Appuntamenti

Un approccio inedito alla complessità Seminario di aggiornamento per giornaliste/i 2025

Scritto da Segreteria il 13 Febbraio 2025

di Elena Pineschi

«Come giornaliste e giornalisti, abbiamo una grossa responsabilità nel creare un clima e una cultura che non renda le persone differenti».

Così Maria Teresa Martinengo, Consigliera e Segretaria dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ha aperto il corso di aggiornamento che si è tenuto oggi. Organizzato dal Concorso Lingua Madre insieme all’Ufficio per la Pastorale dei Migranti Arcidiocesi di Torino e a GIULIA Giornaliste, il seminario vuole essere annualmente un momento di riflessione condivisione sullo stato dell’arte delle norme deontologiche e della situazione migratoria in Italia. Codici e dati, rispettivamente, che non vanno mai tenuti disgiunti dalle esperienze di vita e di accoglienza delle persone migranti.

Questa è stata infatti la linea della giornata, presentata da Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, che ha moderato l’evento. Perché è fondamentale formarsi e tenere al centro la propria professionalità, considerando che è ancora limitata o eccessivamente mediata la presenza sui mezzi di comunicazione sia delle donne sia delle persone con appartenenze multiple.

Emmanuela Banfo della Rete Giulia è perciò partita dalle basi per ogni persona iscritta all’Ordine, ovvero dal testo unico dei doveri del/lla giornalista e dalle carte specifiche che in esso sono confluite, tra cui quella di Roma.
Avere un linguaggio giuridicamente corretto è ancora più necessario verso coloro che sono fragili rispetto ai media, come per esempio le/i migranti. «Serve mettere in equilibrio il diritto alla cronaca e all’informazione – che è sancito dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali – con i diritti personali che riguardano la salvaguardia della propria immagine dei propri dati personali» ha affermato. Un’attenzione che non passa solo attraverso il linguaggio, ma anche tramite narrazioni non discriminanti.

Troppo spesso infatti le notizie riportate sono inserite in contesti fuorvianti, che si appellano per esempio a «emergenze» o a «invasioni». Simone Varisco, ricercatore e curatore del rapporto Immigrazione Caritas Migrantes, ha al contrario sottolineato quanto siano imprescindibili i dati statistici per testimoniare un fenomeno molto più sfaccettato. La XXXIII edizione, intitolata Popoli in cammino, è una indagine si muove tra diversi campi – lavoro, famiglia, giustizia, comunicazione, scuola, salute, cultura, ecc. – aggregando le fonti affidabili dell’ISTAT, dei diversi Ministeri, dell’ISS e di altri istituti che si occupano di questi temi. «Vuole essere un supporto per giornalisti e giornaliste,» ha ricordato Varisco, «non una lettura forzatamente positiva della migrazione, bensì meno stereotipata».
Da quest’anno il rapporto è arricchito dalle fotografie delle autrici CLM, un ulteriore spazio per autorappresentarsi in modo più autentico.

Proprio in merito alla possibilità di raffigurarsi, di raccontarsi in prima persona, si concentrano le attività del CLM che da vent’anni ascolta le voci di donne con appartenenze multiple. Al di là delle narrazioni rassicuranti o limitanti, legate solamente al sacrificio e alle sofferenze. Daniela Finocchi ha letto alcuni brani scritti dalle autrici del Concorso che hanno mostrato le potenzialità che ogni donna ha di ripensarsi e di riappropriarsi della propria storia. «Serve guardare oltre, al progetto, come scriveva Hannah Arendt, affinché si riconoscano quelle strategie di libertà indagate da Cristina Borderías che possono portare al cambiamento». Ha quindi indicato quali sono ulteriori fonti per informarsi e adottare un linguaggio corretto: dal libro Donne grammatica e media, realizzato da GIULIA – con i suggerimenti per un uso corretto dell’italiano, rispettoso della differenza (a cura di Cecilia Robustelli) – alla banca dati Basili&Limm che comprende scrittrici e scrittori migranti translingui e di nuova generazione, acquisita recentemente dall’Accademia della Crusca.

Infine, Elena Miglietti, coordinatrice GIULIA Piemonte, oltre all’attenzione all’uso di un linguaggio giusto, si è soffermata anche sullo sguardo. Concentrandosi nello specifico sull’informazione sportiva, ha presentato diversi esempi che dimostrano quanto il razzismo e il sessismo siano fortemente interiorizzati e incidano anche sulle telecronache o sulle inquadrature delle partite (per esempio, l’abbigliamento sportivo voluto spesso succinto – come nel caso del beach volley – per le squadre femminili, contrariamente a quanto avviene per le squadre maschili). Lo sport invece è da sempre un luogo in cui i confini possono essere abbattuti perché «su tutti i campi sportivi c’è lo specchio della società che siamo oggi». Fondamentale tornare a concentrarsi sui gesti sportivi e sugli scambi che il gioco può offrire.

Ecco che tutti gli interventi hanno mostrato quanto sia sempre più essenziale superare lo scarto tra la realtà e ciò che invece è percezione, immaginario dell’opinione pubblica, soprattutto quando si tratta del ruolo e dello spazio che hanno sia le donne sia le persone migranti.