Notizie

Ovetto Kinder Quante storie!

Scritto da Segreteria il 22 Aprile 2021

Dai racconti delle autrici CLM più fiabeschi e fantastici, una serie di letture pensate per le/i giovani lettrici/lettori.

Exaucée Nzungu [Repubblica Democratica del Congo]

OVETTO KINDER

Non saprei esattamente da dove iniziare questo mio racconto, ma vorrei semplicemente far riflettere, esprimendo il mio punto di vista, partendo da qui: in Italia, esattamente nel 2015 fu approvata la proposta di legge sullo “IUS-SOLI TEMPERATO”, e ciò significherebbe dare la cittadinanza italiana a bambini nati in Italia da genitori stranieri ma in possesso del permesso di soggiorno e residenti nel Paese da almeno cinque anni.
Questa proposta suscitò in alcuni, se non in molti, un certo scalpore, una buona dose di stupore e, in alcuni casi, anche indignazione.
Io sono Exaucée Nzungu, ho sedici anni, sono nata e cresciuta in Italia, più precisamente a Torino, e sono originaria del Congo.
Sin da piccola mi sono sempre sentita un’italiana dalla pelle scura, anzi, talvolta senza neppure badare al mio colore della pelle: per me, sono sempre stata italiana e basta.
Questo, credo sia anche dovuto al fatto che nella mia infanzia, oltre a mia mamma e ai miei nonni materni, abbia sempre avuto al mio fianco un nonno un po’ particolare, si chiamava Antonio Revelli, lo conobbi dopo il compimento del mio secondo anno di età, esattamente non so neanch’io come sia nato questo rapporto “nonno-nipote”, ma poco importava: per me, lui, era il mio “nonno bianco”.
Ho sempre imparato molto da lui, dai proverbi in piemontese all’inno degli alpini.
Poi io crebbi, lui se ne andò, ma le parole, i consigli e gli incoraggiamenti che mi lasciò no, quelli non se ne andarono con lui, quelli me li porto tuttora dietro.
Mi ricordo come se fosse ieri, il giorno in cui alle medie, il mio professore di musica durante la lezione iniziò a canticchiare l’inno degli alpini e io, sentendolo, mi misi a canticchiarlo assieme a lui.
Mi guardò con una faccia piena di stupore e mi disse: «Ma… Ma… Tu, cioè… Tu, come fai a conoscerlo?».
Inizialmente non capii perché lo trovasse così strano, ma poi realizzai che in effetti sì, potrebbe risultare strano il fatto che una ragazza nera si metta a cantare l’inno degli alpini.
Ma per me è stato sempre così normale, quanto il fatto di parlare italiano a casa, così normale quanto amare più i piatti italiani che i piatti tipici delle mie origini, così normale, quanto sentirmi più italiana che congolese.
Ma a quanto pare, agli occhi di molti non è poi così tanto normale, o meglio, dà quasi fastidio il fatto che lo sia.

 

E io, Exaucée, considero non dignitoso invece, il fatto che fino all’ottobre del 2009 abbia dovuto considerarmi straniera, dato che mia mamma, prima di quella data non aveva ottenuto ancora la cittadinanza; considero vergognoso il fatto che debba sentirmi giudicata sia dai miei compaesani (del mio Paese d’origine) per il fatto di avere atteggiamenti troppo “europeanizzati”, sia dagli europei, per il mio colore della pelle; considero vergognoso il fatto che ancora, nel 2017, ci sia chi si stupisce perché parlo italiano perfettamente.
Ultimamente, mi è stata detta la frase “io non ho mai visto italiani neri”, e io invece sì. Ne ho visti, di italiani neri che sono nati in Italia come me, e lottano tuttora per non essere considerati o etichettati come i classici “immigrati che vengono in Italia a fare la bella vita”, ne ho visti di neri italiani che come me, amano la cultura italiana quanto quella del proprio Paese d’origine, o quelli che talvolta, non ci hanno avuto nemmeno a che fare con la cultura di quest’ultimo.
Perciò la domanda che alla fine mi pongo è: cos’è che dovrebbe davvero suscitare scalpore, stupore e indignazione?
E vi starete chiedendo il perché di questo titolo… Beh, sono sempre stata come un Ovetto Kinder, in fondo: al latte dentro e al cioccolato fuori.

 

Racconto pubblicato in Lingua Madre Duemiladiciotto – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27)

L’illustrazione è tratta dalla fotografia “Il futuro siamo noi ” di Matilde Donfrancesco e delle alunne della Scuola Primaria Don Milani di Bra, parte delle fotografie selezionate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la XV Edizione del Concorso Lingua Madre.