Le biografie delle vincitrici VI Edizione del Concorso Lingua Madre
Scritto da Segreteria il 04 Aprile 2011
Guergana Radeva, nata in Bulgaria nel 1967, ha conseguito la laurea in Ingegneria elettronica all’Università di Sofia. Vive in Italia dal 1992 e da qualche anno ha messo radici nel cuore della Maremma. Nel 2007, con Mangrovie Edizioni, ha pubblicato Amalgrab, ovvero lo specchio delle brame, romanzo con il quale ha ricevuto nel 2008 la menzione al Premio Letterario Popoli in Cammino. Ha collaborato, inoltre, ad antologie edite da Zona, Delos Books, Giulio Perrone, Carta, Communitas. Ama definirsi ingegnere per svista, girovaga per indole e cantastorie per passione.
Il suo racconto Sconfini ha vinto il Primo Premio del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: Il racconto colpisce per la capacità narrativa, la rielaborazione dell’esperienza di sradicamento e passaggio – di soglie territoriali e interiori – attraverso la memoria.
Sospesa nell’attimo dell’attraversamento di un confine, in uno scarto tra passato e presente, la storia mette in luce le aspettative, i sogni, le paure che si affollano nella mente. Il soggetto della fila, della differenza, dell’attesa, della solitudine in mezzo agli altri è ben descritto e porta nella scena. Così, la notevole padronanza della lingua italiana, insieme a uno stile delicato ma efficace, restituiscono uno spaccato di vita che rapisce il lettore concedendogli il lusso di vivere sensazioni e immagini in prima persona, di sentire il peso importante del proprio passato, la leggerezza e il sapore della libertà di un volo mentre il presente, carico di indifferenza e, probabilmente, di insoddisfazione, si perde scivolando nel nulla.
Irene Beerwald Barbero, nata in Germania nel 1949, a pochi mesi di vita fugge con la famiglia a causa dell’occupazione russa. Dopo qualche anno lascia il suo paese d’origine e si trasferisce prima in Brasile, poi in Spagna. A tredici anni ritorna a Francoforte, dove consegue la maturità e riceve i primi riconoscimenti in vari concorsi letterari. Nel 1970 – vinta una borsa di studio – si trasferisce a Torino, dove sposa il marito. Nel 1973 ottiene un incarico di ricerca alla Fondazione Agnelli e, in seguito, presso diverse istituzioni, come la Regione Piemonte e l’Università, oltre che negli ospedali psichiatrici. Si dedica per quindici anni all’attività commerciale nel settore della gioielleria, fino a quando, nel 2010, decide di dedicarsi nuovamente allo studio e alla ricerca. È madre di Stella e Anna, oggi entrambe musiciste.
Il suo racconto Strano, Estraneo, Straniero ha vinto il Secondo Premio del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: Una storia che abbraccia più generazioni di migranti, dentro e fuori l’Europa, dove conquistano lo stile conciso e impressionistico, l’efficacia di una narrazione che va al cuore del fenomeno migratorio, gli intrecci di storie accomunati dal filo dei codici ermetici dell’appartenenza, insieme all’idea che l’emigrazione crei un legame di reciproca comprensione e complicità fra i membri di una stessa famiglia. Il racconto narra la tragedia culturale, oltre che emotiva, di chi “è morto dove non è nato”. Il tutto attraverso una spiccata capacità d’immedesimazione e la riflessione, anche dolorosa, sulla propria storia, come paradigma per capire le storie degli altri.
Generda Brace, nata a Tirana nel 1999, vive in Italia dal 2003. Attualmente frequenta la prima classe della Scuola secondaria di I Grado di Fubine (Alessandria). Da tutti viene definita una ragazza “vivace e solare”. Nel suo tempo libero coltiva molti hobby. Ama il nuoto, la pallavolo, il basket. Le piace molto leggere, soprattutto storie di ragazze della sua età. Altra passione: la musica rap. Le sue materie preferite a scuola, insieme alla storia, sono l’italiano, l’inglese, l’arte e l’educazione fisica. Il suo racconto Mamme ha vinto il Terzo Premio del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il racconto è limpido, profondo e maturo soprattutto considerando la giovanissima età dell’autrice, che appena 11enne s’interroga su di sé, gli altri e il vissuto della madre con una freschezza commovente. Ed è proprio nella limpidezza e nell’ingenuità che sta il suo punto di forza. L’idea del confronto tra le due mamme sarebbe banale se non ci fosse la straordinaria sospensione di ogni giudizio: non si fanno paragoni. I conflitti sono appianati in maniera quasi surreale, eppure stranamente autentica. Il finale si apre su un orizzonte affettivo e relazionale appena accennato, che centra il problema alla perfezione.
Camilla Urso, nata a Bologna nel 1981, attualmente frequenta un Master in Mediazione artistica nella relazione d’aiuto. È cofondatrice di un coro di donne provenienti da diverse parti del mondo e lavora come Coordinatrice nel progetto “Sprar” di Parma per richiedenti asilo e per i rifugiati. Di sé dice: «Fin da piccola mi sono occupata inconsapevolmente di migrazioni, emotive e fisiche. Fino a quando, grazie al lavoro come operatrice di accoglienza e coordinatrice della Casa delle donne migranti di Modena, mi sono scoperta donna, e donna migrante». Il suo racconto Canzoni di anima ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: nel racconto si sprigiona la coralità e la polifonia di un mondo al femminile, restituito attraverso tre ritratti di donne, capaci di cercare bellezza, senso, cultura, amore malgrado il contatto quotidiano con la fatica, il dolore, la morte. Ritratti, efficaci e senza patetismi, di vite comuni di ordinaria immigrazione contemporanea in Italia, ma in cui il lavoro di cura, il razzismo, la precarietà, il permesso di soggiorno, la perdita di posizione sociale sono tematizzate nello spiegarsi del dissidio tra necessità e desiderio. Storie piene di vita, colori, gesti che durante il cammino hanno “reso la Terra fertile”. Piccole cose, come portare un colore difficile qual è il verde, fasciarsi una caviglia con ossa di pollo o dormire su un pianerottolo. La canzone dell’anima è proprio questa irriducibilità assoluta che va oltre i luoghi comuni di un’integrazione/assimilazione.
Rosa Elvira Celorio Campana, nata nel 1977 a Quito, in Ecuador, consegue nel suo paese d’origine un Diploma di Commercio Amministrativo presso l’Istituto Salamanca. Dopo aver lavorato diversi anni nel “Fondo de Salvamento del Patrimonio Artistico y Cultural de Quito”, nel 2006 si trasferisce in Italia. A Milano consegue il Diploma di Tecnica del Linguaggio della Fotografia presso il C.F.P. Brauer. Collabora dal 2006 come fotografa e responsabile del trattamento immagini per i progetti dell’Associazione culturale “Ad Acta”. Realizza reportage fotografici per la rivista Club Italia Magazine, il Comune di Cinisello Balsamo e il quotidiano di stampa estera “El Comercio”. Tra le esposizioni più recenti, la mostra collettiva “Acquisizioni 2010” al Museo Civico Parisi-Valle. La sua fotografia Imagenes de Paso ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con la seguente motivazione: Per la capacità di evidenziare la condizione di straniero in Italia, con un approccio che in una sola immagine comunica quel senso di spaesamento e volontario adattamento a un sistema sociale e ambientale il più delle volte molto diverso da quello d’origine.
Jacqueline Tema, nata nel 1975 in un villaggio nel sud del Madagascar, si trasferisce a 12 anni aTorino. Qui comincia per lei una nuova vita, con un nome che non sapeva di avere: Jacqueline. In Italia impara a scrivere e a leggere, ottenendo un diploma. Da dieci anni lavora come educatrice in un asilo nido. Dice: «Sono cittadina italiana da due anni, ma custodisco nel cuore il ricordo della piccola Nambena», quella parte di sé che la lega alla sua terra d’origine. Il suo racconto Due infanzie per Nambena ha vinto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: Per la dolcezza del ricordo di un’infanzia semplice e serena in una terra ormai lontana; per la lucida e pacata ricostruzione di un lungo e doloroso percorso di integrazione che vede la protagonista rinascere in una nuova famiglia, vivere una seconda infanzia e diventare donna in un paese che sente finalmente suo. Un racconto emozionante a testimonianza di un possibile percorso d’integrazione fra differenti culture che arrivano a fondersi fino a dare nuova vita e nuove prospettive alla protagonista. La capacità dell’autrice di vedere lontano un mondo “coloratissimo” e di avvicinarsi “a chi fa più fatica” attestano il possesso dei sentimenti di pace e di tolleranza auspicati nel Premio speciale.
Tetyana Gordiyenko, nata nel 1979 in Ucraina, in una tipica famiglia sovietica di “sangue misto”, sin da bambina ha viaggiato molto al seguito del padre militare. Di sé dice: «mi sono laureata in Scienze Naturali – per capire la Natura – presso l’Università Pedagogica a Zhytomyr; nel 2003, sono partita per l’Italia – per capire me stessa. Mi sono invece laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università degli Studi di Torino – per capire gli altri». Scrive e traduce da anni. Nel 2010 ha pubblicato, insieme alla scrittrice Sofia Gallo, il libro bilingue di fiabe ucraine I cavalieri di Re Lev e altre fiabe dall’Ucraina (Sinnos, Roma). I suoi racconti sono pubblicati nelle antologie Lingua Madre Duemilasei, Lingua Madre Duemilasette, Lingua Madre Duemilaotto, Lingua Madre Duemiladieci (edizioni Seb 27). Il su racconto Tutto sul caffè ha vinto il Premio Speciale Slow Food Terra Madre del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: per l’originalità del lavoro e la capacità di organizzare – in maniera efficace e non scontata – più livelli narrativi, dal passato al presente. Lo spunto di un vecchio libricino sul caffè svolge la funzione di tessuto connettivo nella narrazione, offrendo il pretesto per continui rimandi alle tradizioni di diversi paesi. Davvero azzeccate, vive ed efficaci le scelte linguistiche.
Alexandra Petrova, nata a San Pietroburgo nel 1964, ha conseguito la laurea in Lettere all’Università di Tartu. Dopo aver vissuto a lungo in Israele, nel 1999 decide di trasferirsi in Italia. In Russia, ha pubblicato tre libri di poesie е l’operetta filosofica in dieci scene I pastori di Dolly. Nel 1999 e nel 2008 è stata inclusa nella “short list” del Premio letterario Andrei Belyj. In Italia, è stata pubblicata la sua raccolta di poesie Altri Fuochi da Crocetti Editore. I suoi testi sono stati tradotti in varie lingue. Il suo racconto Un giorno da cani ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival con la seguente motivazione: Per aver saputo sviluppare un intreccio di solitudini e frustrazioni diverse, oltre che un’idea di disadattamento che ci riguarda tutti, da qualsiasi terra proveniamo e ovunque viviamo. E ciò senza perdere di vista la struttura del racconto e la curiosità per l’evolversi della storia che questo deve suscitare nel lettore; senza abbandonarsi all’autobiografia esplicita o a insistiti tratti di autocompiacimento.
La foto di Alexandra Petrova è di Sham Hinchey.
Elisa Muscarello, nata a Torino da padre italiano e madre vietnamita, si laurea in Servizio Sociale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Ha visitato il Vietnam nel 1995, nel 2002 e nel 2010, alla ricerca delle origini e del vissuto materno. Durante gli anni scolastici ha scritto racconti brevi per il giornale dell’Istituto e ora, per la seconda volta dopo la prima partecipazione nel 2010 insieme alla madre, ritorna a scrivere per il Concorso letterario nazionale Lingua Madre. Il suo racconto La Terra Materna ha vinto il Premio Giuria Popolare del VI Concorso letterario nazionale Lingua Madre.