Appuntamenti

Donne migranti e lavoro Le autrici CLM al Convegno "Visibile e invisibile"

Scritto da Segreteria il 01 Aprile 2020

Un video realizzato sul tema donne migranti e lavoro che ha visto protagoniste le autrici del Concorso Lingua Madre Wafa El Antari, Amália Lombarte del Castillo, Andreea Luminita Dragomir, Bahar Heidarzade e Zhanna Stankovych.

È stato questo il prezioso contributo presentato al biennale Convegno nazionale della Società Italiana delle Letterate, dal titolo “Visibile e invisibile – Scritture e rappresentazioni del lavoro delle donne” cui il CLM ha partecipato, dal 13 al 15 dicembre 2019, non solo in quanto partner dell’iniziativa ma anche nell’ambito del workshop di approfondimento su “Lavoro e migrazione femminile nella rappresentazione autobiografica, letteraria e artistica”, condotto da Lidia Curti, Università degli Studi di Napoli.

La presentazione di Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre, ha illustrato i quattordici anni di lavoro del progetto sulla letteratura migrante delle donne, riportando la voce di tante autrici straniere, non solo attraverso la lettura dei racconti ma anche grazie a questo video di testimonianze.

“Viviamo in tempi difficili e complicati, ma allo stesso tempo stimolanti e bellissimi”, ha esordito Wafa El Antari, vincitrice del Secondo Premio, Premio speciale Consulta Femminile Regionale del Piemonte alla XIV edizione del Concorso. “Siamo diventati una società-caleidoscopio di culture, diversità che si uniscono tra di loro, in un connubio di luci e movimenti. Tra queste figure spicca la donna che dopo lunghe battaglie è finalmente riuscita a riappropriarsi della propria identità, riuscendo a riappropriarsi del lavoro come diritto fondamentale: principio per riuscire a dimostrare il suo posto nel mondo”.

Amália Lombarte del Castillo, vincitrice del Terzo Premio alla XIV edizione CLM si è invece focalizzata sulla sua personale esperienza con il mondo del lavoro: “Appena arrivata in Italia ero convinta che avrei trovato subito lavoro e effettivamente fu così, ma solo perché qualcuno mi aiutò. Infatti dopo quel primo impiego, che durò ben poco, trovarne un altro è diventata una caccia a un tesoro che non sai se c’è… In quella prima esperienza c’era da parte mia tanta energia e tanta motivazione, quella che si deve avere quando inizi da zero e sottolineo si deve perché la possibilità di scegliere rimane in secondo piano, ti tieni stretto quello che offrono perché sai che non giochi in casa, parti già svantaggiato”.

La vincitrice del Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo 2019, Bahar Heidarzade, interviene con un parallelismo con il proprio Paese d’origine, l’Iran: “Le donne iraniane non potevano lavorare fuori casa anche se avrebbero voluto: non bastava trovare un lavoro, ma avevano bisogno del permesso del marito. Oggi però le donne hanno cambiato molto questa situazione e riescono a seguire di più i loro desideri. Io sono molto contenta: riesco a portare avanti le mie aspirazioni come donna e come artista, non solo per me ma anche per il mio Paese”.

“Personalmente ho sempre vissuto il lavoro come mezzo per il sostentamento economico e la soddisfazione personale”, sostiene invece Andreea Luminita Dragomir, vincitrice del Premio Speciale Slow Food Terra Madre 2019, “ho vissuto inoltre e continuo a vivere la svalutazione del mio lavoro e l’errore della società di catalogare le donne migranti come capaci solo di certi lavori “umili”, cosa che vivo come una ferita della società inflitta sulle donne”.

Zhanna Stankovych, vincitrice del Premio Speciale Giuria Popolare 2019, analizza la sua personale esperienza di migrazione e ricerca del lavoro, dovuta al crollo dell’Unione Sovietica: “Continuavamo a lavorare ma presto hanno smesso di pagarci: in quel momento ci siamo resi conto che qualcosa doveva cambiare drasticamente. Le donne ucraine con il loro arrivo in Italia hanno colmato una necessità importante delle famiglie italiane e a lungo andare queste persone si sono rivelate una grande risorsa per il paese. In Italia ho trovato molta umanità è molta cordialità. Sono convinta che l’umanità sia uno dei più importanti valori che abbiamo e che dobbiamo necessariamente coltivare”.