I canti dei galli Quante storie!
Scritto da Segreteria il 07 Maggio 2020
Dai racconti delle autrici CLM più fiabeschi e fantastici, una serie di letture pensate per le/i giovani lettrici/lettori.
Lisa Iliana Ariemma [Canada]
I CANTI DEI GALLI
C’era una volta un recinto, in un campo, su un cucuzzolo in una valle di montagna. In questo recinto vivevano diversi animali, tra cui due galli.
Normalmente, tenere più di un gallo in un recinto è cosa abbastanza pericolosa. Ma in questo caso, invece di beccarsi e strapparsi le piume, i due galli preferivano mostrare la loro predominanza attraverso i polmoni. E così ogni mattina, ma non solo, partiva la gara dei chicchirichì a dispetto degli altri animali che avrebbero preferito dormire un po’ di più.
Appena spuntava un minimo di luce nel cielo – anche quando era ancora abbastanza buio da poter vedere le stelle, ma abbastanza chiaro per distinguere le cime delle montagne – iniziavano: «Chicchirichì». E poi: «Chicchirichì!»; e: «Chicchirichì!!»; e poi ancora: «Chicchirichì!!!», e così via. Sempre più forte e di continuo, finché qualsiasi altro suono naturale non fosse eclissato dall’incessante gara dei galli. Nessuno – né animale né essere umano – in prossimità del recinto sarebbe riuscito a continuare a dormire con tutta questa cacofonia di chicchirichì.
Il rito per giorni e settimane e anche mesi continuò, fino a quando una mattina, molto presto in primavera, successe una cosa. Una cosa terribile e molto, molto strana.
I due galli iniziarono la solita rumorosa gara quando furono interrotti da un altro canto, molto insolito e terribilmente forte, proveniente dal recinto situato in un campo, sotto lo stesso cucuzzolo, nella stessa valle di montagna. «Cock-a-doodle-doo!», cantò lo straniero, che ovviamente aveva due polmoni in ottima salute. E poi: «Cock-a-doodle-doo!!»; e: «Cock-a-doodle-doo!!!»; e poi ancora: «Cock-a-doodle-doo!!!!».
I due galli si guardarono, entrambi con un’espressione di trepidazione, mentre lo straniero continuava tranquillamente a svegliare animali ed esseri umani ovunque. Avviliti, i due galli si misero in un angolo del recinto e iniziarono a cantare sottovoce per non essere sentiti dagli altri animali. «Cichedadido…», disse il primo gallo. «Cochidudide…», disse l’altro. E così continuarono tutto il mattino, finché non si stufarono sfogandosi con venti chicchirichì fortissimi a turno, con uno spirito di collaborazione mai visto né nel recinto né tra i galli nella valle intera.
Il mattino seguente successe la stessa cosa. Dopo un paio di chicchirichì cantati dai due galli si attivò lo straniero con dei cock-a-doodle-doo che rimbombavano in tutta la valle. Silenziosi, i galli si misero di nuovo da parte provando invano ad imparare questo strano canto: «Cochedadidau…», «Cuchichuchide…», «Cachicachidu…». Senza successo continuarono a sperimentare fino al tramonto.
Il rito continuò per giorni fino a quando, una mattina di prima estate, uno dei due galli, svegliatosi con una grande voglia di cantare e basta, iniziò a cantare il suo solito chicchirichì spensieratamente e con tanta gioia. Lo straniero si unì con lui, assecondando i chicchirichì con dei cock-a-doodle-doo. Un botta e risposta che rimbalzò tra i due lati della valle e che fu poi arricchito dai chicchirichì aggiunti dall’altro gallo.
Il giorno dopo, i due galli cantarono insieme allo straniero creando una canzone strana ma comunque piacevole: «Chicchirichì… Cock-a-doodle-doo… Chicchirichì… Chicchirichì… Cock-a-doodle-doo… Cock-a-doodle-doo!». Si divertirono talmente tanto che continuarono a cantare per ore, esaurendo i loro polmoni e la pazienza degli altri animali.
Così ci presero gusto a cantare con lo straniero, e il rituale divenne lunghissimo fino a quando le cose si normalizzarono un po’. Ma questa normalità durò solo fino a quando successe di nuovo una cosa terribilmente stravolgente per il novello trio.
Una mattina caldissima di agosto, quando la luce a malapena si fece vedere, si sentì un canto tutto strano e diverso da quello del recinto provenire da un campo sul cucuzzolo accanto a quello dei due galli, nella stessa valle di montagna. «Cocorico!», cantò il nuovo arrivato. E poi: «Cocorico!»; e: «Cocorico!!»; e poi ancora: «Cocorico!!!». Svegliato bruscamente, il trio rimase stupito e turbato. Ma poi, ascoltando bene il nuovo canto, si unirono allo straniero e cantarono con gioia tutti insieme: «Chicchirichì! Cocorico! Chicchirichì! Cock-a-doddle-doo!». Continuarono, ispirandosi a vicenda, per tutto il resto della giornata.
Racconto pubblicato in Lingua Madre Duemiladodici– Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27)
L’illustrazione che accompagna il racconto è dell’artista Disana.pianta, nome d’arte di Giulia Gambino.