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Scatti. Storie di donne migranti fra racconto e immagine Il CLM a Scrittorincittà 2021

Scritto da Segreteria il 22 Novembre 2021

Venerdì 19 novembre il Concorso Lingua Madre ha partecipato, insieme alle autrici, a Scrittorincittà, il festival letterario di Cuneo che raccoglie autori, libri, presentazioni, incontri, dibattiti attorno a un tema, ogni anno diverso. Quest’anno il fitto programma è stato strutturato a partire dalla parola Scatti, che ha ispirato i molti eventi, organizzati sia in presenza sia online.

Il CLM, da sempre presenza fissa alla manifestazione, ha proposto l’incontro “Scatti. Storie di donne migranti fra racconto e immagine” al quale hanno partecipato le vincitrici della XVI edizione CLM Natalia Marraffini (Primo Premio) e Manijeh Moshtagh Khorasani (Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la fotografia) insieme a Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del progetto.

Proprio Daniela Finocchi ha aperto l’incontro, presentando il Concorso Lingua Madre con le tante attività e progetti realizzati, e il lavoro svolto per dare voce a donne “in relazione” attraverso la letteratura migrante femminile. Ha quindi presentato le autrici e la nuova antologia Lingua Madre Duemilaventuno. Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27), che costituisce, insieme ai precedenti 15 volumi, un vero patrimonio letterario, raccogliendo storie in cui la migrazione non è più un semplice sfondo ma influisce sulle trame e sulle protagoniste, generando traiettorie narrative inaspettate.

La parola è quindi passata a Natalia Marraffini che ha spiegato come nel suo racconto abbia sondato il tema dell’identità. «Nonostante le mie origini sudamericane abbiano segnato tutto il mio percorso, spesso non venivo riconosciuta come straniera. Questo ha creato in me una dissonanza, una mancanza di consapevolezza che, anche grazie al Concorso, sono riuscita a individuare riportando la mia esperienza sulla pagina scritta. Partecipare a questo progetto per me ha significato molto, anche perché mi ritrovo totalmente in questa condivisione di valori legati al femminile, alla potenza delle voci delle donne, all’inclusività. Ne La straniera segreta descrivo il percorso alla ricerca della mia identità, una condizione che credo ci accomuni tutte e tutti, ovvero il sentirsi straniere e stranieri a se stesse/i, soprattutto nell’adolescenza».

«Il tema dell’identità è molto presente anche nella mia fotografia La donna e il campanile, in cui una donna con il velo guarda fuori dalla finestra – ha proseguito Manijeh Moshtagh Khorasani – Quel velo per me rappresenta il bagaglio, culturale, emozionale, personale, di ogni donna, non solo quelle mussulmane. Con questo scatto volevo raccontare una storia e in qualche modo l’immagine si riflette anche ne Lo sguardo oltre, il racconto autobiografico pubblicato nell’antologia, in cui affronto le diverse fasi della crescita di una donna: in Iran nell’infanzia, e in Italia per gli studi universitari dove poi scoprirà il suo vero io, quello più profondo».

Presa di consapevolezza, l’importanza dell’istruzione, linguaggi differenti che si incrociano con differenti visioni del mondo. Elementi che segnano il percorso di crescita e che da iniziali svantaggi tornano poi nella vita di entrambe come ricchezza. Ecco quindi il razzismo non sempre esplicito, che si cela in frasi apparentemente “accoglienti” ma che ferisce perché dimostra come la percezione degli altri sia univoca, parziale ed escludente. «Il razzismo si percepisce da uno sguardo, dal modo diverso di parlare delle persone quando si rivolgono a te», ha spiegato Khorasani. «Io ho il privilegio di non sembrare straniera  –  ha concluso Marraffini – su questo, invito spesso a riflettere perché l’apparenza è uno snodo decisivo: il pregiudizio si basa su questo, è vuoto, nasce da ciò che sembra diverso».

L’importante è decostruire gli stereotipi per arrivare a una nuova narrazione del femminile  in tutti i campi, non ultimo il tema della violenza contro le donne, che continua quotidianamente ad occupare i notiziari di giornali e televisioni.

«Credo ci sia una violenza sistemica nei confronti delle donne. Da tempo mi dedico a questo tema – infatti proprio di violenza tratta il mio libro Off-line. Zona rossa, pubblicato da Porto Seguro Editore – e ho notato come si sia arricchito di tanti stereotipi. Spero con la mia scrittura e con il mio lavoro di andare a decostruire questi stereotipi, a partire dalla visione della “vittima”, a cui bisogna dare parola e che meglio andrebbe indicata con il termine “survivor”, sopravvissuta: una persona che ha subito violenza ma che allo stesso modo ha intrapreso un percorso per non essere rappresentata solamente da quanto subìto» ha precisato Natalia Marraffini.

Una realtà che è necessario affrontare con nuovi presupposti anche per Manijeh Moshtagh Khorasani: « La violenza assume forme assai diverse fra loro e viene esercitata in diversi ambiti. La discriminazione è una forma potente di violenza psicologica. Credo che la maggior parte delle donne abbia subito qualche forma di violenza nella propria vita, e che questa sia una condizione che purtroppo ci accomuna tutte. Al mio arrivo in Italia mi aspettavo un mondo meno patriarcale, invece ho dovuto lottare non solo dal punto di vista personale ma anche in ambito professionale».

Qui il video dell’incontro.