Pagine di pace Il nuovo saggio del Gruppo di Studio CLM a SalTo25
Scritto da Segreteria il 18 Maggio 2025
di EP
«Sono ancora la forza, l’odio e la manipolazione oggi a fare da padroni, per questo ci siamo rifatte alle visionarie, alle artiste, alle pensatrici femministe».
Daniela Finocchi ha aperto così la presentazione del volume Pagine di pace. Pensieri, scritti, pratiche di donne (iacobellieditore), di cui è curatrice insieme a Luisa Ricaldone, che si è svolta al Salone Internazionale del Libro di Torino sabato 17 maggio 2025.
Letteratura, arte, politica, ambiente sono solo alcuni degli ambiti tra cui si sono mosse le autrici appartenenti al Gruppo di Studio CLM per questa raccolta, che mescola i generi letterari – dal saggio, al racconto, alla poesia – spaziando al di là dei canoni. Quelli letterari e quelli patriarcali. Perché in un mondo dilaniato da 56 conflitti in atto si rende sempre più urgente un cambio di civiltà che nasca dalla relazione.
«La guerra appartiene solo all’ordine patriarcale: non esiste nel modo di essere e di esistere delle donne» ha detto infatti Adriana Chemello, docente dell’Università di Padova. Ha quindi tracciato un percorso letterario e storico “dalla parte di lei” attraverso testi di scrittrici tra Ottocento e Novecento. Perché se le donne hanno manifestato e si sono attivate politicamente perché la guerra rimanesse fuori dalla loro storia e dalla storia dell’umanità, questa non è rimasta fuori dalle loro narrazioni. «Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere», scrive Christa Wolf e insieme a lei – ha ricordato Chemello – occorre far riferimento a tante altre voci, da Virginia Woolf a Marina Ovsjannikova, da Edith Bruck ad Adriana Cavarero, da Bertha von Sutter a Caterina Percoto o Anna Garofalo e molte ancora.
Claudiléia Lemes Dias, saggista e vincitrice CLM, ha a sua volta affermato che «Pagine di pace è un libro necessario per questo momento storico: tutte le rivoluzioni femministe sono state pacifiche, hanno sempre utilizzato la parola». E proprio del modo con cui le donne pensano, si ribellano, provano sentimenti si occupa la raccolta di racconti che ha recentemente pubblicato: Morfologia delle passioni (Giovane Holden edizioni). «Un libro che non avrei scritto se fossi rimasta in Brasile» ha detto l’autrice e che, per la prima volta, «è rivolto a tutte le donne e ha come protagoniste donne italiane, senza pensare alla condizione di migrante». Menarca, menopausa, vecchiaia, incomprensione dei maschi, fasulla sacralità assegnata alla gravidanza: sono tante le vessazioni e i “conflitti” che ogni donna si trova ad attraversare e risolvere.
Perché le donne così come l’ambiente nel sistema coloniale e patriarcale sono ancora visti come una risorsa di cui disporre. Per questo sono diversi i contributi all’interno di Pagine di pace che parlano di sfruttamento e ambientalismo. Cristina Giudice, docente dell’Accademia Albertina di Torino, l’ha fatto a partire dall’attivisimo nell’arte contemporanea analizzando alcuni lavori di artiste e artisti della popolazione dei Sami e di altre provenienze appartenenti a una cultura in cui non viene sfruttato tutto ciò che non è umano. Oggi stanno ottenendo grande visibilità solamente perché il nostro sguardo coloniale ha finalmente dato loro attenzione sebbene non rappresentino “una novità” e in realtà abbiano sempre lavorato.
Anche Elena Pineschi, redattrice del Concorso Lingua Madre, si è occupata del legame tra le persone civili, gli animali non umani e gli ecosistemi: quando si verificano le guerre le distruzioni non possono che essere sistemiche infatti, con inquinanti che rimangono presenti a distanza di anni, con effetti che si ripercuotono a distanza di chilometri. Questo avviene anche tramite le rappresentazioni e i linguaggi violenti.
Come lei, anche altre autrici sono partite dal personale, secondo l’esperienza del femminismo: Lorena Carbonara, docente dell’Università della Calabria e vincitrice CLM, ha affermato che «in accademia non è possibile scrivere liberamente al di fuori di una scrittura oggettiva», mentre in questo scritto è stato fondamentale poterlo farlo secondo il metodo di Gloria Anzaldúa – sociologa e autrice che ha introdotto i border studies – e che ha proposto l’autostoria collettiva, un misto, appunto, di narrazione autobiografica e saggio critico.
Anche Natalia Marraffini, a sua volta insegnante e vincitrice CLM, si è posta domande sui conflitti dal basso. Attraverso le ricerche dell’antropologa Veena Das ha ripercorso le testimonianze raccolte nelle case, perfino nelle cucine, delle donne che avevano subito violenza nella guerra del 1984 tra Pakistan e India. Così si è interrogata sugli abusi che cancellano la memoria, anche quelli della propria infanzia.
E della prospettiva femminile e giovanile ha scritto anche Beate Baumann, docente dell’Università di Catania e vicedirettrice del Centro di ricerca interuniversitario Polyphonie che da diversi anni partecipa al Concorso con le sue studenti tramite quella che ha definito «una vera occasione di cittadinanza attiva».
Il suo contributo si concentra sull’autrice di origine russa Julya Rabinovich che vive la migrazione insieme ai genitori, costretti a lasciare l’Unione Sovietica come rifugiati contingentati per trasferirsi a Vienna. I suoi testi rappresentano una «visione autentica delle atrocità della guerra a un pubblico di giovani lettori e lettrici».
Oltre a quelli delle componenti del Gruppo di Studio presenti, il volume raccoglie anche i testi di Giuseppina Corrias, Valeria Gennero, Rahma Nur, Betina Lilián Prenz e della curatrice Luisa Ricaldone, mentre il collage Colombe e scrittrici in copertina è di Elisabetta Catamo.
Ognuno dei loro sguardi si «apre a una nuova visione del mondo, a nuove pratiche, alla cura, al confronto pacifico» ha concluso Daniela Finocchi, perché «è tempo di dare autorevolezza alle donne, come scrive Luisa Muraro».
Di seguito la galleria a cura del fotografo Ludovico Giacobbe.