Appuntamenti

"Il bagaglio della vita: dalle pellegrine alle donne globali" CLM e Fondazione Torino Musei

Scritto da Segreteria il 12 Aprile 2010

Sabato 10 aprile si è svolto al Borgo Medievale (Parco del Valentino, viale Virgilio 107, Torino) il laboratorio “Il bagaglio della vita – dalle pellegrine alle donne globali“, secondo appuntamento del ciclo di incontri “Parole fra donne”, realizzato dal Concorso e dalla Fondazione Torino Musei.
Le donne partecipanti sono state invitate a raccontare alle altre il proprio bagaglio, non solo concreto e reale, ma anche un suono, un profumo, un ricordo o un sentimento legato ad un viaggio. Prima di scrivere, sono state accompagnate nella realizzazione di una piccola borsa, una custodia del loro bagaglio.
Il prossimo appuntamento sarà sabato 22 maggio a Palazzo Madama e avrà come tema Chitarra, liuto e bongo – dalla musica medievale alle percussioni africane.
Leggi i racconti e guarda le foto

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“Viaggio. Innanzi tutto ricerca di relazioni nuove, ma rassicuranti e interessanti.
Emozione mista a paura e eccitazione quando, chiusa la valigia, si tenta di dormire in attesa della sveglia, alla vigilia di un viaggio.
Il viaggio inizia quando, chiusa l’auto, il paesaggio di scorre di fianco e i pensieri scorrono liberamente dentro e fuori di te… (Non dimenticare gli occhiali di ricambio.)
Nello zaino c’è sempre un posto per un libro, anche se non verrà aperto, al suo ritorno con me mi racconterà del nostro viaggio. I colori della copertina si incrociano coi colori della gita in montagna.
La fatica di riaprire la valigia al ritorno da un lungo viaggio in un paese lontano. Forse paura di perdere le emozioni, i colori, i suoni, gli occhi profondi e sorridenti di tanti sconosciuti incontrati per strada.”

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“Pensare al presente, sognare il futuro, dimenticare il trapassato, ricordando il cammino. La felicità è fatta di buona salute e cattiva memoria. Prima di partire, scegliere il punto di partenza. Viaggiare con occhi di scoperta, ascoltare nuove voci, ricordando le parole dimenticate.”

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“Divisa a metà.
Questa la condizione che vivo.
Attratta da una terra che non sarà mai la mia e radicata in una che di altri.
Figlia di emigranti.
Nessun dialetto parlato, una cadenza nata da mille accenti che non si identifica in alcun luogo.
Due abitazioni distanti mille chilometri e nessuna casa.”

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“Il lungo viaggio della mia vita è positivo perché me lo invento ogni giorno. Sono curiosa, amo il teatrino della vita e amo la gente.”

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“Qual è l’oggetto che porto sempre con me? Un foglio, una semplice fotocopia di un atto congressuale americano. Risale alla seconda metà dell’Ottocento e al bisogno lo leggo.
Ultimamente, sempre più spesso.
Parla di persone dalla pelle scura da cui bisogna guardarsi, che bisogna temere.
Puzzano perché non si lavano, vivono stipati in piccole case, stuprano le donne.
Sono gli italiani”

“Le radici, la casa interiore a volte non coincide con la famiglia… non sono i genitori e non sono i figli o il marito. Da dove nasce, che cos’è casa?
SORPRESA: immagini di: libertà, silenzio, paesaggi selvaggi da donne di Torino.
Cura la mente e ti prenderai cura del corpo. Quante volte avere, avere tutto ciò che è necessario non basta!
Quando si gira per il mondo, quando casa non puoi trovare e non sai cosa chiamare casa…
La mia casa sono io e la mia serenità e il mio riposo sono fondamentali… trovare un luogo accogliente insieme con le persone buone… niente altro… forse!”

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“Penso che esistano due tipi di bagaglio, quello che si prepara per fare un viaggio di piacere e quello che si prepara per cambiamento di vita. Nel viaggio di piacere porto lo stretto necessario, e nel bagaglio che ho portato per venire in Italia ho portato due figlie e tutte le foto.”

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“Io intendo il viaggio in modi diversi: il viaggio come metafora della vita; il viaggio come trasferimento temporaneo da un posto all’altro; il viaggio come ricerca di un luogo dove vivere.
Nel viaggio inteso come vita, il bagaglio che mi porto dietro è fatto di valori, emozioni, ricordi, esperienze e spero possa ingrandirsi. Mi piace l’idea di navigare senza dover sempre prefiggermi una meta ma per il gusto di farlo, ogni giorno, scoprendo nuovi lidi e facendo tesoro delle avventure vissute. Anche il viaggio inteso come attività di svago o di relax mi lascia sempre qualcosa:mi consente di rigenerarmi e di prendere distacco dalla vita di tutti i giorni, e questa visuale mi offre spunti diversi, prospettive interessanti e nuovi propositi. Il viaggio come movimento migratorio comporta problematiche differenti come la difficoltà di imparare una nuova lingua o quella di inserirsi in un contesto nuovo ma è pur sempre arricchente se si è disposti ad accogliere una cultura diversa”

“Sono nata a Moncalieri nel maggio del 1982. Mia mamma è cuneese, mio padre di un paese in provincia di Reggio Calabria. Il mio cuore è diviso in due: il Piemonte è la mia prima casa ma la Calabria è la mia casa di villeggiatura. Sono ormai ventisette anni che a Natale e in estate io e la mia famiglia intraprendiamo un viaggio lungo diciannove ore per raggiungere il sole, il mare e una terra ricca di cultura, di allegria e di antiche tradizioni. I miei ricordi più belli tuttavia non sono legati alla meta, ma al percorso, al viaggio che affrontiamo per giungere alla meta. Ricordo che quando io e mia sorella eravamo piccole i miei genitori mettevano i bagagli dietro i sedili, in modo da creare una sorta di “lettone”, e ricoprivano tutto con dei teli da bagno e io e mia sorella giocavamo indisturbate come se fossimo a casa. Alla sera ci sdraiavamo per dormire e io dal finestrino potevo vedere le stelle e il cielo mentre mia madre e mio padre litigavano per ascoltare De Andrè o Battisti.
Ecco, non ho un oggetto indispensabile da portare con me quando viaggio: mi bastano i ricordi.”

“Non avevo mai fatto uno speed date prima d’ora, non so come sarebbe con gli uomini, con le donne è interessante, ma avrei voluto più tempo. Mi hanno colpito le due brevi letture delle autrici straniere, soprattutto quella che parla di repressione ideologica, espressiva e personale. Dev’essere terribile non poter esprimere se stessi e mi piacerebbe che in Italia non si tornasse indietro, come invece sta avvenendo. Ritengo sia un bene che esistano attività di questo genere, che aprono la vita di ognuno di noi a nuove esperienze, ma soprattutto culture diverse. Ritengo il confronto importante, e la scrittura un ottimo mezzo per esprimere e raccontare storie, se stessi, gli altri.
Io sono erede del bagaglio di due famiglie di profughi, fuggitivi, che hanno dovuto ricominciare da italiani in Italia. Avevano il vantaggio della lingua, nient’altro.
Un alluvione nel ’51 e gli inglesi nello stesso periodo in Egitto hanno strappato la mia famiglia (materna e paterna) alle loro realtà. I miei genitori erano bambini, ma le storie sono giunte oralmente fino a noi nipoti. Non ho vissuto lo smarrimento e la disperazione, ma lo posso immaginare. Grazie per l’opportunità!”

 

“È difficile riuscire a parlare di sé in tre minuti, non sai da dove partire, non sai cosa raccontare. È più bello ascoltare le altre, ti arricchiscono con le loro esperienze.
Il mondo è un libro, chi non viaggia ne legge solo una pagina. Sono d’accordo con quest’affermazione.
L’oggetto da cui non mi sono mai separata (e che ho portato con me anche in Cina) è un peluche piccolo a forma di cagnolino che si chiama Thomas. Mi è stato regalato in occasione di un viaggio in Canada ventitre anni fa. Quando sono stata in Cina la prima volta mi sono sentita a casa non avevo paura di nulla.”

“Donne divise in due, ma integre e partecipi di entrambe le parti.
Luogo di nascita e luogo di scelta o di lavoro. In entrambe le situazioni siamo noi stesse, anche senza nostalgia, ci portiamo le foto reali o le immagini e i profumi e i colori di entrambi i luoghi, e viviamo le situazioni, i rapporti, le cose, gli oggetti, le luci, i colori, le persone pienamente essendo sempre noi stesse. Spesso la scelta è consapevole, non occasionale o legata a situazioni o persone che ci hanno portato via dalla nostra casa. Ora abbiamo due case, con le cose più particolari di ciascuna, oggetti della vita di tutti i giorni, delle tradizioni, forme e materiali legati al luogo e al modo di vivere. E noi li usiamo nello stesso modo.
Di diverso restano i profumi, i paesaggi, i colori, i rumori, le persone, i luoghi dove si vive e dove ci si incontra. I mercati, i frutti, i fiori, gli alimenti con le loro forme.
I nostri affetti possono essere presenti o lontani ma sempre dentro di noi anche se con una vita staccata o magari finita. Io ho dentro il profumo di un albero di fichi maturi in riva al mare, di anni lontani della mia infanzia che rivivo ogni volta che risento lo stesso profumo, in ogni estate calda e assolata, così intenso e fragrante che riesce a riportarmi indietro, come un flash, all’estate del 1948, a Varigotti. E io ho scelto di vivere altrove, in un paese di mare che sento far parte, se non del mio DNA,  di un’altra vita, che ha alla base il sole e il mare col suo profumo e il suo rumore.”