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6-7 marzo: "Voci nel silenzio" Fermiamo la violenza domestica

Scritto da Segreteria il 10 Marzo 2009

Il Concorso Lingua Madre ha partecipato all’iniziativa di Regione Piemonte, in collaborazione con Provincia, Comune di Torino e Istituzioni Regionali di Parità.
In occasione dell’8 marzo 2009, infatti, sono stati organizzati una serie di eventi sul tema dei diritti delle donne.
In particolare, per attirare l’attenzione e stimolare la riflessione sul tema specifico della violenza domestica, è stato organizzato un evento di forte impatto in piazza San Carlo a Torino, nei giorni 6 e 7 marzo. L’evento si inserisce nella campagna “VOCI NEL SILENZIO – La violenza nega l’esistenza”, che proseguirà con 7 tappe successive su tutto il territorio regionale.
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Per vedere i video dell’evento vai su www.meltinglab.it
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Per la realizzazione di questi eventi è stato utilizzato il format internazionale “silent witness”, appositamente sviluppato ed adattato al contesto piemontese, con la partecipazione attiva di enti, scuole, istituzioni, associazioni del territorio. Le piazze ospitano un allestimento, scenograficamente ed emotivamente impattante, con centinaia di sagome di donna, ciascuna delle quali porterà incisa una testimonianza della violenza subita. Ampio spazio è stato dato all’informazione sui possibili percorsi di fuoriuscita dalle situazioni violente, informando il pubblico sui servizi esistenti.

Per DAR VOCE AL SILENZIO delle molte donne vittime di violenza domestica è stata organizzata una maratona di lettura di storie e di brani letterari sul tema, che si è tenuta in Piazza San Carlo il 6 e 7 marzo 2009 dalle 14.00 alle 17.00.
Alcuni dei testi sono tratti dai racconti giunti al Concorso letterario nazionale Lingua Madre, di cui si è appena conclusa la IV edizione .

Le cronache degli ultimi mesi hanno evidenziato come sia in atto una recrudescenza della violenza sulle donne che nulla ha a che vedere con le religioni, la cultura e con il colore della pelle.
È sufficiente scorrere la documentazione dei pronto-soccorso per capire quante siano le violenze domestiche, quelle non denunciate ma perpetrate nel silenzio, nell’omertà e nel dolore da parte di italiani o stranieri, di qualsiasi ceto sociale essi siano.
Del resto, i mariti italiani fino al 1981 disponevano del “delitto d’onore” per mitigare le condanne per le proprie efferatezze ai danni delle mogli e delle figlie.
Se le lotte dei movimenti femminili hanno portato a tradurre in leggi i diritti delle donne, non hanno però sconfitto una società patriarcale che travalica i confini nazionali.
La recrudescenza della violenza colpisce le donne che hanno coscienza della loro diversità rispetto al maschio (differenza), che vogliono affermare la propria autenticità, che hanno una nuova immagine di sé (autostima), che parlano (anziché “essere parlate”) a partire dalla propria soggettività, che hanno coscienza di possedere dei desideri e intendono farli vivere
L’uomo, infatti, è spesso incapace di accettare la libertà, ossia la soggettività, della donna e spesso reagisce usando la violenza di fronte a qualcosa che gli è sconosciuto e incomprensibile.

Tra tutti i flagelli mondiali questo tipo di violenze è il più equamente ripartito: lo si trova in tutti i paesi, in tutti i continenti e presso tutti i gruppi sociali, economici, religiosi e culturali.
Senza contare il fatto che il fenomeno rappresenta un importante problema di salute pubblica. Alle aggressioni fisiche, che certo sono le più sanguinose, si devono aggiungere infatti quelle psicologiche: minacce, intimidazioni, brutalità sessuali e sono molti i casi in cui questi diversi tipi di aggressioni si sommano.

Il numero delle donne vittime di violenze supera ogni quattro anni quello delle vittime dell’olocausto.

In questo le donne di tutto il mondo sono unite per dar voce alla violenza subita, che non si riduce a un mero problema di ordine pubblico: per questo, le giuriste hanno stabilito di chiamare questa fattispecie di reati “femminicidio”, per sottolinearne il carattere “trasversale” e la gravità mondiale.