Il conto delle ore Il contributo di Alessandra Nucci
Scritto da Segreteria il 07 Luglio 2020
Coronavirus: e le donne?
Continuano le risposte all’invito a riflettere sul tema lanciato nei giorni scorsi dal CLM. Ecco il contributo dall’autrice CLM Alessandra Nucci, che ha commentato il tema con un testo accompagnato da una sua illustrazione.
Il conto delle ore
In questi mesi le nostre stanze tutte per noi si sono riempite delle voci dei colleghi e degli studenti che hanno fatto irruzione nell’intimità del nostro quotidiano. Abbiamo sbirciato foto attaccate alle pareti, quadri, libri, tazzine e salutato i genitori che scappavano timidamente dalle telecamere. Dietro a questi dettagli, però, abbiamo nascosto preoccupazioni, paure e a volte anche la sensazione di non essere dove avremmo voluto.
Poco prima del lockdown sono partita da Venezia con qualche vestito in valigia, convinta che questo ritorno a casa sarebbe durato poco e, invece, non me ne sono più andata. Dopo qualche giorno di assestamento ho ripreso il mio lavoro e le lezioni online, pensavo che avrei avuto tempo per leggere e magari anche disegnare ma le giornate erano così piene di lavoro da non lasciar spazio ad altro.
C’è un racconto, però, che porto sempre con me nei momenti più complessi, Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough. Perfino in un libro dal titolo così positivo c’è una pagina dedicata alla tristezza e forse in questo periodo abbiamo, o avremmo potuto, approfittare per familiarizzare anche con le emozioni negative, con la stanchezza, con l’impossibilità di portare a termine tutto nel modo migliore.
“C’è chi ha una cattiva sorte e chi è sfortunato.
Chi non capisce proprio niente,
e chi non se ne rende conto.
C’è chi vede soltanto il lato negativo delle cose,
e chi non vuole sapere nulla.
Ci sono tanti che non osano dire niente, parecchi che stringono i denti,
e molti che non ce la fanno.
“L’importante è non essere come loro” si faceva coraggio Jacominus
Le volte che era in difficoltà.
Ma quando guardava in faccia la realtà, nelle giornate storte
(perché a volte non si può fare altrimenti).
Quando sapeva che gli altri stavano soffrendo.
Quando le nuvole e la filosofia non bastavano.
Quando Policarpo non lo faceva più ridere, e Agatone non aveva niente
Da raccontare.
Quando Cesare e Byron non ne potevano più, e Leone e Napoleone ancor meno.
Allora Jacominus non era più tanto sicuro di quello che diceva;
E non sapeva nemmeno più che cosa era importante.
Era triste, tutto qui.”