Le autrici di Lingua Madre

Marja che voleva restar fanciulla...

Scritto da Segreteria il 13 Maggio 2009

Di Sandra Scagliotti
Centro di Studi Vietnamiti

…Lei doveva morire e io con lei, ma mio padre scambiò le nostre vite con tre camion di armi.
Non so da dove venisse quella mercanzia, sono certa che sangue e dolore ne furono il prezzo.
Dal racconto di Marja Sabadini, Il Sogno di Marja

Vi sarebbero molte riflessioni da fare su questo scritto, su questo frammento di memoria di una bambina per metà vietnamita, che, al contrario di altre fanciulle e fanciulli del Viet Nam ebbe l’opportunità di salire su quell’aereo americano che Marja Sabadini ricorda come “il mostro che la porterà fuori dal Viet Nam”…
 
Quella mercanzia era frutto del traffico clandestino e illecito di droga, armi, motociclette e sesso, intrapreso nella Sài Gòn del tempo dell’occupazione americana, dove accanto a cinque-centomila marines v’erano altrettante prostitute, dove all’intossicazione dello spirito, alla “guerra psicologica”, adottata dal Pentagono, dalla Cia e dai suoi agenti, presenti nel paese sin dalla fine della guerra anti-francese, si affiancava l’intossicazione del corpo del nemico vietnamita, messo in atto per tramite di uno spargimento senza precedenti di napalm-diossina.
 Su di un paese grande press’a poco quanto l’Italia, durante il conflitto venne lanciato un quantitativo di bombe maggiore di quello caduto sull’Europa al tempo della Seconda guerra mondiale. Al Nord, furono dispiegate tutte le “armi del terrore” e i bombardamenti aerei rasero al suolo intere città. Al Sud, i combattimenti coinvolsero l’intero territorio e la popolazione: nel solo ambito del cosiddetto “Programma Phénix”, vi furono decine di migliaia di vittime; per snidare i soldati del Fronte nazionale di Liberazione, sparsi nelle foreste, gli Stati Uniti irrorarono con i defoglianti.2.500.000 ettari del territorio.
Per chi non conosce in modo approfondito la complessità di quel confitto e le implicazioni della guerra di popolo, della guerra di tutto un popolo in lotta contro l’aggressione americana, il racconto di Marja, figlia di una partigiana vietnamita e di un legionario italiano, può tuttavia risultare per tanti versi oscuro e controverso. Ciò che invece appare chiaro, immediato e diretto è il grido di dolore di quella fanciulla spaventata, il grido della lacerazione della guerra, lo strazio e l’angoscia che ogni conflitto agito comporta.
Nel caso del Viet Nam, quel grido ancora si può udire, perché le guerre non finiscono quando tacciono le armi ed oggi la terza generazione di quella nazione in lotta e tutto il suo ecosistema, ancora subiscono le conseguenze del micidiale composto chimico con cui il paese fu irrorato dall’aviazione americana. L’agente arancio uccide ancora in silenzio. La popolazione vietnamita è colpita nella sua carne, nei suoi figli, nel suo ambiente. E nessuno ha mai pagato quel “debito di guerra”.
Nell’inferno delle ostilità, Marja desiderava “fermare l’orologio del tempo”, per restare sempre bambina, per rimanere piccola, in un mondo tutto suo, al riparo dalla vista del dolore e del sangue. Il suo era un desiderio condiviso, come ci ha spiegato Pham Thi Hoài  ne Il Messaggero celeste, uno dei più interessanti romanzi del nuovo Viet Nam, dove Hoài, la protagonista, si rifiuta di crescere, per sottrarsi al disincanto ed alla disperazione della guerra e del dopoguerra…

Nel nostro paese, l’Asia del Sud-Est e, soprattutto il Viet Nam, costituiscono aree politico-culturali trascurate, sia nell’ambito della moderna asiatistica, sia nel campo dell’informazione e in sfera letteraria. Per contro, avvicinarsi alla conoscenza di questo angolo del continente asiatico è imprescindibile non solo per consolidare il nostro bagaglio di conoscenza, ma anche per meglio comprendere il nostro presente e la complessità del mondo in cui viviamo, sempre più accelerata all’interno della “globalizzazione” di tutti gli aspetti della Storia. Il racconto di Marja, al di là delle implicazioni della sua toccante esperienza, pur narrate con freschezza e semplicità, può costituire un ottimo stimolo ed indurci a saperne di più su di un paese che  rimasto a lungo e con un posto speciale, nella coscienza degli italiani  – e degli europei – che hanno a cuore i paesi del Sud del Mondo.
Il Viet Nam, paese di ricca e antica cultura, ha celebrato nel 2005 due importanti ricorrenze: i trent’anni della liberazione di Sài Gòn e i sessant’anni della proclamazione della Repubblica. Oggi è un paese prospero, finalmente in pace e in vertiginosa crescita economica; se alcuni risultati economici appaiono sorprendenti e, se è vero che il Viet Nam dopo aver vinto la guerra non ha perso la pace, come talune Cassandre dell’Occidente avevano ipotizzato, è pur vero che all’interno del paese rinnovato, accanto alle nuove sfide, numerosi problemi permangono irrisolti; fra questi, la gravosa eredità di un conflitto che non è finito col silenzio delle armi…
 
Sandra Scagliotti
Centro di studi vietnamiti