il giorno festivo. All’inizio della settimana, il sabato mattina, tutte le alunne della scuola sono nel cortile con le maestre, ben ordinate in fila, per salutare la bandiera. Thaiate el Alame, cantiamo l’inno nazionale del nostro paese, l’Algeria, mentre avviene l’alza bandiera.
Con il giovedì arriva il fine settimana. Prima dell’uscita attendiamo che la bandiera venga abbassata. Con grande rispetto, pensando a tutti quelli che hanno sacrificato la propria vita per la nostra libertà e l’indipendenza nel nostro Paese dalle forze francesi.

Le nostre maestre sono quattro, brave ma a volte perdono la pazienza e si arrabbiano. Però sanno anche essere molto gentili.
La scuola elementare dura sei anni. Abbiamo una sola maestra per ogni classe. Dalla quarta c’è in più la maestra di lingua straniera: il francese. Parla solo francese con noi, neanche una parola in arabo. Era bellissima, elegante e sempre sorridente. L’ultimo anno di scuola c’è un esame da superare per andare alle medie.
A me piace la scuola perché si impara tanto e non sono molto contenta quando le altre persone dicono che a loro non piace. Purtroppo ci sono dei bambini che non possono andare a scuola, e io sono molto triste per questo.

Fotografia di Yasmina Merdjane (Algeria) – Élève sage et travailleuse

La pagella è un libretto, un bel quadernino dalla copertina rossa che ci accompagna per tutti i sei anni scolastici. Le frasi sono stampate sia in arabo sia in francese. Lì le maestre scrivono i voti di tutte le materie, le medie del trimestre e le loro osservazioni. La maestra di classe scrive in arabo, mentre quella di francese scrive bonne élève, élève sage et travailleuse. C’est bien. Io sono contenta dei miei voti e tanto orgogliosa per quelle parole.

L’anno scolastico è diviso in tre trimestri. Ogni trimestre portiamo la pagella a casa per farla firmare dal genitore.
Letteratura, scrittura, dettato, conversazione, recitazione sono le materie che in prima e in seconda ci servono per imparare a leggere, scrivere e parlare l’arabo. Poi c’è il disegno, i calcoli di matematica e la religione. In terza si aggiungono per la lingua araba il tema, lo studio dell’ambiente (scienze) e l’educazione civile. Con la quarta iniziamo a studiare lingua francese e poi storia e geografia.
In realtà ho un problema: non riesco a parlare molto bene e quindi faccio fatica a esprimermi.
La lavagnetta è la prima cosa da comprare, nella lista del materiale scolastico. Una piccola lavagna, un cancellino, gesso bianco e qualche gesso colorato.
Fondamentale per imparare a scrivere durante il primo anno di scuola, secondo un metodo di insegnamento che è: prima pensare, poi scrivere e infine mostrare alla maestra. Anche in seguito serve per i calcoli, l’ortografia, la grammatica. Scrivendo sulla lavagna noi bambine rispondiamo tutte insieme alla stessa domanda. Così la maestra può leggere e controllare tutte le risposte velocemente. Scriviamo tutto da noi e copiamo dai libri quello che le maestre dettano.

La mia famiglia non riesce a partecipare tanto a scuola perché i miei genitori devono andare al lavoro.
Ho una bella famiglia coccolosa che mi dà affetto e viene ai colloqui con le maestre.
La mia famiglia mi aiuta a fare i compiti, ma quelli semplici provo a farli da sola.
Non esiste un diario e per i compiti prendiamo appunti sui libri. Siamo responsabili e brave a ricordare tutte le cose che dobbiamo fare perché i nostri genitori non ci possono aiutare. Non c’è un contatto diretto tra scuola e genitori. E poi i nostri genitori hanno studiato e imparato solo il francese. Non scrivono e non leggono l’arabo. La mia generazione invece studia in arabo, mentre a casa parliamo algeroise, il dialetto di Algeri.
La mia mamma si occupa della commissione mensa, del consiglio di Istituto ed è la rappresentante di classe.

In gita siamo andati al castello di Grinzane Cavour.
Visitiamo il museo Makam el Chahid. Un grande monumento costruito nel 1982 a forma di tre foglie di palma. In ogni foglia c’è la statua di un soldato. Alla base di questo monumento, sottoterra, c’è il museo del Moudjhaid. Contiene documenti, oggetti, quadri, armi, abbigliamento. La nostra storia della guerra contro la colonizzazione francese.
E poi vediamo il Museo del Bardo, museo nazionale di Algeri. Un’antica villa di Mustafa Bacha del XVIII secolo, con una struttura affascinante. Con collezioni di pietre antiche e fossili della preistoria.
Abbiamo fatto e facciamo tante belle gite, come quella a Bene Vagienna. Abbiamo anche partecipato a una vendemmia nelle Langhe.

Ci sono delle gare di studio tra le classi. Vengono scelte sei alunne di ogni classe, le più brave. Ci sono domande in tutte le materie con un tempo di risposta per ogni domanda. Alla parete c’è una lavagna con una tabella dei nostri nomi, divisi per classe, per le materie, e uno spazio per il voto che riusciamo a ottenere. In quinta ho partecipato a queste gare. È faticoso ma tanto bello impegnarsi per rispondere entro il giusto tempo.
Le gare di studio sono le mie preferite: mi piace di più allenare il cervello che i muscoli. Finora ne ho fatta solo una: la Kangourou, un’olimpiade nazionale di matematica. Sono arrivata quarta su tutta la classe ed ho ricevuto molti complimenti.

Il percorso da casa mia a scuola è semplice e ci potrei andare a piedi, ma i miei genitori sono sempre di fretta, perciò usiamo la macchina.
Mentre vado a scuola mi piace quell’immagine di donne con gli el hayek tutti bianchi, uno degli abiti della cultura algerina che le donne indossano quando escono. Un rettangolo di stoffa bianco, fatto di fili di seta di grande qualità, che copre tutto il corpo. E, a nascondere la bocca e parte del viso, l’ajar. Con una mano reggono la quffa, una sorta di cesta intrecciata.

Mi sento felice di scrivervi queste parole: “La scuola non è un gioco”. Perciò studiate tanto e otterrete un futuro migliore. Fra poco la quarta volerà e così anche la quinta. Ma mi resterete sempre nel cuore.
Poi lo studio è diventato una delle cose più importanti della mia vita.

Questo il dialogo tra le bambine di oggi e la bambina Yasmina di ieri. Le voci, i pensieri, i ricordi si confondono, le distanze non esistono.

*Yasmina Merdjane con Alessia, Alice, Aya, Diana, Edda, Federica, Giorgia, Giulia, Maria e Martina, allieve di Filippa Pavone all’Istituto Comprensivo Alighieri – Kennedy di Torino. Il lavoro è stato coordinato dall’insegnante Antonella Casassa.

 

Racconto pubblicato in Lingua Madre Duemilaventi – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27)

La fotografia “Élève sage et travailleuse” di Yasmina Merdjane (Algeria) fa parte delle fotografie selezionate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la XV Edizione del Concorso Lingua Madre.