Appuntamenti

Migrate nella lingua, approdate nella letteratura Il CLM al Forum Austriaco di Cultura di Roma

Scritto da Segreteria il 27 Ottobre 2020

Giovedì 22 ottobre il Concorso Lingua Madre ha partecipato alla tavola rotonda “Migrati nella lingua – approdati nella letteratura” organizzato dal Forum Austriaco di Cultura di Roma.

Il gruppo di discussione si è interrogato sulla letteratura di migrazione e transculturale nelle regioni germanofone e in Italia, mettendo a confronto le realtà austriaca/tedesca e quella italiana.

Relatrici dell’incontro la scrittrice di origine iraniana Nava Ebrahimi, vincitrice del premio letterario austriaco Österreichischer Buchpreis 2017 per il miglior esordio con il libro Sechzehn WörterClaudiléia Lemes Dias, scrittrice e autrice CLM, Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso, e Ramona Pellegrino, esperta di letteratura della migrazione in lingua tedesca e autrice CLM. A moderare l’evento Beate Baumann, docente dell’Università di Catania e fra le responsabili del Centro di ricerca interuniversitario Polyphonie.

Dopo i saluti del Direttore Georg Schnetzer e una breve introduzione delle partecipanti da parte di Beate Baumann, ad aprire l’incontro è stata Ramona Pellegrino che ha illustrato brevemente la letteratura di migrazione trasnazionale contemporanea in Austria, riportando i nomi più significativi e passando poi la parola a Nava Ebrahimi, quella che definisce “una delle voci più sorprendenti e affascinanti nel panorama germanofono”, ponendole una serie di domande volte a sondare il suo rapporto con la scrittura, la letteratura e soprattutto la lingua.

Nava Ebrahimi ha ricordato davanti al pubblico la se stessa bambina che sentiva la necessità di imparare velocemente la nuova lingua, il tedesco, un’urgenza peraltro percepita dalle tante famiglie, anche italiane, che negli anni ’80 si trasferivano in Germania e in Austria: il simbolo di una fortissima pressione a integrarsi. Approfondendo poi il suo legame con la lingua, sia questa quella persiana o quella tedesca, la scrittrice ha specificato che per lei è un mezzo per soddisfare il suo grande bisogno di raccontare e che il persiano, la sua lingua madre, anche se molto spesso accantonata in favore del tedesco, rimane la lingua in cui si sente bene, attraverso la quale si sente veramente se stessa.

La parola è poi passata a Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre, in collegamento remoto da Torino che ha presentato il progetto e i suoi 15 anni di attività sulla letteratura migrante delle donne. Un lavoro, questo che non si è fermato nel difficile momento di emergenza sanitaria che tutte e tutti stiamo vivendo: “Le autrici del Concorso Lingua Madre suggeriscono modi e forme di ripensamento del vivere associato – ha infatti spiegato Finocchi – per decostruirne i principi di esclusione, di guerra, di violenza, per fondare nuove cittadinanze. Diffondere il loro pensiero è necessario e urgente ed è il senso politico del lavoro svolto dal progetto in tutti questi anni”.

Finocchi ha quindi introdotto Claudiléia Lemes Dias, autrice del CLM ora scrittrice e blogger. Partendo proprio dalla sua partecipazione al Concorso, Daniela Finocchi ha illustrato la carriera di Lemes Dias facendo anche una piccola anticipazione: la prossima uscita del nuovo libro dell’autrice brasiliana Fascismo tropicale. Il Brasile tra estrema destra e COVID-19, saggio di cui Daniela Finocchi ha curato la prefazione.

“La mia scrittura è profondamente sociale, impegnata” ha esordito Claudiléia Lemes Dias, spiegando come le sue origini in una famiglia meticcia, complessa in una delle zone più povere del Brasile l’abbiano portata a laurearsi in legge. “Sono rimasta scioccata dalle immagini di Lampedusa, perché avevo visto sempre più gioia che dolore in Africa” spiega poi Lemes Dias riguardo alla genesi del suo racconto FPS25, vincitore del Primo Premio alla III edizione del Concorso Lingua Madre, spiegando poi come abbia presto capito che quello di scrittrice migrante fosse un ruolo che le stava stretto, sentendo il bisogno di andare oltre questa etichetta. “È stato a questo punto che ho scritto Nessun requiem per mia madre che vuole indagare il rapporto psicologico fra madre e figlio maschio, un approccio che ho poi ripreso, in modo differente, nel mio blog L’arte di salvarsi dove tratto, in italiano, il tema del narcisismo perverso e della psicopatia nei rapporti familiari e di coppia”. Claudiléia Lemes Dias ha proseguito spiegando come per lei l’esperienza online sia una continua sorpresa: il blog raggiunge 5 milioni di visualizzazioni annue e il numero di accessi durante il lockdown è triplicato.

Ma esiste una letteratura della migrazione? E cosa implica la scelta di scrivere in un’altra lingua? E ancora, esiste davvero, soprattutto per le donne, una “lingua madre”? Su questi e altri interrogativi è continuata la discussione. “Non riesco a scrivere in un modo che non sia di denuncia – ha concluso Claudiléia Lemes Dias – sia quando parlo di relazioni di coppia sia a un livello più ampio, come si può vedere dal saggio che uscirà. Ho la capacità di immedesimarmi nella sofferenza, forse per la mia infanzia e il mio passato: vengo da un Paese estremamente violento e sono sicura che questo influenzi la mia scrittura. Mi sento quindi di affermare che sì, esiste una letteratura di migrazione con caratteristiche ben precise, come esiste una letteratura di genere. Forse il mio percorso giungerà al termine quando riuscirò, finalmente, a scrivere di me una cosa che mi risulta ancora molto difficile”.

Alla tavola rotonda è quindi seguita la presentazione del libro Sechzehn Wörter di Nava Ebrahimi, di prossima pubblicazione in Italia.

Qui alcune foto dell’evento.