Post colonialismo e decolonizzazione Il ciclo di lezioni a cura di CLM e Accademia Albertina
Scritto da Segreteria il 24 Marzo 2023
Si è tenuta mercoledì 22 marzo la prima lezione del ciclo Post colonialismo e decolonizzazione curato dal Concorso Lingua Madre insieme all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ospiti dell’incontro le autrici CLM Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez e Fedoua El Attari, in dialogo con Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso.
Cristina Giudice, docente di Storia dell’arte contemporanea e parte del Gruppo di Studio CLM, ha condotto l’incontro, ringraziando per l’opportunità offerta alle e agli studenti del triennio. Il programma del suo corso tratta gli studi postcoloniali in rapporto all’arte, nonché aspetti a questo collegati come l’identità, la pluralità delle narrazioni, le costruzioni sociali.
Ecco quindi le due lezioni che coinvolgeranno le autrici del Concorso, in seguito alle quali ogni studente svilupperà un’elaborazione artistica insieme al docente Raffaele Cirianni, specializzato in scultura.
Del resto la collaborazione tra CLM e Accademia Albertina non è certo recente e, come ha ricordato Daniela Finocchi, ha visto tante studenti partecipare e vincere nel corso degli anni. Un progetto che vanta diciotto anni di lavoro sulla letteratura femminile di migrazione, nato per dare voce a chi spesso non ce l’ha ma ha molto da dire, come donna e come migrante, e che porta avanti su questi temi un’intensa attività di ricerca grazie al Gruppo di studio. Come ha infatti affermato la stessa Daniela Finocchi, è sempre più necessario uscire dall’analisi accademica “classica” e fornire una lettura diversa della migrazione contemporanea, attraverso uno sguardo sessuato.
Proprio dal suo percorso migratorio è partita infatti Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, vincitrice del Primo Premio alla XV edizione CLM, per trattare del colonialismo che, come ha spiegato, «purtroppo vive ancora oggi dentro ognuno di noi. Io stessa lo sento ancora fortemente in me stessa, specialmente in quanto donna migrante». Per Aliaga Chávez il primo passo è capire cosa voglia dire avere un pensiero colonizzato, un processo attraverso il quale ha imparato a non soffocare parti di lei, bensì a sfruttare la subalternità. Come secondo passo avviene poi il risveglio decoloniale, che per lei si è realizzato con gli studi antropologici e con il ritorno, dopo anni, nelle Ande. Lì, grazie a sua nonna, si è riconosciuta nei saperi della sua cultura di origine e in un modo diverso di stare al mondo. La scrittura è diventata infine lo strumento per fare “luce nell’oscurità”, come afferma la filosofa Gloria E. Anzaldúa nel suo libro omonimo (Meltemi editore), un mezzo con cui «valorizzare forme e modalità subalterne di essere, sapere e creare, che sono state invece marginalizzate dal pensiero occidentale».
Anche Fedoua El Attari, di origine marocchina, nata, istruita e laureata in Italia, ha condiviso il bisogno di decolonizzare il suo pensiero. Solo attraverso la riscoperta del sistema accademico in Marocco e la lettura di autrici arabe è riuscita a riscoprire la propria genealogia femminile arabofona. Per lei «bisogna partire in particolare dalla decostruzione del linguaggio per cambiare la prospettiva delle cose: la lingua è viva e dà identità ma la fa anche evolvere. Stare attente e attenti alle sensibilità linguistiche significa dunque essere più consapevoli dell’umanità tutta». Proprio l’attenzione per il linguaggio ha portato El Attari a impegnarsi nel progetto PoeTerapy, che usa la parola come cura all’ascolto. Come afferma l’autrice CLM «la poesia permette di rileggere la narrazione storica dominante e diventa così un potente mezzo di denuncia, libertà, condivisione e identità».
Daniela Finocchi, ampliando il discorso, ha ricordato quanto le donne femministe in primis siano abituate a compiere processi decostruttivi. Questi sono il fondamento anche di numerose opere d’arte contemporanee che spingono a riflettere sui propri modelli mentali e linguistici. Ne è importante esempio l’artista cileno Alfredo Jaar, di cui Cristina Giudice ha condiviso i lavori di denuncia realizzati negli anni ’80.
Su questi temi sono quindi seguite numerose domande da parte delle e degli studenti. Le autrici CLM non hanno solamente risposto, ma hanno posto a loro volta interrogativi alla classe, creando così un fertile dibattito. Argomenti nodali la ricerca di un pensiero trasversale e obliquo – per allontanarsi da un concetto rigido di identità – e la difficoltà di seguire una prospettiva storica non occidentalizzata e patriarcale. Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez e Fedoua El Attari hanno quindi condiviso le opere di molte autrici, poete, filosofe o attiviste che sono state importanti nel loro percorso formativo.
L’incontro si è concluso in attesa della seconda lezione del ciclo – programmata per giovedì 30 marzo con altre due autrici CLM.
Ecco tutte le foto nella sala dell’Accademia Albertina.