Preghiera di sangue Intervista all'autrice CLM Guergana Radeva
Scritto da Segreteria il 22 Luglio 2021
Guergana Radeva, autrice CLM, in questa intervista racconta il suo nuovo romanzo Preghiera di sangue (IoScrittore), libro risultato fra i dieci vincitori del Premio IoScrittore: un’interessante prova per la scrittrice, che si confronta per la prima volta con la narrativa noir.
Come riporta infatti la quarta di copertina, il romanzo segue una serie di violenti omicidi in Toscana. Una scia di sangue atterrisce e disorienta per la ferocia dei segni che lascia: corpi martoriati, grottesche rappresentazioni e la presenza, macabra e costante, di anguille accanto ai cadaveri. Il Pescatore, così viene chiamato l’omicida seriale che massacra senza nesso apparente, seppure con un evidente disegno che collega i diversi delitti. Come fermare la mente che uccide? Da dove partire per individuare la sua logica malata e spezzare questa catena mortale? Pochi sono gli elementi in mano agli uomini incaricati di investigare; ma un aiuto insperato arriva da lontano, capace di fornire una chiave di lettura, un’interpretazione: il libro dei segni per eccellenza, l’Apocalisse, la rivelazione, che può indicare la strada da percorrere per contrastare il disegno malato del killer, la sua distorta sequenza di messaggi. Ma non sarà una via semplice, le donne e gli uomini su cui grava questo incarico resteranno segnati in modo indelebile, persino negli affetti più profondi, dalle conseguenze di questa caccia. Sarà un percorso doloroso, in grado di scardinare certezze e intaccare convinzioni; e che porterà lontano, nel tempo e nello spazio, per poi scoprire che il Male ci ha sempre accompagnato, è sempre rimasto accanto a noi.
Il libro è risultato fra i dieci vincitori del Premio IoScrittore, al quale ha partecipato in anonimato, con uno pseudonimo maschile. Può approfondire le motivazioni di questa scelta?
Vorrei iniziare con un aneddoto. Il primo giallo dell’autore britannico Robert Galbraith ebbe una tiepida accoglienza, ma dopo la rivelazione che dietro questo pseudonimo si nascondeva JK Rowling, in una sola mattinata le vendite aumentarono del 500.000% (statistiche Amazon). Un balzo vertiginoso dovuto al preconcetto che la famosa scrittrice di libri per ragazzi doveva essere brava per forza anche nel genere poliziesco.
Il preconcetto, ovvero il giudizio prematuro, si basa su una conoscenza indiretta, su una predilezione immotivata e c’è persino una ramo della psicologia sociale, la sociolinguistica, che studia i pregiudizi strutturati sulla variante di lingua parlata. Semplificando: dimmi che lingua parli e ti dirò come sei fatto.
IoScrittore è un torneo letterario che si svolge in maniera democratica, coinvolgendo attivamente i partecipanti nella valutazione dei testi. Ho optato per uno pseudonimo maschile per escludere a priori il preconcetto che le donne non sono portate per il noir e che un’autrice straniera non sarebbe stata all’altezza di un concorso con quasi tremila iscritti. Uno solo dei giudizi ricevuti avanzava l’ipotesi che io non fossi di madrelingua italiana, e nessuno che fossi una donna.
Per concludere con un altro aneddoto. Alla domanda “Lei è Fred Vargas?”, un noto giallista (in realtà una signora francese) risponde “quelquefois”, qualche volta.
Perché viviamo tutti in un mondo dinamico che rende le nostre identità fluide, in continuo mutamento fra i processi opposti di identificazione e individuazione.
Cosa implica, per lei, il narrare in una lingua altra, cioè l’italiano, e come contribuisce questo approccio al suo processo creativo?
Vivo in Italia da trent’anni e per me è diventato naturale conversare, scrivere e sognare in italiano. A mio avviso, scrivere in una seconda lingua arricchisce il processo creativo, introducendo strutture latenti proprie della lingua madre e rendendo così il testo linguisticamente più stratificato e originale.
Nel suo libro si è cimentata con una narrazione noir, seguendo le vicende di uno spietato serial killer. Da dove nasce questa storia e la necessità di raccontarla?
Sono di natura irrequieta, amo sperimentare. Così dopo un’antologia poetica e tre romanzi di genere esoterico, comico ed erotico, ho voluto provare con il noir. Di solito scrivo senza una precisa scaletta, mi lascio sorprendere dai personaggi e quindi da me stessa. La scrittura, pur non essendo autobiografica, rivela parti inesplorate della psiche e aiuta a conoscersi meglio.
Perché la storia di un serial killer? Perché assassini, secondo me, non si nasce. L’agressività germoglia da ferite emotive inflitte, talvolta, “a fin di bene”. E per guarirle ci vuole empatia, non altra violenza e prevaricazione. Purtroppo, a volte, si possono rivelare incurabili.
Difatti la sfumatura noir attraversa tutti i miei testi, anche se declinata sotto forma di favola, parodia o realtà fantastica. Se i miei primi lavori non avevano una ubicazione precisa, questo libro è un tributo alla terra toscana che il filo narrativo lega anche con la mia natia Bulgaria.