Il segreto nel nome Amal Oursana a SalTo25
Scritto da Segreteria il 19 Maggio 2025
Domenica 18 maggio l’autrice CLM Amal Oursana ha dialogato con Daniela Finocchi, ideatrice CLM, per presentare Il segreto nel nome, edito da Capovolte edizioni. Una storia che parla della quotidianità delle famiglie migranti, del dialogo tra generazioni e di un viaggio di ritorno, alla scoperta di una storia profonda e spirituale, legata al segreto del nome del protagonista.
Nel 2023 il racconto Fatna e Rahhal è stato il più votato dal pubblico e ha vinto così il Premio Speciale Giuria Popolare del XVIII CLM. A un anno di distanza Amal Oursana ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, che sviluppa proprio la traccia del testo premiato e approfondisce la riflessione sulla famiglia dei protagonisti.
Il suo vissuto personale si snoda in quello che lei ha definito «un romanzo molto autobiografico». Nata in Francia da genitori marocchini, l’autrice trascorre l’infanzia in Marocco e durante l’adolescenza si trasferisce a vivere in Italia con la famiglia. Si dedica allo studio dell’arte medica diventando medico e agopuntrice impegnata nella ricerca olistica attraverso il sufismo e il taoismo che unisce nella sua disciplina medica e spirituale. Nel corso degli anni mantiene un rapporto vitale con la scrittura in diverse forme, tra cui poesia e racconti.
Durante l’incontro, Daniela Finocchi ha aperto il dialogo con una domanda centrale, su quale sia il “il segreto nel nome” da cui si sviluppa la narrazione. «Il romanzo», spiega Amal Oursana, «nasce dalla necessità di parlare ai nuovi italiani, da un bisogno di comunicare una difficoltà di portare più culture nella stessa persona. Io personalmente ho vissuto questa difficoltà e mi sono immaginata che nel futuro i nuovi italiani sarebbero stati sempre più numerosi. Da qui l’idea di far iniziare la narrazione nel Marocco degli anni ’50, un periodo in cui il Protettorato Francese ha indetto un censimento che ha cancellato la sequenza genealogica patrilineare, tradizionalmente conservata nei nomi arabi. In questo contesto, il padre di Rahhal è chiamato a scegliere un nuovo cognome unico. È da questa scelta, guidata dalla volontà di spingere le generazioni future a interrogarsi sulle proprie radici, per evitarne la dispersione, che prende il titolo il libro. Il segreto, dunque, sta nel nuovo nome e nei legami a cui i personaggi dovranno risalire».
La riflessione si è spostata poi sul significato di “casa”. Daniela Finocchi ha osservato, infatti, che «le donne, a differenza dei maschi, sono molto più riconoscenti al paese d’approdo perché quello è il luogo dove hanno potuto vivere e dare un futuro ai propri figli. bell hooks definiva “casa” quel luogo dove potersi sentire al sicuro e amate/i». Su questo punto l’autrice ha sottolineato la presenza femminile all’interno della storia come pilastro fondamentale, affermando che «le donne sono come un albero che crea connessioni, radici sottoterra, dovute a un modo tutto proprio di vivere la spiritualità». Un’immagine che si riflette anche nella quercia secolare rappresentata in copertina.
La conversazione è proseguita toccando il cuore della narrazione: «Come si è sviluppata la storia e perché questo desiderio/necessità di metterla per iscritto?».
«Non vedevo nella letteratura italiana un esempio di famiglia marocchina, stabile in Italia da oltre vent’anni, e volevo che la mia storia fosse come una telecamera puntata sulla quotidianità, fatta di dialoghi in cui emergono problemi, per i quali non sempre dobbiamo avere una risposta».
Nella parte finale dell’incontro, l’attenzione si è concentrata sulla dimensione mistica del romanzo, in particolare sul sufismo. A partire dalla lettura di un brano, in cui due cugini si confrontano sul sacrificio rituale di animali, Amal Oursana ha riflettuto sulla spiritualità: per lei, il sufismo rappresenta un cammino di riconciliazione interiore, che le ha permesso di superare le dicotomie e accettare le sue doppie appartenenze culturali. Non a caso, il romanzo si apre con una cerimonia – la scelta del cognome – e si chiude con un altro rito, diverso ma altrettanto simbolico, a suggellare un ciclo.
Anche il pubblico ha partecipato con domande e riflessioni, in particolare sul tema delle nuove generazioni: condividono lo stesso desiderio di riconciliazione? O sono mosse da altre esigenze? Per Amal Oursana la risposta è chiara: «Il desiderio di riconciliazione esiste anche nei ragazzi di oggi ed è importante che trovino una voce nella letteratura. Quando andavo a scuola, non c’era nulla che parlasse di me, e ho dovuto cercare nella letteratura francese qualcosa che somigliasse alla mia esperienza».
Forse è proprio per questo che, nel romanzo, sono soprattutto i giovani – Iman, Tarik e Assìa – a tentare di mediare tra due eredità, in un viaggio di ritorno nei luoghi d’origine che farà loro riscoprire il segreto del proprio nome.