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La cura come relazione del mondo Il CLM all'Università di Padova

Scritto da Segreteria il 03 Giugno 2014

La cura come relazione con il mondo. Sapienza delle donne, costruzione o costrizione? Questo il titolo del convegno organizzato dal Forum di Ateneo per le Politiche e gli Studi di Genere dell’Università di Padova, coordinato dalla prof.ssa Saveria Chemotti, cui ha partecipato Daniela Finocchi portando l’esperienza del Concorso Lingua Madre con l’intervento Donne della migrazione: riconoscimento e simbolico materno.

Quando si parla di crisi, si parla inevitabilmente anche di rilancio, della capacità di superare attraverso strategie di innovazione e ottimizzazione. E se la crisi la superassimo con la cura? L’innovazione guarda avanti con l’uso sapiente del passato. E se recuperare il concetto di cura in quanto “bene” e valore fosse la chiave di volta che, inserita in un contesto sociale, politico e familiare, funge da volano di cambiamento e di crescita? Da questi importanti quesiti si è dato avvio ai lavori e alle diverse riflessioni che hanno animato il dibattito della giornata.
Si è quindi discusso della cura come parola e immaginario che ruota da sempre attorno all’universo femminile: è la donna che si prende cura di sé, della casa, degli altri, che ha attenzione per l’ambiente, che si preoccupa del futuro. La donna che, quando è uscita dal ruolo ancillare e domestico e si è proiettata nel contesto lavorativo ha dovuto aggiungere un ulteriore concetto di cura, quello del sostentamento di sé e della famiglia prima, e della realizzazione personale poi, senza che però questa “nuova cura” soppiantasse o sostituisse le precedenti.
«Con questo convegno abbiamo voluto guardare alla cura come a una parola polisemica, ovvero alle molteplici forme in cui le donne l’hanno applicata – spiega la prof.ssa Chemotti – riconsiderando in prospettiva originale il corpo, l’ambiente, le relazioni affettive, la città e l’interiorità. La cura insomma come punto di partenza, punto di forza delle donne e della loro capacità di intervento per cambiare il modello di sviluppo sociale, economico e culturale».
Numerosi gli interventi che si sono susseguiti nel corso dei tre giorni, tra i quali quelli d’apertura di Eugenio Borgna e Adriana Cavarero.
Venerdì pomeriggio la voce delle donne straniere e italiane del Concorso Lingua Madre si è alternata a quella di tante altre donne con esperienze e vissuti diversi e allo stesso tempo eguali. Ecco quindi Marzia Banci che con l’intervento Il gioiello della cura ha narrato la sua coinvolgente, commovente (e commossa) esperienza d’insegnamento all’interno del carcere. Donne detenute anche nel lavoro e nelle immagini di Valentina Valente che ha tracciato un insolito e interessante percorso attraverso la fotografia. Altrettanto stimolante l’intervento di Farah Polato che, attraverso le immagini del film Un sapore di ruggine e di ossa, si è interrogata ed ha sollecitato a ri-vedere l’immaginario relazionale. A chiudere i lavori Chiara Crepaldi con il suo lavoro di ricerca nella musica, nelle tradizioni, nella cultura popolare e contadina al femminile. Tutti gli interventi saranno raccolti negli atti e pubblicati prossimamente con il contributo dell’Ateneo e della Regione Veneto e andranno ad aggiungersi alla collana espressamente dedicata agli studi di genere e intitolata Soggetti rivelati. Ritratti, storie, scritture di donne coordinata da Saveria Chemotti, per la casa editrice Il Poligrafo di Padova.

Ecco le foto dell’evento.