Le autrici di Lingua Madre

6 febbraio: Giornata contro le mutilazioni genitali femminili Le parole dell'autrice Annamaria Ippolito

Scritto da Segreteria il 06 Febbraio 2015

Il 6 febbraio è la Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, una pratica che coinvolge dai 100 ai 140 milioni di donne in tutto il mondo (3 milioni ogni anno, secondo i dati OMS). Lo ricordiamo tramite le parole dell’autrice Annamaria Ippolito che affronta il tema nel suo racconto Io non so parlare: protagoniste due donne, con storie e destini diversi, ma unite da un dolore profondo che ha origine dal passato:

Adla canta le nenie dei suoi avi, stira mentre canta e con le sue mani nere tocca le mie mutande. Posso stirarle io le mie mutande, ma Adam no, non vuole. Adam vuole Adla con me, vuole che cucini e che canti con me. Perché? Le mie mutande ora sono sporche. Nnvglcdltcclmmtnd![1] Adam prende Adla per mano, la fa sedere sul tappeto rosso quello che mi ha portato dal viaggio ad Asbagat, prende me per mano e mi fa sedere con lui sul mio tappeto rosso. Adam canta. Adla canta. Io grugnisco. Torna ad Al-Fashir Adla, là da dove sei arrivata.
Ogni martedì faccio una doccia calda, lunga, dettagliata, con il guanto di crine, come diceva mia nonna, ma no, non per quello che diceva mia nonna. Ce l’ho ancora quel calco di mano sulla faccia, mi duole ancora. Comincio dalla guancia, quella destra, poi quella sinistra, ancora quella destra, passo alle labbra, queste le strofino con forza, bruciano, sono gonfie. Ce l’ho ancora quell’apertura lì sul labbro inferiore, a sinistra, sanguino anche ora, anche se è cucita. Oggi è martedì, come una settimana fa, come un mese fa, come tre anni fa.
Sono giorni che lei è con me. Adam è partito, mi ha lasciata sola con Adla.
Anche Adla l’hanno tagliata, proprio lì, le sue labbra, le sue piccole e grandi labbra, poi l’hanno cucita. Me l’ha scritto Adam sulla mano, prima di partire.
Io non ho fiducia. Io non sono nulla. Io non ho voce, non ho vocali. Io non so urlare. Urlare per i miei tagli, urlare per i tuoi tagli Adla. Ma tu canti, canti le nenie delle donne dolenti, canti le nenie delle donne resistenti. Ti guardo dalla mia scrivania mentre spolveri e lavi e sorridi e canti. Vorrei toccare le tue mani nere che profumano di terra rossa, di forza atavica, di sangue liberato. Vorrei prendere le tue mani e sedermi con te sul tappeto rosso, non posso.
Mi guardi negli occhi con occhi aperti, posso entrarci senza timore, i tuoi occhi sono caldi come la calda terra nel fondo di un vulcano. Posso piangere tra le tue braccia, mentre canti e poggi le mie mani sulla tua bocca perché io senta la vibrazione del suono. Sì Adla, posso sentire i tuoi suoni, posso ricordare le mie vocali, con te Adla posso tornare a parlare.

Annamaria IppolitoIO NON SO PARLARE, in Lingua Madre Duemilaundici. Racconti di donne straniere in Italia (ED. SEB27)


[1] Nnvglcdltcclmmtnd!: “Non voglio che Adla tocchi le mie mutande!”