Immagini riflesse, riflessioni immaginarie. L'italiano e i suoi sconfinamenti SalTo23
Scritto da Segreteria il 20 Maggio 2023
Nell’ambito del XXXV Salone Internazionale del Libro di Torino, sabato 20 maggio 2023 si è svolto in Arena Piemonte, nel Padiglione 2 del Lingotto Fiere, l’incontro Immagini riflesse, riflessioni immaginarie. L’italiano e i suoi sconfinamenti a cura del Concorso Lingua Madre.
Parole, voci, corpi di donne migranti e native, che si riflettono e riconoscono in un rimando continuo, senza tempo, oltrecanone: un confronto tutto al femminile con le autrici CLM Diana Paola Agámez Pájaro e Claudiléia Lemes Dias, Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso, e Carola Manolino del progetto Scienza Migrante, Università della Valle d’Aosta.
A condurre l’incontro Luisa Giacoma, linguista e lessicografa dell’Università della Valle d’Aosta, che ha ideato e segue dal 2013 il ciclo L’italiano e i suoi sconfinamenti, nell’ambito del programma CLM al Salone Internazionale del Libro.
Daniela Finocchi ha presentato il Concorso, nato diciotto anni per dare voce, a chi non ce l’ha, in quanto donna e in quanto migrante. Per continuare a farlo, due importanti novità: la nascita della rivista online del CLM, non più un periodico settimanale, ma un vero e proprio progetto editoriale che unisce comunicazione, rubriche tematiche, un podcast, una sezione audioracconti e tanto altro ancora. Inoltre, il cambiamento del sottotitolo dell’antologia Lingua Madre Duemilaventitré. Donne non più straniere in Italia (Edizioni Seb27), un “non più” necessario per sottolineare il cambiamento avvenuto in questi anni.
Come di consueto, durante l’anno sono poi tantissimi gli eventi e i progetti a cura del Concorso, tenendo però sempre al centro le autrici, protagoniste e creatrici di gemmazioni, come le due ospiti dell’incontro, vincitrici delle precedenti edizioni.
Claudiléia Lemes Dias, scrittrice, saggista oltre che autrice CLM, dimostra fortemente la sua volontà di allontanarsi da stereotipi e pregiudizi grazie a una scrittura dissacrante e ironica che rimane attuale: il suo libro d’esordio del 2008, Storie di extracomunitaria follia, è stato oggi riproposto in una versione aggiornata da Protos Edizioni. I suoi racconti illuminano con degli aspetti comici la tragicità dello sbarco di un gruppo di migranti in terra italiana, dandogli un valore letterario, e allo stesso tempo mirano a creare una dimensione umana e realistica, per niente banalizzata e appiattita dagli stereotipi culturali. «I miei racconti sono distaccati, in quanto difficilmente scrivo su me stessa essendo grande sofferenza; dall’altra parte si concentrano fortemente su ciò che mi sta a cuore, come le discriminazioni. Tengo molto alla connessione femminile e a quella migrante, cercando di distruggere gli stereotipi di italiane/i verso le/i migranti e viceversa, ma anche delle e dei migranti verso loro stessi. La mia è una scrittura politica».
Anche la scrittura di Diana Paola Agámez Pájaro, autrice CLM e mediatrice culturale, mira ad andare oltre ai pregiudizi grazie in particolare alla mostra foto-poetica WE CARE – insieme alla fotografa, e amica, Luisa Machacon. Il loro è un coraggioso sguardo a una diversa narrazione della vecchiaia per riscoprire la valenza del corpo giovanile e della genealogia femminile. Il progetto è nato per preservare la memoria della nonna della vincitrice CLM che ha spiegato: «Ho riflettuto sul concetto di “cura”, andando in cerca di quanto abbiamo in comune, io e mia nonna, nonostante la distanza intergenerazionale, la nascita in un paese differente, la lingua diversa. Ho infatti scelto di scrivere direttamente nella mia nuova madre, l’italiano e questo per me è un attraversamento vero e proprio dello specchio perché mi fa rivalutare il mio pensiero».
Luisa Giacoma ha quindi sottolineato l’ambivalente potere della traduzione, ringraziando anche Marina Minelli, di Aiti (Associazione italiana traduttori e interpreti), traduttrice dal tedesco: «In questa lingua il verbo tradurre è lo stesso di traghettare. A traduttori e traduttrici spetta dunque un difficile carico e per anni solo loro hanno trasmesso le storie tra paesi. Oggi, con la letteratura migrante, possiamo finalmente conoscere voci dirette».
A questo proposito è intervenuta Carola Manolino che è matematica dell’Università della Valle d’Aosta: «Scienza Migrante è un progetto di power engagement, perfettamente organico con lingua madre, benché si occupi di scienza in senso lato. A nostra volta vogliamo, infatti, dare voce alle storie, quelle di alto valore scientifico. Raccogliamo le testimonianze di vita e scienza di tantissime scienziate e scienziati e le lasciamo a disposizione di tutte e tutti perché sono parte di un patrimonio comune». Chi emigra si porta dietro un bagaglio culturale e di sapere scientifico spesso poco noto o inespresso: docenti, ricercatori e professionisti che compongono il team di Scienza Migrante hanno creato la loro piattaforma per contribuire al dibattito sull’importanza dell’integrazione per il progresso sociale, utilizzando il linguaggio universale della scienza e il valore del pensare scientifico.
Le relatrici si sono più volte intervallate e rispecchiate negli interventi, intercollegati e sconfinanti.
Ecco le foto.