Donne e cibo: un nuovo ordine simbolico "Generi alimentari" al Centro delle Donne di Bologna
Scritto da Segreteria il 25 Febbraio 2022
Mercoledì 23 febbraio ha avuto luogo un incontro dedicato a Generi alimentari. Cibo donne e nuovi immaginari (Iacobellieditore), organizzato dal Centro delle Donne di Bologna – Associazione Orlando. Il libro, frutto del lavoro del Gruppo di studio CLM, costituisce un excursus sulla cucina narrativa delle donne, che evidenzia nuovi percorsi e rappresentazioni. Relatrici dell’evento, svoltosi in streaming, sono state le curatrici del volume Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, e Luisa Ricaldone, saggista e parte della Società Italiana delle Letterate, insieme a Gabriella Ghermandi, scrittrice, e Fernanda Minuz, parte di Associazione Orlando e Gruppo Mondialità.
A moderare Loredana Magazzeni, Associazione Orlando e SIL, che ha aperto l’incontro. «Possiamo trarre dai cibi, dalle pratiche, dai sapori e dagli odori della nostra esperienza le parole per fare un nuovo ordine simbolico, come scriveva Luisa Muraro, e attingere a nuovi immaginari?» con questa domanda Magazzeni ha dato il via alla presentazione, spiegando poi: «Questo saggio vuole capovolgere la prospettiva gerarchica fra nutrimento del corpo e nutrimento della mente, muovendosi in una prospettiva in cui creare e offrire alimento diventa soprattutto relazione simbolica tra donne e nutre relazioni, identità e un nuovo discorso condiviso. Spaziando fra la salvaguardia delle tradizioni identitarie e la voglia di cambiamento, tra salute e malattia, tra dominazione della natura e oppressione delle donne, questo libro indaga il tema del cibo in modo trasversale, per contenuti, ambiti disciplinari e per generi diversi».
La parola è quindi passata a Fernanda Minuz che ha esordito: «Un libro densissimo, una ricognizione intorno al tema del cibo nella sfera dell’immaginario, fra narrativa, arte, serie televisive e anche il cinema. Come riportato nell’introduzione del volume, le donne hanno una relazione particolare con il cibo, che le scienze sociali e l’antropologia riconoscono ma che non trova spazio nei canoni e nell’indagine della sfera dell’immaginazione. Questa relazione pare particolarmente taciuta nella saggistica italiana». Minuz ha quindi aggiunto: «Tanti gli aspetti che possono essere evocati attorno a un tema come il rapporto fra cibo e donne e che questo libro affronta. La cucina come spazio fisico di elaborazione del cibo, ad esempio; memoria, conservazione e innovazione delle tradizioni; storie di famiglie e genealogie; la fame e le forme patologiche connesse al nutrimento. Un’offerta ricca e complessa».
«Vedo spesso una forma di negazione di ciò che esiste, che viene sempre filtrato rispetto ad un modello al quale dovrebbe corrispondere. Come ad esempio l’idea di emancipazione femminile veicolata in questo Paese, per cui sembra accettabile solo il modello occidentale. Questo per me porta ad una rigidità che non permette alle culture di questa parte del mondo di usufruire delle culture altre», ha spiegato Gabriella Ghermandi, proseguendo, «Come scrittrice italo-etiope sono rimasta particolarmente colpita dai racconti contenuti in questo volume, a cura delle autrici migranti del CLM. Quello che ho visto nelle storie qui raccolte è innovazione, come se nell’omogeneità grigia di un racconto che ha sempre le stesse linee – dove l’Occidente si auto-rappresenta – arrivassero queste inaspettate note di colore, che testimoniano la presenza di tutto un altro mondo oltre il “conosciuto”. Spesso quando si parla di persone che arrivano da un altro Paese si parla di “integrazione”, termine che io odio apertamente perché sembra una concessione. Credo che questo nasca dal fatto di essersi fissati sul concetto che ricchezza sia solo una questione economica e tecnologica e che tutte le altre ricchezze possano scomparire perchè non necessarie. È quando riusciamo a cogliere tutte le altre ricchezze che la questione dell’integrazione scompare». Ha quindi concluso il suo intervento con alcune citazioni dai racconti di Claudiléia Lemes Dias, Roxana Lazar, Rahma Nur e dal testo di narrativa saggistica di Betina Lilian Prenz.
Daniela Finocchi, dopo aver presentato il Concorso Lingua Madre e i suoi diciassette anni di attività sulla letteratura femminile di migrazione, ha quindi approfondito: «Sul tema del cibo il Concorso ha lavorato molto in questi anni e tanti progetti sono stati sviluppati. Quando si tratta di soggettività femminile – tanto più se migrante – il confine tra umano e animale, tra naturale e razionale, tra corpo e spirito è assai labile. La dominazione delle donne e della natura è collegata in molti sensi – storicamente, materialmente, culturalmente – come è altrettanto evidente che lo sfruttamento ambientale e i disastri naturali hanno un effetto più grave sulle donne. Nella scrittura emergono le modalità alternative che le donne adottano per vivere il e nel mondo, alla luce della gentilezza come tracciato dall’etica femminista, auspicando una nuova era, quella del Gynecene, teorizzata dalle artiste romene Alexandra Pirici e Raluca Voinea. Attraverso il cibo quindi passano non solo elementi nutriviti necessari per la sopravvivenza ma anche emozioni e ricordi. Il cibo è un vero e proprio linguaggio».
Luisa Ricaldone è poi entrata nel merito dei temi del volume: «Questa sera attraverso i vostri interventi sono scaturite riflessioni nuove su Generi alimentari, cosa di cui sono davvero grata. Il libro nasce dalla constatazione che la storia, la sociologia, l’etnologia hanno sinora giocato un ruolo chiave nel descrivere il rapporto tra le donne e il cibo, ma ci siamo accorte che, di fatto, la presenza delle donne o addirittura la chiave di genere, che dovrebbe essere data quasi per scontata relativamente a un tema come questo, era quasi del tutto assente». Ha quindi approfondito il discorso con i contenuti del volume, ricordando alcuni “assaggi” di narrativa da Casalinghe all’inferno di Margherita Giacobino al Tacchino farcito di Alda Bruno e tanti altri, sino ai temi della fame, della povertà, dei regimi totalitari sui corpi e nelle vite delle donne come in Le assaggiatrici di Rosella Pastorino. E poi ancora il cibo come elemento “nutriente” del saggio a firma di Adriana Chemello, il “totem” frigorifero di quello di Carmen Concilio, le narrazioni migranti delle pagine di Daniela Finocchi e Paola Marchi, ma anche il cibo come metafora dei nuovi immaginari contemporanei illustrato da Valeria Gennero nella sua analisi della serie Orange is the new black, o ancora le analogie tra oppressione degli animali e quella delle donne interpretate da varie artiste nel commento di Cristina Giudice. «In questo volume viene quindi presentata la novità di un approccio che evidenzia nuovi percorsi e nuove rappresentazioni – ha concluso Ricaldone – disegnando una mappa significativa delle trasformazioni della soggettività e del pensiero delle donne nella nostra contemporaneità. Dall’ambiente domestico all’ecologia, nelle scritture delle donne il cibo assume, infatti, una valenza che è segnale di qualcosa di nuovo. I saggi e i racconti contenuti in questo libro e provenienti da diversi discipline esplorano questo cambiamento, che segna il passaggio da una visione sostanzialmente patriarcale della cosiddetta vocazione delle donne per la cucina a una modalità che imprime la traccia di un ordine simbolico altro».
È possibile rivedere l’evento online, sui canali social del Concorso Lingua Madre e del Centro delle Donne di Bologna.