Appuntamenti

Voci di affermazione e verità Le autrici CLM a Portici di carta 2023

Scritto da Segreteria il 12 Ottobre 2023

Un weekend di incontri e riflessioni: anche quest’anno a Portici di carta 2023, manifestazione del Salone Internazionale del Libro di Torino, hanno partecipato diverse autrici CLM.

Due appuntamenti hanno coinvolto la saggista Claudiléia Lemes Dias grazie all’organizzazione dell’associazione italo-brasiliana Warã e del suo presidente Paulo Henrique Correia. Si sono svolti in una delle tappe de Il giro del mondo in 40 libri – iniziativa proposta dal Centro Interculturale della Città di Torino che invita autrici e autori, con il supporto di numerose realtà del territorio, per affrontare temi legati a diritti, immigrazione, pace, intercultura.

Sabato 7 ottobre è stato presentato, con la moderazione del giornalista e scienziato politico Marco BaniLe catene del Brasile. Un paese ostaggio delle religioni (L’Asino d’oro), un saggio che analizza la spartizione politica del paese tra formazioni religiose, le quali attraverso la violenza proselitista hanno annichilito la cultura dei popoli indigeni e sottoposto ogni presidente della Repubblica a costanti ricatti.

In questo articolo è disponibile la ripresa dell’incontro e un approfondimento specifico di queste dinamiche.

 

Domenica 8 ottobre la saggista ha invece discusso quanto approfondito in Fascismo tropicale. Il Brasile tra estrema destra e Covid-19 (Dissensi edizioni) insieme a Daniela Finocchi, che ne ha scritto la prefazione. Quel che ne emerge è la trattazione di un maschile tossico che si impone su territori, persone indigene, rapporti sociali e informazione nonché sulle donne – principali vittime del sistema del governo Bolsonaro per l’impossibilità di ricorrere a metodi contraccettivi o di abortire, le violenze sulle bambine, i licenziamenti per quelle che si sono opposte al Ministero delle Sanità.

Claudiléia Lemes Dias ha spiegato in modo puntuale e diretto dati, eventi non trattati dai media e strategie della propaganda di estrema destra: testimonianze che collaborano alla decostruzione dell’immagine allegra, positiva e stereotipata del Brasile per mostrare invece un paese spaccato, misogino, aggressivo e militarista.

L’evento è stato arricchito dalle domande del pubblico e dall’accompagnamento musicale di ComunicaTo Samba, orchestra di percussioni brasiliane.

 

Sempre domenica 8 ottobre, nella Sala Turinetti delle Gallerie d’Italia, si sono invece confrontate Patrycja Holuk, Hasti Naddafi e Chiara Nifosi, tre giovani vincitrici del XVIII CLM che hanno illustrato la rispettiva posizione nei confronti della scrittura e il loro impegno nel cercare l’autenticità di una voce propria.

«Nell’arte non ci sono lingue, ci sono solo linguaggi – ha detto Patrycja Holuk – posso scegliere vie molto espressive nelle sceneggiature come nella fotografia». L’autrice, che con il suo racconto Le crociate ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival, lavora sia per il cinema sia per la televisione e proprio questa modalità espressiva l’ha aiutata a raccontare il suo sentimento di inadeguatezza nei confronti del mondo e di se stessa. «Io in campo artistico esisto, nel mio modo personale – ha spiegato –  non mi devo nemmeno chiedere se sono inadeguata o meno rispetto al mio essere polacca o italiana». La scrittura è stata per lei “terapeutica” e l’ha aiutata ad affrontare il dolore di storia una storia personale traumatica, da cui inizialmente era portata a dissociarsi.

Anche per Hasti Naddafi, vincitrice del Premio Speciale Slow Food – Terra Madre con il racconto Un sorso di casa, lotfan, la scrittura è stata il mezzo per decostruire la propria storia e per legarla strettamente all’attivismo: un motore sociale e politico che la spinge a cercare, e creare, per le persone con background migratorio, nuove e più corrette rappresentazioni. Quest’ultime, infatti, sono spesso assenti o fallaci a causa del razzismo istituzionalizzato, ma anche a causa di privilegi inconsapevoli. L’autrice ha per questo richiamato l’attenzione anche su quegli atteggiamenti apparentemente positivi, ma egualmente irrispettosi, che talvolta muovono le persone senza che se ne rendano conto, come per esempio la curiosità insistente su usi, costumi, provenienze. «Se l’obiettivo è davvero conoscere l’Altra e l’Altro – ha sottolineato – allora bisogna rispettare i suoi limiti personali e quanto lei o lui voglia farsi conoscere. Capita invece che le persone con background migratorio siano viste come a servizio di quelle occidentali, come beni di consumo, portatori di una cultura da conoscere solo per consumarla, appunto».

Aspetto ulteriormente approfondito da Chiara Nifosi, che ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane proprio con un racconto – La dolce bizzarra – che riflette sulla sua condizione di privilegio nello stare accanto a lotte altrui. «In quanto italiana, studiosa che vuole diventare mediatrice culturale – ha detto – devo chiedermi che posizione voglio avere e l’ho dovuto fare anche con la storia della ragazza iraniana che ho narrato. Non volevo essere io la protagonista che per lo stereotipo dell’occidentale si appropria di voci altre, eppure non volevo nemmeno ritrarmi. Anche grazie alla partecipazione al Concorso ho capito che esiste un modo, per essere curiosa senza sopraffare, per essere attivista senza essere salvatrice».

Tanti i punti di contatto tra le autrici nonostante le appartenenze così diverse: un’ulteriore testimonianza di quanto sia necessario che ogni donna prenda voce – la propria voce autentica e libera – così da potersi conoscere e riconoscere nell’incontro con l’Altra.