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Retrospettiva Che spettacolo!

Scritto da Segreteria il 11 Dicembre 2025

Era il 2009 quando venne realizzato il primo spettacolo teatrale tratto dai racconti delle autrici CLM: Senza voce, senza terra, soli…, messo in scena dalla compagnia Fabula Rasa in collaborazione con Assemblea Teatro.

«Due personaggi immaginari e realissimi, la Donna-pescecane e la Donna-traghettatrice ci accolgono su una zattera sospesa tra cielo e mare, che approderà nel primo mondo, inossidabile chimera per chi non ha nulla da perdere, per chi sogna, per chi cerca fortuna – così scriveva Patrizia Nicola, che ne curò la riduzione teatrale insieme a Daniela Finocchi – contro il silenzio assordante, l’assuefazione alle notizie di sbarchi e morti, la cecità frettolosa, lo spettacolo è un invito all’ascolto reciproco e alla condivisione sempre possibili quando due esseri umani si pongono l’uno di fronte all’altro senza pregiudizi, con curiosità e rispetto».

Sul palco Francesca Carnevali, Veronique Esteve, Laura Malaterra ed Esther Ruggiero, dirette da Beppe Gromi. Ad accompagnarle, la fisarmonica di Roberto Agagliate e la chitarra di Laura Malaterra.
Il debutto si tenne a Torino, quindi lo spettacolo venne rappresentato a Roma e poi in tournée in tutta Italia.

Altri spettacoli seguirono negli anni, realizzati spesso dalle stesse autrici CLM partendo magari proprio dal loro racconto premiato, come nel caso di Tabboulé, una nuova ricetta per l’integrazione di Lydia Keklikian (Libano), vincitrice del premio speciale Slow Food – Terra Madre della IV edizione del Concorso. Una messa in scena realizzata nel 2009 dal Centro Universitario Teatrale C.U.T. La stanza e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il patrocinio di Slow Food. Anche Guergana Radeva, vincitrice del VI Concorso Lingua Madre, mise in scena una riduzione teatrale del suo testo Sconfini con cui aveva vinto la VI edizione CLM, che venne rappresentato per la prima volta al Festival Park di Roma. A curarne la regia Serena Mastrosimone con le coreografie di Mauro Bocchi, interprete Federica Marcelli e il corpo di ballo Lineout Contemporary Dance.

Nel 2011 fu la volta di Donne sotto l’orologio di Baščaršija, lo spettacolo teatrale di e con Sarah Zuhra Lukanic – autrice del Concorso Lingua Madre – e Maddalena Rizzi, con la regia di Filippo d’Alessio, scene di Tiziano Fario e costumi di Silvia Gambardella, una coproduzione Seven Cults e Tramartis. Seguì Maria Candelaria Romero, finalista della V edizione CLM, con Bambole – storie silenziose di donne, un testo incentrato sulla violenza contro le donne e patrocinato da Amnesty International. E ancora le autrici del Concorso, Sumaia Shek Yussuf Abdirashid, Alia Sharif Aghil e Rahma Nur che nell’ambito di Leggermente – progetto della Fondazione Cascina Roccafranca e delle Biblioteche Civiche Torinesi – misero in scena Non dirmi che hai paura.

Nel 2015 ecco quindi lo spettacolo più recente “liberamente tratto” dai racconti delle antologie Lingua Madre che registrò sin dal debutto un grande successo di pubblico: Donne che cucinano la vita, di Daniela Finocchi e Laura Malaterra, riduzione teatrale e regia di Laura Malaterra, canti e movimenti di Domenico Castaldo. In scena, le bravissime e intese attrici di LabPerm: Ginevra Giachetti, Marta Laneri e Natalia Sangiorgio. Dopo Torino, seguì una lunga tournée che in realtà non si è mai interrotta perché il testo continua ad essere rappresentato ancora oggi e fu grande protagonista anche nell’ambito di EXPO 2015.

 «Tre donne s’incontrano ed iniziano a raccontare ognuna la propria storia, contemporaneamente – così si legge nella sceneggiatura curata anche da Daniela Finocchi – un bisbiglìo di parole e lingue diverse si intreccia, riempiendo il silenzio del teatro. Poi, lentamente, si trasforma in una canzone che una donna intona, si affievoliscono le parole e il canto coinvolge tutte. I racconti si amalgamano con la farina per impastare il pane e il profumo del caffè bollente… “Vsjò o kòfe?” chiede Tetyana interrompendo la sua narrazione. Sarà un’auto sgangherata o lo sferragliare di un tram a fare da sottofondo al dialogo tra donne, il viaggio sarà breve ma quell’incontro le unirà, forse, per sempre».
Lo spirito dei racconti si riversa sul palco, con le sue mille sfaccettature, tracciando il cammino, difficile e appassionante, da un passato che era e che sempre riaffiora ad un futuro che talvolta è già raggiunto ma spesso è ancora da inventare. Le attrici in scena – loro stesse straniere e italiane – rappresentano una vicenda che lega grandi e piccoli episodi di antiche memorie a una esistenza tutta da scoprire. Come sottolineato nel testo introduttivo, lo spettacolo «è pensato per mostrare – senza dimenticare le difficoltà – le gioie e le speranze di un cammino che oggi vediamo in Italia, ma che ha riguardato, riguarda o riguarderà ogni Paese del mondo. Ogni posto può essere punto di partenza o di arrivo. La rinascita ad una nuova vita passa per molteplici esperienze quotidiane, che possono sembrare scontate a chi in un Paese vive da sempre, ma che sono stravaganti e magari anche surreali per chi viene da una storia molto lontana e diversa».

Sogni, insicurezze, episodi divertenti, difficoltà inaspettate, novità e delusioni accompagnate da canti, danze, movenze, gesti, immagini e profumi per narrare storie che si fondono l’una con l’altra, uguali dal Marocco al Brasile, dall’Ucraina all’Egitto, dall’Italia alla Cambogia.

«L’importante è fermarsi a riflettere su ciò che queste donne ci hanno raccontato; capirle e ripensare le loro esperienze, cogliere il ricordo delle madri, vedere un’ipotesi per le nostre figlie e per i nostri figli, elaborare nuove immagini di convivenza che considerino veri valori la relazione, la cura, la dipendenza fra esseri umani».

Perché, come concludeva una delle protagoniste, Soledad, «sarebbe bello pensare a tutto il mondo come a un ambiente domestico di cui prendersi cura».

Qui è possibile rivedere il video.