"Noi, le mangrovie" di Claudileia Lemes Dias
Scritto da Segreteria il 20 Gennaio 2010
Di Claudileia Lemes Dias
Primo Premio III edizione Concorso Lingua Madre
“Le mangrovie sono piante lacustri, dalle radici in apparenza delicate, quasi radici non radici, perché sono in superficie, attraversano il confine tra terra e acqua, facendo da ponte tra questi due elementi. Così, anche per lo straniero, la lingua dell’ospite è radice esile, perché non propria, non intima, eppure sopravvivenziale, perché consente di con-vivere con l’altro. Come la mangrovia lo scrittore migrante affonda le sue radici nell’acqua, elemento dinamico e mutevole, pur ancorandosi alla terra della sua lingua, che è madre e proteggente.”
Ricordo con emozione quando nel febbraio 2008 ho ricevuto una chiamata che avrebbe segnato, indelebilmente, il mio destino di ricercatrice universitaria/domestica: “Salve, parlo con Claudileia Lemes Dias? Lei ha vinto il primo premio del Concorso Lingua Madre! Complimenti!”. Non mi sembrava vero, iniziai a piangere con la busta della spazzatura in mano. “Non piangere o piango anch’io!” mi disse la voce, emozionata anche lei.
Era un periodo difficile, forse il più difficile della mia vita. Senza una borsa di studio, cercavo di cavarmela realizzando i lavori più umili, tra cui la donna delle pulizie e, quando potevo, scrivevo dei racconti che ironizzavano sulla mia strana condizione di studiosa del Diritto ma, contemporaneamente, domestica/baby-sitter/ragazza dei volantini.
Non a caso, inviai il racconto vincitore, “FPS 25”, all’ultimo momento. Ricordo che passai lunghe ore chiedendomi si ero all’altezza delle altre scrittrici migranti che avevano già vinto il Concorso Lingua Madre e che ora seguivano il loro percorso letterario addossandosi un riconoscimento dopo l’altro, come Cristina Ali Farah, Laila Wadia e Rosana Crispim, tre donne che ammiro tanto sul piano letterario quanto quell’ umano.
Fin’ora, con un libro pubblicato ed un altro in cammino, ho un certo pudore nel dichiararmi una “scrittrice”. Spesso mi intimidisco quando penso ad un biglietto da visita sottotitolato “scrittrice”, forse perché mi sento più “mamma” in questo momento che chiunque altra cosa, oppure, perché mi sento ancora troppo fragile per trasportare questa bandiera pesante, anche essendo abituata ai lavori più umili. Essere e definirsi una “scrittrice migrante” mi sembra quasi un’arroganza, una mancanza di modestia da parte mia. Vivono dentro di me la rom che lava i vetri della macchina e la donna che l’osserva attentamente dall’interno, seduta nella direzione a chiedersi “come mai”.
Quando ho ricevuto la proposta di società nelle edizioni Mangrovie, mi chiese se sarei stata all’altezza di questa nuova responsabilità. La possibilità di dare il mio contributo alla pubblicazione di scrittori stranieri che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi mi sembrava surreale come certi miei racconti. Nata in un paese che ha fatto del metticciato il suo stemma, avere la possibilità di portare sul mercato un espressione letteraria nuova, in grado di offrire ai lettori una diversa visione della realtà, più sociale e umana, aldilà delle regole commerciali del mercato editoriale, era a dir poco entusiasmante. Accettai senza pensarci più di tanto. Era un progetto ambizioso e lo sfondo mi piaceva.
Le prime linee che avete letto sono parte del nostro progetto editoriale. L’obiettivo principale della Mangrovie è quello di diffondere la Letteratura italofona di matrice migrante ovunque ci diano l’opportunità di urlare a squarciagola la nostra speranza di giorni migliori in materia di integrazione culturale. Tutti i libri Mangrovie sono certificati a Impatto Ambientale Zero e ogni giorno aumenta il numero di librai interessati nella commercializzazione delle nostre opere, che si trovano in vendita anche nelle Botteghe Equo Solidale.
Fanno parte del progetto Mangrovie altri scrittori migranti, tra cui, Susanne Portmann, Jorge Canifa Alves e Karim Metref.
Mi commuovo quando penso a quel febbraio del 2008, due giorni dopo il mio compleanno, in cui ho ricevuto la chiamata di Daniela Finocchi e pianse.
Provai la stessa commozione pochi giorni fa, quando consegnai alla mia ex datrice di lavoro una copia del mio libro, occasione in cui l’ho sentita dichiarare, con gli occhi umidi, di essere orgogliosa dei miei progressi. Ecco, per la prima volta in vita mia, portai via le buste della spazzatura con un sorriso tra le labbra. In una mano, portavo il mio umile contributo alla letteratura italiana, nell’altra, i rifiuti di una società in costante evoluzione.
INFO E CONTATTI
Nelle edizioni Mangrovie trovano collocazione le opere di scrittori stranieri che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi, facendo lo sforzo di uscire da sé, dal rifugio protetto e proteggente della propria lingua madre per raccontare andando presso l’altro, innanzitutto con la lingua. Essi dunque,
migrano prima di tutto tra le lingue che vuol dire anche migrare tra i mondi. Con le loro scritture che ri-creano il nostro italiano e ci consegnano i mondi diversi che loro abitano.
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