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Prendere consapevolezza Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne

Scritto da Segreteria il 24 Novembre 2023

«Come cittadini e cittadine residenti vogliamo offrire l’opportunità di riflettere sul tema della violenza contro le donne. Un’occasione non solo per ricordare le donne uccise, ma anche per spostare l’attenzione verso quei comportamenti maschili tossici, che portano molti uomini a considerare la donna come propria preda o proprio possesso». Così ha esordito Marco Francescato, presidente dell’Associazione Piazzetta Verde che ha organizzato un incontro in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne coinvolgendo il CLM. Una ricorrenza che purtroppo, come è stato sottolineato, avviene anno dopo anno in concomitanza di un evento tragico, quest’anno la morte di Giulia Cecchettin uccisa dal suo ex fidanzato.

Morti su cui non deve cadere e non si vuole fare silenzio anche grazie alle voci di tante autrici raccolte, attraverso i loro racconti, nelle antologie Lingua Madre (Edizioni SEB27).

Ecco quindi, nella piccola piazza tra via Coazze e via Cialdini a Torino, letture ad alta voce a cura degli studenti della III L del Liceo Classico e Musicale Statale C. Cavour, proprio perché fossero i maschi a prendere consapevolezza di un fenomeno in cui sono coinvolti, al di là delle azioni agite direttamente. Per questo è stato aggiunto alle letture anche un brano tratto da un saggio di Aida Ribero (femminista, fondatrice del Telefono Rosa di Torino e del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile, parte del Gruppo di Studio CLM) sui rischi di una lettura superficiale e stereotipata del fenomeno, che non responsabilizza i maschi.

Giusto sentirsi smarriti, ma anche non aderenti a un sistema ancora patriarcale che, se da un lato via via si sgretola, dall’altro oppone ogni resistenza per non abbandonare il potere.

«L’uomo, dentro di sé, se non ha un po’ di femminile non è un uomo» ha detto recentemente Roberto Vecchioni, insegnante e cantautore di successo. Così è stato sottolineato come sia fondamentale imprimere la traccia di un ordine simbolico materno che regali a chi nasce strutture relazionali impostate sulla mitezza, la riconoscenza, la misericordia, la cura.

Rosilene Pereira Da Silva, Annalisa Santi, Halima Mohamud Isse, Sandra Madu sono state alcune delle autrici protagoniste della mattina attraverso i loro racconti, scelti in modo da affrontare diverse forme di violenza agite sulle donne: dai femminicidi ai matrimoni forzati, dalle mutilazioni genitali alle violenze psicologiche. A leggere i testi Francesco Giovanni Barone, Alessandro Cardillo, Mattia Ricciardi e Jacopo Senepa, accompagnati dall’intera classe e dagli insegnanti Andrea Lovarini, Patrizia Scirocco, Silvia Ugetti.

«Non so se saranno efficaci le leggi o l’introduzione di nuove materie d’insegnamento nelle scuole – ha detto Daniela Finocchi, ideatrice del CLM – credo sarebbe innanzitutto necessario cambiare i programmi di filosofia, di storia di letteratura, includendo le donne. Sarebbe importante studiare, ma anche solo leggere filosofe, letterate, studiose quali Luce Irigaray, Adrienne Rich, Adriana Cavarero, Carol Gilligan o Luisa Muraro, per non citarne che alcune, per passare dal filosofare la morte al procreare la vita, come titola un suo libro Aida Ribero. Consiglio davvero caldamente a tutti e tutte di leggere Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi, è stato recentemente riedito da La Tartaruga, è un libro breve, non vi porterà via troppo tempo, ma raccoglie l’essenza di un pensiero nuovo, anche se degli anni ’70, che vi sembrerà scritto oggi, è un pensiero differente, che coinvolge maschi e femmine ma che non è mai stato recepito dalla società, dal sistema, dalla scuola ed è per questo che siamo ancora qui oggi a parlare di violenza contro le donne».

Ha partecipato all’incontro anche Beate Baumann, docente parte del Gruppo di Studio CLM, responsabile scientifica del Polo di Catania del Centro di Ricerca Interuniversitario POLYPHONIE. Nel sottolineare l’importanza della lingua quale strumento di comunicazione, ma anche di relazione, ha rimarcato l’importanza di rendere visibili e far sentire protagoniste le donne provenienti da contesti e culture altre. «Far sentire la propria voce non solo per comunicare, ma anche per accedere a diritti e risorse della società maggioritaria è fondamentale – ha detto – solo così è possibile costruire una identità multipla e transculturale. Il repertorio linguistico è ricco e questo enorme potenziale, non solo culturale ma anche economico, non viene sfruttato, è troppo spesso ignorato. Lo spiega chiaramente nei suoi testi Julia Kristeva, che ha vissuto l’esperienza dell’estraneità e dell’emarginazione sulla propria pelle. La possibilità di vivere con gli altri senza annullare le differenze passa attraverso il riconoscimento del nostro essere, come scrive nel suo bellissimo libro Stranieri a noi stessi».

Tra gli alberi della piazzetta dedicati a Clelia Parisch ed Efisia Fontana (prime donne laureate in Botanica a Torino), sono seguiti i commenti di insegnanti e pubblico presente, che si sono alternati a quelli delle ragazze e dei ragazzi che hanno partecipato attivamente all’incontro. Nessuna e nessuno può sentirsi estraneo/a , è stato detto, le violenze fisiche, sessuali e psicologiche che subiscono le donne sono le cause principali della mortalità femminile. Tra tutti i flagelli mondiali questo tipo di violenze è il più equamente ripartito: lo si trova in tutti i paesi, in tutti i continenti e presso tutti i gruppi sociali, economici, religiosi e culturali.

«Conoscere le storie di queste donne che hanno sofferto anche a causa della discriminazione e della violenza è stato importante –  è intervenuta Martina Zanello della III L – perché abbiamo provato a metterci nei loro panni, noi che apparteniamo a quella parte di mondo fortunato, e a capire un po’ il loro dolore. È stata un’esperienza significativa che speriamo di ripetere».

«È molto importante che ci sia più spazio per questi momenti – ha concluso Jacopo Senepa della III L – dando voce a coloro che non ce l’hanno, o che hanno paura di averla, si può levare un coro di voci che può concretizzare ciò per cui ci battiamo in molti».

A tutte le donne e ragazze presenti è stata quindi regalata una gerbera rossa, grazie al fiorista Fiorenzo aderente alla campagna Fiore SOSpeso  promossa da Federfiori, in segno di solidarietà e non violenza.