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Storie di donne migranti Il CLM a Conversazioni sul futuro 2022

Scritto da Segreteria il 18 Ottobre 2022

Si è rinnovata anche per il 2022 la partnership, consolidata da anni, fra il Concorso Lingua Madre e Conversazioni sul futuro, il festival leccese giunto alla X edizione che ha visto protagoniste le autrici CLM domenica 16 ottobre con l’incontro Lingua Madre: racconto delle donne straniere in Italia. Hanno partecipato le vincitrici della XVII edizione del Concorso Diana Paola Agámez Pájaro, prima classificata, e Chiamaka Sandra Madu, terza classificata, in dialogo con Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del progetto. Presenti all’evento le scrittrici, parte del Gruppo di studio CLM, Simona Cleopazzo e Loredana De Vitis, anche autrice del Concorso.

Di seguito il racconto nell’articolo di Loredana De Vitis, che ha moderato l’incontro.

A poche ore dall’ennesimo episodio razzista, detonato mediaticamente perché coinvolge la campionessa di pallavolo Paola Egonu, di Lingua Madre torniamo a parlare a Lecce a Conversazioni sul futuro. È domenica 15 ottobre, siamo negli spazi della Biblioteca Ognibene, l’ideatrice e anima del concorso Daniela Finocchi è qui con due delle vincitrici della XVII edizione: Diana Paola Agámez Pájaro e Chiamaka Sandra Madu. Questo incontro è una boccata d’aria fresca in un clima che sentiamo lontanissimo dalle nostre sensibilità e dai nostri desideri. Inevitabile allora sottolineare che il razzismo non è, in Italia, un fenomeno recente, e che iniziative come Lingua Madre lo dimostrano.
Da 18 anni il concorso raccoglie racconti di, non racconti su, donne “straniere” in Italia, laddove straniere richiama etimologicamente l’estraneità rispetto a un contesto non solo territoriale ma soprattutto sociale e culturale, quello tenacemente patriarcale. E lo fa senza rappresentarsi come un’iniziativa “benefica”, che “salva”, che “interpreta”, ma come uno spazio a disposizione per scrivere, per fotografare, per leggere, per conoscere, per allargare i nostri sguardi. Non “parla” il concorso, parlano le autrici.
Il corpo è il punto focale dei racconti di Agámez Pájaro e Madu: un corpo che attraversa esperienze e affronta ostacoli, che è strumento di conoscenza e desiderio in potenza e in azione. Non ci sono accuse in questi racconti, non colpevolizzazioni, non giustificazioni, non pietismo: ci sono coraggio e orgoglio, sono storie che non “rispondono” a narrazioni stereotipate e che dunque finiscono per evocarle mettendole inevitabilmente ancora una volta su un palco, ma che propongono nuovi punti di vista.
Ne “Il mio corpo: un posto felice”, Agámez Pájaro racconta la forza e la bellezza di corpi che cambiano: «Sono partita dal confronto con mia nonna, e continuo a lavorarci con le mie amiche, le mie vicine, la mia tribù», racconta l’autrice. Leggiamo parole che risuonano nelle esperienze di molte, e che apprezziamo perché nominano, disintegrandoli, molti tabù:

La vecchiaia non ha alterato le sue pulsioni vitali, né la sua creatività quando costruisce un nuovo erotismo  dalle  particelle dei ricordi e dall’impeto della vita che  a novantotto anni non smette di palpitare. Mia nonna è consapevole che ciò che ci collega agli spazi onirici e trascendenti del corpo, della vita e della morte, è l’erotismo; non si è spento in lei, e ne approfitta ogni mattina. È il suo modo di  ricordare che è viva e che il suo corpo ha acquisito un valore diverso che vuole riconoscere. Il suo corpo non è un deposito; il suo corpo è movimento e trasformazione, esperienza e dolore, piacere, immaginazione e anche  trasgressione. Sì, trasgressione: perché osa lasciarlo andare a un punto della vita in cui per il mondo siamo esseri inutili parcheggiati in attesa dell’ora della morte.

L’orizzonte si allarga a partire dalla scena di una doccia condivisa, dalla quotidianità di nonna e nipote alla rivendicazione della dignità in ogni tempo e in ogni luogo del corpo delle donne.
Una scena intima apre anche “Lame in libri” di Madu, che racconta la pratica delle mutilazioni genitali femminili dal punto di vista di chi non conosce altri punti di vista che quello tradizionale: «In alcune culture le mgf sono vissute come un momento di festa», spiega l’autrice, «ma nel controllo, nella mutilazione, nella limitazione dei corpi delle donne c’è la riproduzione di una certa struttura di potere. È importante diffonderne la conoscenza».

– Sei contenta per me? – mi chiese.
– Ti appoggerò qualunque sarà la tua decisione domani, – risposi. – Ma sappi che gudniin non porta benefici.
– Mamma dice che gudniin non è solo dolore, dolore, dolore, – mi disse mentre si spalmava chili di crema profumata. – È anche una festa, un giorno speciale per noi donne del Corno e la nostra famiglia. Il giorno in cui il nostro dolore ci avvicina a nostra madre, a nostra sorella e a ogni donna della nostra comunità.
In un certo senso era vero, perché si tratta dell’unico mondo che conosce nostra madre, ma conoscere un unico mondo è prigione. A volte fa paura discostarsi da ciò che hanno fatto le nostre madri, ma non bisogna temere perché è con il coraggio che si va avanti.
– Anche io avevo paura di essere emarginata dalle altre donne, di non trovare un marito, – le dissi, – la paura è come l’impeto delle onde del mare, come il volume assordante del rombo o il ruggito del tuono, ma bisogna liberarsene.

Dalla Colombia e dalla Nigeria all’Italia queste autrici narrano così genealogie femminili, ricordandoci che il sapere è una delle chiavi dell’autodeterminazione, e che le identità sono sempre multiple e in continua evoluzione. Ce lo confermano le artiste parlandoci dei loro progetti futuri: Agámez Pájaro impegnata in un percorso creativo di indagine sul tema del corpo con la parola e con l’immagine, Madu che lavora su una raccolta poetica sulle origini della sua famiglia.
Da Lingua Madre sono iniziati diversi percorsi di scrittura e creatività più duraturi e solidi del tempo annuale del concorso – da Claudileia Lemes Dias a Nadia Kibout, conosciute negli anni scorsi sempre grazie a Conversazioni sul futuro, alle autrici che abbiamo potuto conoscere quest’anno. Lo ricordiamo chiudendo l’incontro: Lingua Madre è uno spazio aperto tutto l’anno, dai profili social ai podcast fino alla collaborazione con l’editrice salentina Besa Muci. Se abbiamo occasioni di evitare “il pericolo di un’unica storia”, per usare le perfette parole di Chimamanda Ngozi Adichie, lo dobbiamo a iniziative come Lingua Madre e Conversazioni sul futuro. Non sprechiamole.

Ecco tutte le foto dell’evento.