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Oggi, 20 giugno, ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, la ricordiamo con un brano del racconto di Hamida El Bennaoui (Marocco), Hayat. La speranza è vita, pubblicato in Lingua Madre Duemiladiciassette. Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni Seb27).
“I mesi passavano in fretta tra la trepidante attesa di cullarmi nelle loro braccia e la preparazione della casa per il mio arrivo.
Avevano il diritto di essere felici.
Qualche mese dopo il silenzio di casa è stato sostituito dall’assordante rumore dei bombardamenti.
La mia terra, da mesi in rivolta contro il regime, ha subito terribili attacchi che l’hanno vista sgretolarsi giorno dopo giorno.
[…] Quella notte il mare era agitatissimo come se su di esso si riflettesse la preoccupazione che mamma leggeva negli occhi di papà.
Durante quel lungo viaggio ho conosciuto un lato di mamma che fino ad allora non avevo ancora visto. Mamma era stanca, esausta e spesso e volentieri, nelle lunghe e fredde notti. Si faceva prendere dallo sconforto che sfogava in lunghi pianti di disperazione.
Il viaggio è stato davvero estenuante per lei. Mamma soffriva il mal di mare e spesso vomitava fuori l’anima.
[…] Mi chiamo Dunia-Hayat, e il Bel Paese sono anch’io.
Sono passati un po’ di anni dal nostro arrivo in Italia e oggi ringrazio il mio Paese per averci accolto regalandoci l’opportunità di una vita migliore, quella che nessuno dovrebbe vedersi negata.”
La fotografia è di Monica Vodarich, dal titolo Ubuntu, selezionata per il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo del XIII Concorso Lingua Madre.