Le autrici di Lingua Madre

Raccontami la storia Il CLM a Bookcity Milano 2022

Scritto da Segreteria il 18 Novembre 2022

Giovedì 17 novembre si è svolto, nell’ambito di BookCity Milano, l’incontro Raccontami la storia: presente e passato nelle testimonianze di donne straniere. L’evento è stato organizzato dal CLM in collaborazione con la Statale di Milano: molte infatti le studenti che hanno partecipato al Concorso, anche nelle ultime edizioni, ottenendo premi e il riconoscimento della pubblicazione. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i libri Lingua Madre Duemilaventidue (Edizioni SEB27), Madre piccola (66THAND2ND) e Le catene del Brasile (L’asino d’oro). Sono intervenute le autrici dei volumi Ubah Cristina Ali Farah e Claudiléia Lemes Dias, anche autrici del Concorso, in dialogo con Daniela Finocchi, ideatrice CLM, Silvia Cassamagnaghi Giuseppe Sergio, docenti de La Statale di Milano, Silvia Stefani, Università degli Studi di Torino.

A introdurre l’incontro Giuseppe Sergio: «Quest’anno La Statale partecipa a Bookcity Milano con 48 eventi, 8 dei quali – come quello di oggi – sono organizzati dal Dipartimento di Lingue, letterature, culture e mediazioni. Il tema di questa edizione è “La vita ibrida” che abbiamo voluto declinare nel sottotema dei “saperi ibridi”. Abbiamo quindi deciso di indagare questi argomenti a partire dalla presentazione della nuova antologia Lingua Madre Duemilaventidue e del Concorso Lingua Madre stesso a cui hanno partecipato moltissime donne straniere, migranti o native, molte delle quali hanno poi intrapreso la carriera di scrittrice, come Ubah Cristina Ali Farah e Claudiléia Lemes Dias, presenti qui con noi oggi».

Daniela Finocchi ha quindi presentato il Concorso Lingua Madre spiegando come lo scopo primo del progetto sia la relazione: «Sono le stesse autrici a moltiplicare la possibilità di scambio grazie a iniziative spontanee, nel vero spirito del Concorso, ovvero la valorizzazione dell’intreccio culturale che è prima di tutto intreccio relazionale. Le 17 antologie rappresentano un patrimonio di storie, testimonianze, emozioni ma anche immagini, un aspetto di cui Lingua Madre Duemilaventidue è chiaro esempio: è infatti proprio dall’unicità delle donne che si è attinto per realizzare la copertina dando spazio a un’immagine di libertà, colore, movimento, partendo dagli scatti di due autrici CLM. Scrittura e fotografia sono quindi in dialogo, in un rimando continuo tra letteratura e immagine. Un racconto dinamico, teso al futuro che restituisce senso alla propria esperienza, aprendo la strada al riconoscimento e accorciando le distanze. Così anche frammenti di ricordi personali, se condivisi, possono costruire spazi in cui riconoscersi e scoprirsi, poi, inevitabilmente simili».

La parola è quindi passata a Silvia Stefani, antropologa che da tempo studia la società brasiliana e ha condiviso con gli e le studenti le sue riflessioni a partire dal saggio Le catene del Brasile. «Questo testo mi ha molto colpito, perchè fra i temi che interessano l’antropologia ci sono le rappresentazioni. Il libro di Claudiléia va ad arricchire e smontare certe convinzioni e idee che abbiamo della realtà brasiliana di oggi. E fa questo a partire da due aspetti: il ruolo e la centralità che hanno oggi i culti neo-pentecostali e l’analisi della vittoria del partito di Lula, che non costituisce la grande vittoria della sinistra come viene spesso percepita all’estero. Questi sono temi che in Italia, in Europa, non sono messi a fuoco mentre questo saggio ha il merito di raccontarli in maniera completa e rigorosa, dando loro la giusta centralità. Analizzando il testo, emerge chiaro il collegamento con i “saperi ibridi”, già citati prima, che credo si colleghino bene proprio ai culti neo-pentecostali, capaci di spaziare in ogni ambito della società grazie a caratteristiche che attingono a diverse sfere del sociale: per questo sono un fenomeno così complesso».

«L’idea per questo libro è emersa con il mio saggio precedente, quando mi sono accorta che sui culti neo-pentecostali avevo raccolto moltissimo materiale» è quindi intervenuta Claudiléia Lemes Dias, proseguendo: «Non bisogna pensare che il neo-pentecostalismo sia un’esclusiva brasiliana perché è già approdato anche in Italia. In Brasile queste religioni sono delle vere e proprie sette, con l’aggravante di aver fondato dei partiti politici che hanno acquisto molto potere e sono quindi capaci di tenere sotto ricatto i politici e anche i presidenti della repubblica. Un aspetto che è diventato chiaro in tutto il mondo con le recenti elezioni. Sono movimenti misogini, razzisti, pericolosi, in grado di scatenare ondate xenofobe. Mi sono dedicata alla saggistica solo negli ultimi anni, prima il mio percorso è stato letterario, iniziato proprio con la partecipazione al Concorso. Aver vinto il primo premio nel 2008 per me è stato un fatto eccezionale, qualcosa di totalmente fuori dal mio mondo. Mi ha aperto un orizzonte, mostrandomi una possibilità di espressione che non avevo mai preso in considerazione fino a quel momento, facendomi acquisire consapevolezza, dandomi fiducia e coraggio».

Silvia Cassamagnaghi ha quindi approfondito gli argomenti trattati secondo una prospettiva storica: «Il tema di quest’anno è particolarmente vicino al mio approccio alla storia contemporanea: si presta bene alle contaminazioni, a una molteplicità di saperi che presuppongono la conoscenza di diversi settori disciplinari, in cui è compresa, da qualche anno, l’esplorazione dei sentimenti. Ricostruire quindi il passato prendendo come oggetto della propria ricerca quello che gli studi anglosassoni chiamano Emotional Landscape, panorama delle emozioni. Questa nuova branca del sapere si presta molto bene alla narrazione della migrazione, che coinvolge una moltitudine di sentimenti. Le emozioni trattate in prospettiva storica sono quindi essenziali anche perchè si tratta di esperienze condivise da tutta l’umanità. Sono convinta che presto i racconti CLM potranno diventare a loro volta fonti per raccontare l’esperienza di chi è arrivata in Italia e si è trovata a dover gestire il cambiamento, i rapporti, a mantenere viva la memoria del passato. Compiti che tradizionalmente sono delle donne, che li portano avanti attraverso il cibo, le relazioni, la cura della famiglia».

«Sono stata la prima vincitrice del Concorso Lingua Madre, un’emozione per me enorme: credo che soprattutto per noi donne, anche come autrici, uno degli aspetti più importanti sia il riconoscimento: il CLM mi ha donato la legittimità di prendere parola» ha esordito Ubah Cristina Ali Farah, approfondendo poi il suo percorso letterario e personale: «Sono somalo-italiana, un retaggio che ha molto condizionato la mia vita: sono frutto di quella storia coloniale italiana che si cerca di non riconoscere, di evitare. Sono cresciuta in Somalia, Paese in cui sono rimasta fino allo scoppio della guerra civile del 1991. Tornare in Italia per me fu uno shock. Avevo pensato che l’Italia sarebbe stata pronta ad accogliermi, ma non fu così. L’italiano è sempre stata la mia lingua madre ma per strada veniva vista solo la mia “esoticità”: per la prima volta mi sono resa conto che l’Italia non sapeva nulla di quello che era il suo passato coloniale. Per questo credo che scrivere sia così importante. La memoria ha tante falle, è soggettiva e parziale ma la scrittura può dare un valore condiviso a emozioni e trascorsi».

Un incontro ricco di tematiche e spunti di approfondimento capace di coinvolgere le molte e i molti studenti presenti, che hanno accolto gli interventi delle relatrici con calorosi applausi e richieste di approfondimento.

Ecco le foto dell’evento.