Coronavirus: e le donne?

Il livello successivo Il commento di Carola Benedetto e Luciana Ciliento

Scritto da Segreteria il 19 Giugno 2020

Coronavirus: e le donne?
Continuano le risposte all’invito a riflettere sul tema lanciato nei giorni scorsi dal CLM. Ecco il commento  dalle scrittrici Carola Benedetto e Luciana Ciliento, amiche del Concorso che da tempo collaborano con il progetto.

Il livello successivo

La natura stava meglio senza di noi. La natura si riprende i suoi spazi. Frasi simili, come un mantra, hanno accompagnato la nostra quarantena. Mentre noi, indifesi, impauriti, ci rifugiavamo  tra le mura delle nostre case, le strade si riempivano di anatre e anatroccoli, di daini, orsi e volpi. In perfetto silenzio, i nostri porti accoglievano delfini, squali e perfino balenottere, finalmente liberi di nuotare indisturbati.

Pierre Rabhi dice che l’uomo ha un’intelligenza inventiva, che è capace di concepire un’altissima tecnologia, ma non utilizza per contro l’intelligenza armonica e rigenerativa dell’universo, quella che riusciamo talvolta a intravedere nello scorrere incessante delle stagioni, nell’adattabilità di piante e animali, nell’abilità straordinaria – per noi – della natura di riequilibrarsi, qualsiasi cosa accada.

Un esempio scioccante è Cernobyl. Luogo simbolo del nostro potenziale di autodistruzione, reso inabitabile per gli umani dalla loro stessa inventiva, è ora una sorta di paradiso naturale, dove fauna e flora imperano.

“Terra” di Hamida El Bennaoui

Semplice deduzione sarebbe che l’elemento di intralcio all’armonia della Terra siamo proprio noi, gli esseri umani. La specie più indisciplinata del pianeta, l’unica che danneggia l’habitat in cui vive e che scatena conseguenze tragiche per la sua stessa sopravvivenza ed è spesso incapace di arginarle.

Una lettura forse un po’ brutale della realtà, ma a volte le cose bisogna dirsele dritte. E noi per uscire dal Covid19 dobbiamo rimettere molte idee a posto.

In molti abbiamo cominciato  a metabolizzare la paura e il dolore. La sensazione che serpeggia è però che manchi una visione chiara del livello che abbiamo raggiunto nel nostro “game “ dell’esistenza sul Pianeta, di quale sia il bagaglio da portarsi dietro e di quale sia invece quello da abbandonare alle nostre spalle.

Capire come siamo arrivati fino a questo punto resta un passaggio fondamentale per procedere, si spera meglio di prima. Guardare in faccia il nostro “male stare al mondo”, che sta all’origine del dolore nel quale il virus ci ha cacciati. La nostra specie si sente estranea all’ecosistema di cui fa parte, crediamo di poter gestire la natura secondo i nostri capricci, ignorando che siamo fragili, così fragili da rischiare di essere sterminati da qualcosa che misura seicento volte meno del diametro di un nostro capello.

È scienza ormai che il Covid19 sia nato nella foresta. Animali che avrebbero dovuto restare nel loro habitat sono stati scaraventati vivi in un mercato, in quanto considerati prelibatezze per tradizione e per povertà. Come tutte le creature, noi inclusi, sono portatori sani di virus, che non sono né buoni né cattivi, semplicemente impiegano tutte le loro energie per sopravvivere.

Il caso del pipistrello e del pangolino e dei loro virus-ospiti, sarebbe la norma, se non ci fosse stato il raro salto di specie del Covid19 nell’uomo, suo nuovo habitat elettivo. Anche di questa rarità, quindi, gli ingegnosi e incoscienti artefici, siamo noi. E poi, visto che ormai con un aereo si attraversa il mondo in meno di venti ore, in poche settimane, dal fitto della foresta, il virus si è diffuso in Cina, poi in Europa e nel mondo tutto diventando pandemia.

L’uomo, per avidità, per incoscienza o per presunta onnipotenza, viola di continuo i confini dell’habitat cui è adatto e questo è il risultato.

La deforestazione ne è un esempio lampante. Per far spazio a pascoli intensivi, inferni di chimica e tortura per gli animali, bruciamo, tagliamo, estirpiamo, senza capire minimamente quali equilibri stiamo scombinando, e ancor meno quali conseguenze avranno sulla nostra esistenza.

A questo punto l’amara verità ci è nota. Le pandemie esistono ed esisteranno. Ancora. Non sono un retaggio del medioevo o del secolo passato. Sono in mezzo a noi, perché noi siamo in mezzo al Pianeta. Condividiamo con gli altri esseri viventi lo spazio e se non capiamo che dobbiamo andare d’accordo, come in un condominio, rispettando i pianerottoli, aggiustando insieme le perdite e stabilendo delle zone comuni saremo anche quelli più a rischio. Perché spiace dirlo, ma nel palazzo siamo anche quelli fragili. E abbiamo molto da imparare, dal momento che ancora non riusciamo ad avere cura e rispetto della nostra stessa specie, dopo un tempo lunghissimo di coesistenza sul Pianeta.

Aprire gli occhi alle verità che abbiamo tutti a disposizione, ascoltare la scienza, coltivare la presenza di sé. Questa è una via.

 

La fotografia “Terra” di Hamida El Bennaoui  (Marocco) ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della IX edizione del Concorso Lingua Madre.