25 novembre: Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne Il racconto di Linlin Li
Scritto da Segreteria il 24 Novembre 2012
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (Assemblea Generale delle Nazioni Unite: risoluzione n.54/134 del 17 dicembre 1999). Il Concorso Lingua Madre si unisce alle tante iniziative e manifestazioni organizzate per sensibilizzare sul tema l’opinione pubblica.
Linlin Li (Cina) Non è facile vivere una vita felice
Quando era adolescente Xixi non era considerata una bella ragazza, ma risultava simpatica, dolce e disponibile.
La sua non era una famiglia ricca: i suoi genitori coltivavano la terra ma non riuscivano a vivere bene, perché gran parte dei loro guadagni doveva essere versata allo Stato cinese. Essendo povera, quindi, non poté continuare gli studi e si fermò alle scuole medie. Divenne anche lei quelle “braccia essenziali” per lavorare la terra e aiutare la sua famiglia.
La cittadina in cui viveva, nella provincia di Zhejiang, era in una campagna tranquilla, non molto abitata; ma chi viveva in quel luogo, pur povero, era socievole. Infatti, si aiutavano fra loro e ognuno era sempre pronto ad aiutare l’altro in caso di necessità. Durante i raccolti erano tutti insieme e cantavano: erano felici, ma affrontare le difficoltà economiche spesso li rattristava. Xixi era afflitta per le condizioni precarie della sua famiglia e dei vicini di casa, e quindi, pur con sofferenza, decise di lasciare il suo paese, come molti altri suoi coetanei. Scelse come meta l’Italia. In questa nazione, lontana migliaia di chilometri dalla sua amata campagna, lavoravano alcuni suoi amici che le avevano detto di trovarsi bene e di guadagnare a sufficienza. Con questa prospettiva, Xixi pensava di migliorare la situazione economica e, piena di speranza, cominciò a preparare alcuni documenti fra le lacrime della madre. I genitori non erano ovviamente felici della sua scelta, perché erano preoccupati che partisse da sola e che, una volta giunta in Italia, avrebbe trovato pericoli e difficoltà. Ma Xixi è inflessibile! Ha deciso: partirà! Ormai non la fermerà più nessuno ed è pronta ad affrontare ogni difficoltà che non tarderà ad arrivare.
Si presentò un grande ostacolo da sormontare: il denaro necessario per il viaggio, denaro che non c’era. Xixi non si perse d’animo e con coraggio chiese aiuto ad alcuni amici, ai parenti, che collaborarono a racimolare la somma necessaria. Il denaro c’era, ora doveva solo andare all’Ambasciata a richiedere il visto necessario; ma le fu negato, perché l’Italia, in quegli anni – siamo nel 1994 – non rientrava nelle nazioni per cui concedere facilmente un visto. Xixi pianse per alcuni giorni ma, coraggiosa com’era, trovò subito un’altra soluzione, anche se più difficile. Cercò di ottenere un visto per l’ex Jugoslavia, che le fu concesso in poco tempo. Giunta in Jugoslavia, sarebbe andata in Italia clandestinamente.
Il giorno della partenza, fra lacrime e abbracci, lasciò con dolore la sua famiglia. Non si girò più indietro e partì verso la speranza di una vita migliore.
Giunta in Jugoslavia, Xixi era stanchissima dopo venti ore di aereo e, non avendo denaro a sufficienza per pagarsi un albergo, decise di dormire su una panchina dell’aeroporto. Riposatasi un po’, decise di comprare da mangiare e il biglietto per giungere in Italia. Non conoscendo la lingua del luogo chiese aiuto ad alcuni passeggeri, ma nessuno di loro le diede alcun aiuto perché non capivano il cinese. Una signora, che aveva un negozio nell’aeroporto, si era accorta delle sue difficoltà e, avendo un amico cinese, gli telefonò. Il ragazzo venne subito e le diedero aiuto: comprarono il biglietto per il giorno dopo, mentre per la notte trovò ospitalità nella casa della signora. Da casa sua provarono a telefonare a Roma presso un suo amico cinese, ma non ebbe risposta. Xixi era impaurita perché pensava che, una volta giunta in Italia, nessuno sarebbe venuto a prenderla. Finalmente verso le undici di sera riuscì a comunicare con lui e si accordarono su tutto. La mattina dopo la signora, una donna veramente gentilissima, la portò alla stazione e, dopo averla ringraziata, salì sul treno pieno di persone. Finalmente si riparte: destinazione Italia!
Trovò un posto libero in un angolo e al suo fianco erano seduti alcuni uomini che parlavano e scherzavano; Xixi non capiva nulla di quello che dicevano. Quegli uomini, avendo capito che era sola e vedendola così carina, cominciarono a comportarsi in modo scorretto. La guardavano fissa negli occhi e ridevano. Qualcuno ammiccava, qualcuno le faceva gesti indescrivibili fin quando uno di loro allungò la mano e le accarezzò i capelli. Di fronte a questo Xixi, iniziando ad aver paura, decise di alzarsi alla ricerca di un’altra sistemazione. Quei maledetti – il termine che più si addice loro – la bloccarono e, a turno, la violentarono. Vi erano altre persone ma restarono ferme, impaurite da quel branco di violenti. Xixi era ferita non solo sul corpo, ma anche nell’animo. Aveva sognato l’amore con l’uomo amato, ma in quel momento il suo sogno le fu strappato e il cuore era il punto più ferito. Tra lacrime, disperazione e paura per il futuro, si fece coraggio e cominciò a riflettere; doveva affrontare il futuro senza piangere, perché le lacrime non le avrebbero risolto il problema. Assorta fra sé e sé giunse in Italia, e alla stazione trovò il suo caro amico: dopo tante paure finalmente la luce, la tranquillità e la gioia di rivederlo dopo alcuni anni.
I due si abbracciarono e piansero insieme per la gioia di essersi ritrovati. Giunti a casa dell’amico, una casa in cui ospitava i suoi dipendenti, Xixi gli raccontò fra le lacrime della violenza subita. Il suo amico cercò di consolarla ma ovviamente era difficile, perché aveva subito una delle violenze più brutte. L’unico modo in cui il suo amico poté aiutarla fu quello di trovarle un lavoro. Era distrutta nell’animo, ma almeno aveva una maggiore sicurezza economica.
Seguì un periodo molto difficile, anche perché, priva di documenti, poteva lavorare solo da clandestina e guadagnando poco. Parte del suo guadagno, poi, serviva a coprire il debito fatto per giungere in Italia. Lavorava instancabilmente e veniva sfruttata, però, essendo clandestina, non poteva ribellarsi per paura di perdere il lavoro e i pochi guadagni. Non aveva alcuna vita privata, solo lavoro. La sera, raccolta nel suo letto piangeva e pensava alla sua famiglia lontana e al sopruso subito. Ogni tanto pensava di lasciare tutto e ritornare a casa, ma si sarebbe sentita una fallita se avesse fatto quella scelta. Quanti pianti. Quanta disperazione!
Fortunatamente, nel 1995, un anno dopo il suo arrivo, ottenne il visto grazie ad un amico e ad un’amnistia. Avendo ottenuto la regolare documentazione, ebbe maggiore possibilità di trovare un lavoro meglio retribuito. Fu assunta come commessa ma, pur essendo gentile, affabile, disponibile e lavoratrice, non dava confidenza agli sconosciuti; diventò per lei difficile comunicare con gli altri, se non riguardava il lavoro. Restava sempre da sola, non vedeva l’ora che arrivasse la sera per ritirarsi a casa e stare con i suoi pensieri che arrivavano fino in Cina.
Tra questi tormenti finalmente giunse uno spiraglio di luce e incontrò un giovane che subito cominciò a corteggiarla. Il ragazzo era stato colpito da Xixi proprio perché era sempre gentile, ma capiva che la sua mente era lontana e assorta in mille pensieri. Ma lui era proprio innamorato e avrebbe voluto scoprire i suoi segreti. Un giorno si fece coraggio e cominciò a parlarle, poi la invitò a cena. Xixi accettò senza alcuna esitazione come fosse una cena normale. Qualcosa stava accadendo in lei e i suoi pensieri ora andavano verso di lui.
Inizialmente era impaurita di ciò, ma lei era attratta da lui e pian piano si scoprì innamorata. L’amore tanto sognato e poi calpestato, rifiorì. Con il suo ritorno, anche le losche figure del passato scomparvero e con lui cominciò una nuova vita.
Si sposarono e, come in tutte le favole, ancora oggi sono felici con la loro figlia di dieci anni. Sicuramente ogni tanto il ricordo riaffiora, ma poi il sorriso della bambina guarisce tutto. A volte Xixi, in un momento di sconforto, guarda il marito e, con gli occhi lucidi, lo abbraccia. Lui la comprende. Le parole non servono, i loro cuori si capiscono.
Tratto da Lingua Madre Duemiladodici. Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni Seb27)