I libri pubblicati dalle autrici

Il "mosaico indigeno" di Loretta Emiri L'autrice CLM racconta la sua esperienza fra i popoli indigeni dell'Amazzonia

Scritto da Segreteria il 02 Ottobre 2020

Un’intervista a Loretta Emiri, indigenista, scrittrice e autrice del Concorso Lingua Madre, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Mosaico indigeno”, edito da Multimage.

Il libro nasce dall’esigenza di far circolare informazioni meno superficiali e stereotipate riguardanti i popoli indigeni presenti in Brasile – spiega Emiri – nella speranza che i lettori prendano coscienza del fatto che essi hanno preservato intatta la foresta amazzonica fino ai nostri giorni, che sono nostri contemporanei, che hanno molto da insegnare a coloro che hanno trasformato la terra in un tossico immondezzaio.

Loretta Emiri

Ci spiega come è nata la sua passione per la cultura indigena e come si è avvicinata ai popoli dell’Amazzonia?

Fin da piccola, due grandi desideri si sono istallati nella mia mente andando così a fondo che, da adulta, ho potuto realizzarli. Volevo diventare scrittrice e operare nel cosiddetto terzo mondo. Nella mia memoria, la tensione per il volontariato è riconducibile a un video al quale ho assistito durante i primi anni della scuola elementare. Quando l’età e la maturità mi hanno messo in condizione di poter fare scelte di vita, ho deciso che prima avrei svolto volontariato internazionale; poi mi sarei dedicata alla scrittura avendo ormai qualcosa di importante, di originale da dire.
Tutto indicava che sarei partita per lo Zaire. Poi conobbi una persona che lavorava con gli yanomami del Brasile; le stupende immagini che mi mostrò mi fecero innamorare di questo popolo e della sua lussureggiante patria-foresta. Per quattro anni e mezzo ho operato con e tra gli yanomami delle regioni del Catrimâni, Demini e Ajarani. All’inizio dovetti occuparmi di assistenza sanitaria e piani di vaccinazione, a causa delle malattie introdotte dagli operai durante la costruzione di una strada voluta dai militari; malattie ed epidemie che ridussero tredici villaggi a otto piccoli gruppi di sopravvissuti. Quando la situazione migliorò, mi dedicai allo studio e codificazione della lingua, all’alfabetizzazione di adulti nella lingua materna, alla produzione di saggi e materiali didattici quali l’abbecedario, il libro di lettura, la grammatica, il Dizionario Yãnomamè-Portoghese. Inserita in un piano più vasto, l’alfabetizzazione era uno dei mezzi utilizzati per aiutare gli indigeni a capire cosa stava avvenendo, e ciò che stava avvenendo era l’invasione delle loro vite e dei loro territori da parte dei fronti di espansione della società occidentale.
Durante gli anni successivi, dei diciotto vissuti nell’Amazzonia brasiliana, mi sono specializzata nella legislazione dell’educazione scolastica indigena. Organizzando e impartendo corsi di formazione per maestri indigeni, ho conosciuto altre etnie e i loro leader. I documenti finali di incontri e corsi venivano da me personalmente consegnati a deputati e senatori sensibili alla causa indigena; ed hanno contribuito a trasformare l’“educazione per l’indio”, pensata e imposta dell’uomo bianco, in “educazione scolastica indigena”, pensata e amministrata dagli stessi indigeni. La riflessione di leader e maestri è stata tenuta in considerazione durante l’elaborazione della nuova Costituzione promulgata nel 1988. Il mio libro Amazzone in tempo reale è la sintesi di questo periodo: i ventitré capitoli che lo compongono portano il nome di differenti leader o popoli indigeni con cui ho avuto contatti diretti; ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria per la Saggistica del Premio Franz Kafka Italia 2013.
Una volta rientrata in Italia ho potuto dedicarmi alla scrittura. Poiché l’elaborazione della privilegiata esperienza fatta è esplicita e voluta, posso affermare che sto dando continuità all’esperienza stessa. Direttamente o indirettamente, i miei testi rimandano all’esperienza fatta, agli indigeni, a lingue e culture, alla difesa di diritti territoriali e culturali. Nel maggio del 2018 sono stata insignita del Premio alla Carriera “Novella Torregiani –  Letteratura e Arti Figurative”, per la difesa dei diritti dei popoli indigeni brasiliani, appunto.

Loretta Emiri

Ci racconta l’approccio a questi temi nella sua ultima pubblicazione, “Mosaico indigeno”?

Il libro nasce dall’esigenza di far circolare informazioni meno superficiali e stereotipate riguardanti i popoli indigeni presenti in Brasile, nella speranza che i lettori prendano coscienza del fatto che essi hanno preservato intatta la foresta amazzonica fino ai nostri giorni, che sono nostri contemporanei, che hanno molto da insegnare a coloro che hanno trasformato la terra in un tossico immondezzaio.
Già pubblicati in riviste e spazi web, il libro riunisce testi che parlano di diritti e lotte indigene, di lingue e culture, di personalità quali Chico Mendes e Joênia Wapichana, che è la prima indigena eletta deputata federale. Tra le etnie citate troviamo la yanomami, macuxi, guarani-kaiowá, munduruku, xukuru, warao. Seppure la situazione congiunturale varia da gruppo a gruppo, ciò che emerge dalla lettura del libro è la formidabile resistenza dei popoli indigeni che lottano da cinquecento-venti anni per la sopravvivenza fisica e culturale.  In epoca recente, la lotta per la terra e per il rispetto dei diritti collettivi è portata avanti anche attraverso la letteratura, l’arte, la musica. I capitoli del libro si configurano come tessere di un mosaico il cui soggetto è la realtà indigena brasiliana contemporanea. Come fosse un collante, a tenere insieme i tasselli è la mia stessa esperienza.

Loretta Emiri