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106 esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Il Piemonte ospita la manifestazione 2020

Scritto da Segreteria il 10 Settembre 2020

Nel 1978 è nato nel Comune di Torino il primo Ufficio Stranieri e nomadi del Paese e nel 1996 il Comune ha aperto per primo il Centro interculturale della Città per accompagnare i cambiamenti all’interno della comunità cittadina. A questo si intreccia la lunga storia dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Torino, realtà con cui il Concorso Lingua Madre collabora da sempre, e che dimostra quanto si sia seminato in termini di solidarietà e di protagonismo riconosciuto ai migranti.

Quest’anno sarà proprio il Piemonte a ospitare le celebrazioni per la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e Marcella Rodino, giornalista Ufficio Pastorale Migranti Torino, racconta le tante iniziative organizzate per questo importante appuntamento.

Il Piemonte celebra la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

di Marcella Rodino

La 106esima Giornata del Migrante e Rifugiato quest’anno si celebrerà in Piemonte, domenica 27 settembre, così ha deciso la Conferenza Episcopale Italiana. Mercoledì 9 settembre, in via Arcivescovado 12 a Torino, si è tenuta la Conferenza stampa di presentazione della Giornata dove l’Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, l’incaricato Migrantes della Cep Mons Marco Prastaro e il direttore della Migrantes Torino Sergio Durando hanno incontrato i giornalisti per presentare il tema che Papa Francesco ha scelto per il 2020 “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”, la posizione del Coordinamento regionale Migrantes rispetto ai passi ancora da compiere perché i migranti nel nostro Paese siano finalmente riconosciuti e valorizzati e infine la presentazione del ricco programma di eventi e celebrazioni che le Migrantes delle diverse diocesi piemontesi hanno organizzato in preparazione del 27 settembre.
“Il Piemonte è la quinta regione in Italia per presenza di stranieri, con 429.375 residenti, di cui il 51% vive nella provincia di Torino, il 14% a Cuneo e l’11% ad Alessandria – ha affermato Sergio Durando -. 172 le diverse provenienze di stranieri”, mediamente giovani. La presenza dei migranti a Torino è importante e nei decenni ha prodotto diversi cambiamenti. “Nel 1978 è nato nel Comune di Torino il primo Ufficio Stranieri e nomadi del Paese – ha proseguito Durando – e nel 1996 il Comune ha aperto per primo il Centro interculturale della Città per accompagnare i cambiamenti all’interno della comunità cittadina”. Anche la Chiesa di Torino è molto impegnata sul tema della mobilità umana, grazie al suo Vescovo che da sempre è sensibile ai fenomeni legati alle migrazioni. Ne sono solo un esempio il progetto inter-istituzionale M.O.I. e il protocollo con la Città di Torino per il superamento dei campi nomadi. “La lunga storia dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Torino, nato vicino alla stazione Porta Nuova, dimostra quanto la Chiesa abbia seminato in termini di solidarietà e di protagonismo riconosciuto ai migranti”, ha concluso Durando.
“La Giornata Mondiale deve esser l’occasione che ci aiuti a riflettere sulla presenza e sulla realtà complessa degli immigrati che ci troviamo a gestire in questi mesi in particolare”, ha sottolineato nel suo intervento Mons. Cesare Nosiglia. “Far leva sull’allarmismo e sull’invasione come già è avvenuto in passato non aiuta ad affrontare seriamente il problema, ma suscita solo paura e timore che, collegato anche al Coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone, ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni che nulla o poco hanno a che fare con i migranti”, ha aggiunto l’Arcivescovo. “Non è che non manchino i problemi, ma affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in sé stessi”. L’immigrazione ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità. “Operare e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali – ribadisce Mons. Nosiglia – che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia, superando discriminazioni, indifferenza, rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile: il diritto alla cittadinanza in primo luogo a partire dai minori nati nel nostro Paese, il diritto al lavoro che in questo tempo di crisi sta diventando sempre più precario o è assente del tutto, alla casa, il diritto alla scuola per i ragazzi, alla salute e così via; diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo”.  E proprio sul tema dei diritti ancora negati ai migranti, il Coordinamento degli Uffici Migrantes del Piemonte e Valle d’Aosta (17 diocesi) si è espresso attraverso un comunicato stampa presentato in conferenza stampa da Mons. Marco Prastaro. Sette i punti elencati dal comunicato che titola “…mi avete ospitato”: il grido di 50 milioni di sfollati interni sparsi nel mondo. Anche in Italia ci sono degli sfollati che ancora attendono che le promesse di cura diventino fatti concreti; il richiamo all’attenzione sugli invisibili e i precari, perché escano da condizioni che li espongono a ricatti, sfruttamento ed emarginazione sociale; l’auspicio a una nuova politica sociale e del lavoro, che abbia una rinnovata visione sulla libera circolazione delle persone nei nostri territori e sulla presenza di stranieri; il superamento del binomio permesso di soggiorno-lavoro: riconosciamo i migranti solo quando ne abbiamo estrema necessità, sicuramente non spinti da un sentimento di giustizia sociale; il superamento dei Decreti sicurezza ancora in vigore, quelli che hanno smantellato gli strumenti più idonei alla buona accoglienza; il riconoscimento della cittadinanza almeno a chi è nato o è arrivato da giovane in Italia, vi risiede stabilmente e ha completato un ciclo di studi nel nostro Paese (ius culturae); riconoscimento dei limiti alla base del declino demografico, della crisi sociale ed economica che da troppi anni stiamo vivendo. L’Italia non è più un paese attrattivo anche per quei cinque milioni e mezzo di immigrati che qui hanno investito tutto e che oggi, in molti casi, hanno l’impressione di aver fatto un investimento sbagliato, per diversi motivi.

Papa Francesco nel suo Messaggio indica una via concreta da seguire per rendersi prossimi all’altro, straniero nel nostro Paese. A ricordare le sei coppie di verbi suggerite da Francesco è il direttore della Migrantes di Torino, Sergio Durando: conoscere per comprendere, farsi prossimo per servire, ascoltare per riconciliarsi, condividere per crescere, coinvolgere per promuovere, collaborare per costruire. “La presenza di stranieri sui nostri territori non è solo un problema. Stiamo parlando di realtà vivaci che producono cambiamenti positivi – afferma Durando -. Nella nostra Chiesa di Torino abbiamo 12 comunità etniche cattoliche che ci arricchiscono. Non solo. Non possiamo non considerare che negli ultimi cinque anni il numero di imprese di immigrati è cresciuto del 7,6%, contro una diminuzione nello stesso arco temporale di quelle italiane del 9,2%”. “C’è bisogno di una grande conversione – conclude Durando – un ritorno al Vangelo. L’altro è nostro fratello”.

Nel mese di settembre molte le iniziative in calendario in preparazione della Giornata del Migrante e del Rifugiato che verrà celebrata con la S. Messa nel Duomo di Torino, officiata da Mons. Nosiglia e ripresa in diretta su Rai 1.

Qui potete visionare il calendario degli eventi del Piemonte e di Torino.